01 settembre 2017

Recensione: Dunkirk, di Christopher Nolan ★★★★☆

Un evento storico della Seconda Guerra Mondiale raccontata da tre diversi punti di osservazione.
Abbiamo un giovanissimo soldato inglese che non ha nessuna intenzione di fare la fila per imbarcarsi dalle coste francesi per sfuggire all’avanzata tedesca, un pilota della RAF incaricato di coprire dal cielo le operazioni di imbarco verso la costa Inglese e un civile che si offre volontario nell’ aiutare la Marina nella ritirata con la sua imbarcazione.
Tre punti di osservazione diversi (anche come durata) di una vicenda complessa ma della quale Christopher Nolan decide di mostrarci solo la percezione di chi l’ha vissuta sul posto e nulla ci viene detto delle motivazioni politiche dietro le vicende di quella settimana movimentata.
Non vediamo un Nazista o qualcuno del quartier generale della British Army e se non fosse per le didascalie ad inizio film probabilmente non capiremmo nemmeno cosa stia realmente accadendo. Nolan ci fornisce quelle stesse poche informazioni che avevano soldati e civili intorno Dunkink per poi immergerci in un continuo, altalenante e ricorsivo flusso di eventi.
Nolan non ha voluto fare, quindi, un film storico, piuttosto ancora una volta quello che gli interessa è guidare lo spettatore in una dimensione inusuale, stavolta non fantastica e tantomeno metafisica.
In Dunkirk  è il realismo la chiave con la quale Nolan (regista, autore e sceneggiatore) ci apre le porte di un’esperienza emotiva molto forte. Il realismo sì, ma non crudezza.

Immagini perfette, suoni impressionanti, dialoghi ridotti all’essenziale, musica incessante, montaggio non lineare, tutto contribuisce a trasmettere una tensione continua interrotta soltanto da improvvisi (e un po’ stonati, secondo chi scrive) momenti trionfali di eroismo patriottico che rivela  la natura statunitense della produzione. 

In conclusione, si tratta del buon vecchio Nolan delle scene perfette e che si diverte a mischiare tempi e luoghi (anche se stavolta il motivo non era narrativo), ma (per fortuna?) non il Nolan di Interstellar e Inception che pretende la catarsi dello spettatore.

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