A un anno preciso dal suo arrivo in Italia, Netflix pubblica la prima tranche dell’attesissima terza stagione della serie Black Mirror.
Dal genio creativo e produttivo dell’inglese Charlie Brooker, Black Mirror propone storie molto diverse tra loro ma con il denominatore comune dell’invadenza delle nuove tecnologie nella società.
Nelle precedenti stagioni abbiamo visto un futuro prossimo dominato da social network, da realtà virtuali ed aumentate, videogame fin troppo realistici, sesso virtuale e reality show.
Nella nuova stagione assistiamo invece a violazioni di privacy, mortificazioni della reputation, cimiteri virtuali, manipolazioni della percezione sensoriale e ancora una volta gli effetti devastanti delle community.
In passato si è paragonato Black Mirror all'americana The Twilight Zone (Ai confini della realtà) per quel clima perennemente in bilico tra presente e futuro, reale e immaginario. Ma il "crepuscolo" di Charlie Brooker è oggi meno buio, nel senso che dal 2011 (anno della prima stagione) ad oggi l'hi-tech è diventata davvero molto presente ed indispensabile nella società e tutte quelle paure, dubbi e ipotesi catastrofiche teorizzate (seppur in maniera fantasiosa) sembrano già un po' datate. E' per questo che nella terza stagione gli episodi migliori sono alla fine quelli in cui si rappresenta la realtà com'è e non quella distopica.
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