Mi reco alla prima di "YouBorn", il nuovo lavoro di M (aka Michele Salvezza), presso il LaBUS (piazza Orsini 1, Benevento).
È un corto che punta quasi al mediometraggio (mezz'ora abbondante) ed esibisce una disciplina estetica rigidissima: sonoro ma privo di dialoghi (a parte il "Mamma!" urlato ad un certo punto dal pazzo Bruno Pedretti), un bianco e nero dettagliatissimo (a tratti spettrale) merito del direttore della fotografia Luigi Martinucci, una recitazione sopra le righe, evidenziata dai primi piani spesso prolungati.
La camera fissa permette allo spettatore di entrare nell'atmosfera sospesa di camere da letto retrò che sembrano cristallizzate agli anni settanta, panorami disabitati (le pale eoliche sono una delle poche testimonianze dei tempi moderni), un ospedale deserto.
Scopro poi, parlando con M, che in realtà si tratta di una scuola che il comune di Ginestra degli Schiavoni, il paesino del Beneventano in cui si è girato, ha messo a disposizione della troupe.
Sullo schermo del LaBUS, nel frattempo, Marcella Braga (sorprendente) è una partoriente che entra in un incubo (con almeno un momento in cui si sfiora l'horror vero e proprio), con il marito (Giorgio Trotta) assente perennemente al posto guida, ma solo della sua R4, il medico (Gianpaolo De Siena) che ci ripensa un attimo prima di incontrare la sua amante (Emi Martignetti).
Il grottesco domina i toni e i personaggi; ci sono almeno un paio di scene di deflagrante bellezza: il ballo dell'infermiera (Erminia Gullo) con i due degenti davanti alla madonnina, la visita calorosa dei familiari, la bambina e lo sfottò sul peso.
M ha una visione categorica del cinema e la mette in campo senza mezzi termini. Non è disposto a scendere a compromessi, come già aveva espresso nei suoi precedenti lavori. "YouBorn" pare il punto d'arrivo di un percorso, forse l'estremizzazione del suo pensiero, sperimentale ma al contempo imprescindibile.
Ancora annichilito dalla crudeltà del finale dico ad M che YouBorn potrebbe essere la Cinico Tv di Ciprì & Maresco presa in prestito da David Lynch. Mi rendo conto della stronzata che ho sparato un secondo dopo che m'è scappata di bocca, ma lui non fa una piega, anzi sorride e accondiscende come se fosse d'accordo. E mi mostra il suo avambraccio: il tatuaggio di Eraserhead.
Forse ha ragione lui; forse non ci sarà Salvezza.
Spazio LaBUS
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