Ancora una volta il regista bolognese Pupi Avati riesce nell'impresa di trasformare un attore comico in una maschera drammatica.
Dopo Abbatantuono, Christian De Sica, Ezio Greggio, Antonio Albanese e Neri Marcorè, stavolta tocca ad una vera e propria icona assoluta della comicità italiana.
Renato Pozzetto, protagonista assieme a Stefania Sandrelli dell'ultimo film di Avati "Lei mi parla ancora", riceverà uno speciale Nastro d'Argento, il più antico premio cinematografico italiano, assegnato dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani.
“Dopo tanti anni di comicità Renato Pozzetto, con un talento drammatico inedito, negli anni mai rivelato, ci ha fatto scoprire grazie a Pupi Avati un’altra gamma di sfumature del suo essere attore, con un’interpretazione intensa e sorprendente – spiega a nome del Direttivo Nazionale la Presidente, Laura Delli Colli.
Parole che da un lato fanno piacere a chi ama Pozzetto, ma dall'altro suonano abbastanza amare.
Possibile che un attore con una carriera come quella di Pozzetto, innovatore geniale della comicità italiana assieme a Cochi e Jannacci, per veder riconosciuto il valore di artista deve cimentarsi in un ruolo drammatico?
Un paradosso che va avanti sin dai tempi di Totò, che dovette incontrare Pasolini e Rossellini per vedersi consegnare la "patente" di attore, ma non è certo come attore drammatico che è passato alla storia.
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