Eccolo qua. Finalmente è disponibile allo streaming (free) “Al di là della neve”, il film di Michele Salvezza tratto dal libro omonimo di Rosario Esposito La Rossa del 2007.
Come già ho avuto modo in precedenza di dire, Michele Salvezza ha il raro dono di saper raccontare per immagini storie di disagio e di sofferenza senza ricorrere mai alla crudezza visiva e verbale.
Con la stessa delicatezza con la quale è riuscito in passato a trattare temi come la violenza sulle donne (Sounds of Life, La mia storia) oggi Michele ci racconta una storia di degrado sociale, di cocaina, di infanzia negata e di riscatto.
E come sempre succede una cosa strana nella visione di questo film.
Michele ha scelto di raccontarci questa storia alternando atmosfere di realismo puro con scene al limite del surreale, in un unico amalgama grottesco. La scena iniziale della nuvola di cocaina così generosamente soffiata sul clienti dal pusher (un Fabio De Caro più inquietante del solito) introduce perfettamente la poetica e lo stile del film. L’autoumiliazione e la mancanza di rispetto per se stessi sono il vero prezzo che con il quale si pagano le dipendenze (tutte) ed è proprio su quello, prim’ancora del danaro, che prospera il mercato della droga. Michele Salvezza ha autoprodotto questo bellissimo corto con l’aiuto di “privati cittadini” (in minima parte anche chi scrive) che hanno creduto e supportato il progetto durante gli ultimi due anni.
Michele ha scelto di raccontarci questa storia alternando atmosfere di realismo puro con scene al limite del surreale, in un unico amalgama grottesco. La scena iniziale della nuvola di cocaina così generosamente soffiata sul clienti dal pusher (un Fabio De Caro più inquietante del solito) introduce perfettamente la poetica e lo stile del film. L’autoumiliazione e la mancanza di rispetto per se stessi sono il vero prezzo che con il quale si pagano le dipendenze (tutte) ed è proprio su quello, prim’ancora del danaro, che prospera il mercato della droga. Michele Salvezza ha autoprodotto questo bellissimo corto con l’aiuto di “privati cittadini” (in minima parte anche chi scrive) che hanno creduto e supportato il progetto durante gli ultimi due anni.
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