10 maggio 2021

Streaming pirata: chi ci guadagna nella guerra al cinema?


Non se ne parla mai approfonditamente ma tutti sanno che il fenomeno esiste. Mi riferisco ai siti streaming illegali, quelli dove è possibile vedere on line e gratis film ancora nelle sale e non solo.

Si tratta spesso di archivi infiniti in cui è possibile trovare vecchi film non più in circolazione e mai pubblicati nemmeno su DVD/BluRay.

Fino a un po' di tempo fa era proprio al mercato dei DVD che questi siti davano più fastidio, perché mentre le versioni pirata dei film in programmazione erano per la maggior parte riprese di pessima qualità effettuate con smartphone nel buio delle sale, quelle derivate da "rip" (copie) dei supporti erano quasi perfetti.

Oggi che i film escono quasi contemporaneamente nelle sale e on line anche le copie dei nuovi film presi direttamente dalle fonti ufficiali sono di qualità pressoché identica all'originale.

Tra l'altro la visione dei contenuti di questi siti pirata - che vengono continuamente chiusi ma ricompaiono con nome e indirizzo di versi - oggi non è più relegata al PC o ai mobile, dal momento che esistono app per SmartTV che ti permettono di vedere contenuti illegali con la stessa familiarità di Netflix e Amazon Prime Video evitando la fastidiosissima pubblicità che di solito è presente sui siti web o, peggio, installare software ad altissimo potenziale di malware.

Utilizzando le banche dati online come iMDB, TVDB, e TMDB, infine, queste app collegano ai contenuti illegali tutte le informazioni sui titoli, gli episodi della serie, il cast, le trame, in alcuni casi in maniera più accurata e dettagliata dei colossi dell'intrattenimento online. 

La pubblicazione di questi contenuti è punibile penalmente, mentre la fruizione (non sono un legale, perdonate se dico sciocchezze) prevede sicuramente una sanzione amministrativa. Tra l'altro individuare un utente di questi siti streaming per la Polizia Postale è potenzialmente semplice, anche se si utilizzano le famigerate VPN.

Ma non è sull'aspetto legale che voglio soffermarmi. 


Copiare un film (o una serie) da un servizio a pagamento, pubblicarlo su un dataserver, collegarlo al sito streaming, aggiornare gli archivi, sviluppare e aggiornare le app è un lavoro impegnativo, rischioso e soprattutto frenetico, in quanto i titoli delle serie si trovano disponibili su questi siti pirata il giorno stesso della pubblicazione ufficiale. 

Ma chi fa tutto questo lavoro che guadagno ne deriva?

Essendo la fruizione di questi contenuti del tutto gratuita, non c'è un apparente giro di denaro, come invece per l'IPTV dove per "decodificare" i segnali criptati delle TV un prezzo viene pagato. Tutto questo esercito di volontari sacrificano tempo e talento per una causa ben precisa: danneggiare l'industria dell'intrattenimento. 

Ma perché mai?

A questa domanda non trovo una risposta plausibile, quindi più che cercare di capire chi ci guadagna provo a individuare chi ci perde di meno. 

Colossi come Disney, Netflix e Amazon - li cito solo ad esempio, ovviamente - hanno un volume di affari diversificato (editoria, vendite on line, hosting, merchandising, product placement, finanza, etc) e di entità tale da poter trascurare per il momento la fuga di abbonamenti dovuta alla pirateria. Ma per chi vive solo di spettatori, casalinghi o meno,si tratta davvero un colpo mortale. 

L'esercito dello streaming illegale sta conducendo una guerra contro le piccole-medie realtà produttive dell'intrattenimento e,  forse inconsapevolmente, aumenta il potere di quelli che potenti lo sono già.

Questa guerra inconsapevole se vinta porterà ad una sorta di monopolio dell'intrattenimento e quindi una concentrazione del più potente mezzo di diffusione della cultura nelle mani di pochi attori.

Come spesso accade nelle guerre, chi scende in campo non sa bene contro chi combatte e chi le finanzia.

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