07 maggio 2021

Recensione: Judas and the Black Messiah ★★★★☆


Si può essere ignoranti anche dopo i 50? Beh, sì, a patto che lo si sia stati anche prima. 

Io ad esempio della storia di Fred Hampton e dell'operazione COINTELPRO non sapevo nulla. Delle Pantere Nere avevo preso coscienza grazie alla loro rappresentazione, alquanto macchiettistica, in  Forrest Gump. E' per questo che ho apprezzato la visione di Judas and the Black Messiah di Shaka King, film che mi sono imposto di gaurdare dopo l'oscar a Daniel Kaluuya come miglior attore protagonista (lo so, sono una brutta persona).

Fred Hampton, era il presidente della sezione dell'Illinois del Black Panther e fondatore dei Rainbow Coalition. Hampton venne ben presto identificato come una minaccia radicale dall'FBI, che seminò disinformazione tra i gruppi progressisti neri e infiltrò un informatore. Il resto se ve lo raccontassi sarebbe spoiler, anche se è storia ma se siete ignoranti come me vi godrete il finale.

La storia del "tradimento" di Bill O'Neal nei confronti del leader è molto avvincente e il parallelo con il celebre tradimento del nuovo testamento si manifesta in pieno nei titoli di coda, quando si apprendono gli epigoni dei vari protagonisti.

Risultato, un filmone che ricorda lo Spike Lee più vicino a Scorsese e, a tratti, un po' marveliano, il black marvel di Luke Cage e non quello di "Black Panther", che era un'altro tipo di pantera nera e nel quale compariva proprio Daniel Kaluuya in un cortocircuito vertiginoso dove peraltro il giuda era lui.

Meritato l'Oscar a Kaluuya? Mah, insomma è al minimo sindacale della prestazione per essere un attore non propriamente di primo pelo. Forse più l'interpretazione di Lakeith Stanfield meriterebbe di essere in qualche modo premiata. Nel cast anche l'ottimo Jesse Plemons, sempre più inquietante.

Al cinema e in streaming su Rakuten, Chili e Google Play Movies.





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