“Berberian Sound Studio” è un film del 2012 diretto dal regista inglese Peter Strickland, pluripremiato in prestigiosi festival in giro per il mondo ma completamente ignorato dai distributori (e dai critici) italiani.
E’ un piccolo gioiello horror, ben diretto, ben recitato (con Toby Jones) e molto originale.
Il suo problema, che lo rende indigesto alla distribuzione italiana, è che si tratta di una produzione straniera che racconta e celebra il cinema horror italiano degli anni ’70, proprio quel cinema che non perdiamo mai occasione di ricordare e vantarcene su scala internazionale, quello dei maestri Bava, Argento e Fulci e che in Berberian Sound Studio è rappresentato in tutta la sua grandezza di ingegno. Ma noi italiani, si sa, amiamo raccontarci in prima persona la nostra storia, magari una bella fiction con Beppe Fiorello e Gabriel Garko.
Non è la prima volta che succede che all'estero si vengono ad occupare abusivamente delle cose di casa nostra. A parte il lunghissimo documentario di Scorsese sul cinema Italiano (che arrogante, solo perché è oriundo) basti pensare a “CQ” di Roman Coppola, film che non era sicuramente un capolavoro, ma che rappresentava in maniera egregia la sci-fi made in Italy e quell’industria italiana del cinema che – sembra incredibile – in un certo periodo della nostra storia era una delle più floride e prolifiche del mondo.
Il film racconta la strana storia di Gilderoy, un tecnico del suono inglese che arriva in Italia allo studio cinematografico Berberian per lavorare su quello lui che ritiene essere un film sui cavalli.
Durante un incontro surreale con il produttore del film, Gilderoy è sorpreso dallo scoprire che il film è in realtà un giallo italiano a tinte forti dal titolo “Il vortice equestre”( "The Equestrian Vortex”). Gilderoy inizia a lavorare al film come rumorista, utilizzando verdure per creare effetti sonori per sequenze di tortura sempre più scabrose, e mescolando le voci fuori campo dei doppiatori alla colonna sonora.
Col passare del tempo Gilderoy si sente sempre più estraniato dall’ambiente e i suoi colleghi appaiono sempre più scortesi. Le sequenze diventano sempre più disturbanti, anche se Santini, il regista, si rifiuta di ammettere che stanno lavorando su un film horror.
In questo clima già di per se surreale, avviene che lo studio cinematografico rifiuta di rimborsare a Gilderoy il costo del biglietto aereo perché il volo non esiste.
Da qui in poi, la trama diventa sempre più irregolare, fino a ricordare “L’inquilino del terzo piano” di Polanski.
Berberian Sound Studio non è distribuito in italia nemmeno in DVD (mai doppiato) e nella versione inglese non esistono i sottotitoli in Italiano, ma lo si puo’ vedere benissimo il lingua originale. Anzi forse meglio così.
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