Vi prego, ditemi che sono io distratto e che dal 2014 su internet e sulla stampa specializzata si sta parlando di Andrea Di Stefano e del suo esordio ad Hollywood con un film con Benicio Del Toro.
Ditemi che sono io il solo a non aver saputo che c'è un italiano, che nel suo paese vivacchiava a fare l'attore di fiction, che qualche anno fa se n'è andato negli USA a studiare cinema e che si è fatto produrre un film da lui scritto e diretto con un budget di 40 milioni di dollari.
Ditemi che si è già dato il giusto spazio ad un professionista del cinema che senza presenziare televisione e web, contando solo sul suo talento (artistico e manageriale) ha realizzato alla grande un film molto bello, complesso e moderno.
E' così vero? Sono io che dormo, lo so.
Ma per fortuna ho recuperato e ho visto "Escobar Paradise Lost" appena in tempo, prima che lo togliessero dalle sale, giusto per caso e solo perché incuriosito dalla presenza di Benicio Del Toro ancora una volta nei panni di un'icona sudamericana.
A parte il patriottismo (che in certi casi, secondo me, è d'obbligo) "Escobar" è effettivamente un film con molti pregi. Non si tratta del solito biopic cucito addosso al divo di turno e nemmeno della docu-fiction con pretese storiografiche. La trama ruota intorno ad una coppia di ragazzi, un canadese e una colombiana, che si ritrovano al centro della guerra tra il narcotrafficante e il governo colombiano, senza riuscire a capire mai se si trovano dalla parte della povera gente per la quale il "santo" Escobar costruisce scuole, ospedali e posti di lavoro oppure da quella di una banda di fuorilegge decisi a conquistare il potere economico del paese usando la violenza e il terrore.
Soluzioni registiche molto interessanti, belle le scene d'azione.
Bravissimo Benicio Del Toro, misurato interprete di un personaggio complesso, che non cede mai all'eccessivo protagonismo, merito anche del regista Andrea Di Stefano che firma un'opera prima memorabile.
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