Luc Besson corona un sogno giovanile, probabilmente, nel dirigere Robert de Niro in una commedia prodotta da Martin Scorsese.
L’ex regista ex francese ha anche scritto la sceneggiatura di “Cose nostre” e purtroppo la cosa appare evidente.
Impeccabile (ma non entusiasmante) la realizzazione tecnica. Ammirevole la scelta di presentare i volti dei maturi interpreti al naturale mostrando le graziose rughe della bellissima Michelle Pfeiffer e quelle di Tommy Lee Jones che però avrebbero meritato il 3D.
Al di là di questo, il film è effettivamente un grande bluff, come c’era da aspettarsi. Non è un film divertente, le dinamiche appaiono molto forzate, la trama (sebbene non fondamentale) è ridotta davvero all’osso e tutto il film risulta una serie di sketches di rozzi mafiosi italo-americani alle prese con la campagna francese e problemi di integrazione che, a dire il vero, lo spettatore non percepisce se non per il fatto che ogni tanto, per motivi che spesso sfuggono alla comprensione, avviene qualche omicidio.
Il finale catartico, con la prevedibilissima colonna sonora dei Gorillaz (Clint Eastwood), ci presenta la carneficina stile Coppola (Il Padrino 1,2,3) che un Tarantino (ma anche un Rodriguez) avrebbe condito con un pizzico di grottesco da renderlo digeribile, ma che in mano a un Besson - intento a citare se stesso dopo aver appena omaggiato Scorsese - appare solo come uno sterile esercizio di stile. Già abbondantemente visto per altro.
Disclaimer: Tutte le valutazioni sopra espresse vanno considerate tenendo conto che chi scrive ha vito il film in una sala cinematografica di Napoli (Cinema Plaza, sala Kerbaker) con uno schermo piccolo, per metà sfocato e con due luci di emergenza verdi belle forti poste sotto l’immagine, poltrone precarie e rumore di proiettore stile cinema parrocchiale.
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