23 settembre 2013

Le 5 migliori web serie italiane (secondo KinemaZOne)


Prima che vengano assegnati premi da qualche parte, ecco la classifica delle migliori web serie italiane secondo KinemaZOne. 
Questa classifica è stata redatta da una sola persona (che vuole rimanere anonima) e sulla base di parametri rigorosamente personali. 
Per chiarezza, si intende che tutti quelli di seguito elencati vengono dopo "Travel Companions".

Quando si usano espressioni come “low budget” o “autoproduzione” pare ci si voglia parare qualcosa da attacchi e critiche. Io dico che se uno i soldi non ce li ha non deve cimentarsi a fare cose costose. Quanto abbiano speso i Licaoni per realizzare il Corso di cazzotti non me lo sono mai chiesto. Certo è che non c’è nulla che avrebbero potuto fare meglio con un budget più consistente perché è tutto perfetto. Inventiva, talento, padronanza tecnica, intelligenza e voglia (capacità) di fare qualcosa di inedito. E' tutto qui.

Al di là del modaiolo, i Jackall hanno realizzato una cosa unica che non potrà avere un seguito. Lost in Google non è solo una serie sul web, ma nel web. La location della storia della ricerca di Ruzzo Simone è la rete stessa (non solo Google). Questa è la trovata geniale realizzata con grande abilità, mentre i commenti del pubblico che “decidono” la storia è una furba trappola per nerd, tra l’altro già sfruttata da “L’altra”. La web serie per eccellenza (non solo in Italia), nonostante ospitate cattura-click evitabili. 

Personalissima opinione: Le puntate di una web serie non dovrebbero superare i 5 minuti. Questi del Progettino la pensano in maniera ancora più radicale di me. Dove altri in 5 secondi riescono al massimo a fare un “divertentissimo” rumore molesto, quelli del Progettino riescono a raccontare una storia esilarante. 

4) L’Altra 
Non cercatela che non la trovate. Era la preistoria della webfiction (il 2009) e nelle feste di Natale questo gioiellino comparve sul web. Commistione perfetta tra fiction e social network. Premiata giustamente a Los Angeles, se fosse stata anche realizzata negli USA sarebbe stato un “Blair Witch Project” del web. 

La si potrebbe definire una miniserie, se da qualche parte fosse scritto il numero minimo di episodi di una medium-serie. Due personaggi che sono soltanto uno e una inedita convivenza soprannaturale. “La Buoncostume” ci regala (nel vero senso della parola) un gioiello passato ingiustamente quasi inosservato. Potete recuperarlo. 

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