11 gennaio 2012

Carnage

di Ferdinando Carcavallo
Roman Polanski è uno dei pochi registi in grado di applicare al cinema le unità aristoteliche (tempo, azione e luogo) in maniera efficace, soprattutto quando è coadiuvato da attori di calibro e un testo teratrale collaudato. "Carnage", infatti, è tratto dalla piece "Le dieu du Carnage" di Yasmina Reza ed è in pratica la cronaca di un incontro di boxe a quattro i cui match sono scanditi dal gong di un telefono cellulare. Si tratta di un vero e proprio virtuosismo interpretativo pieno di metafore e chiavi di lettura, in pratica una cuccagna per gli amanti del cinema d'autore. 
La vicenda è ben nota. Due coppie di genitori si incontrano per "chiarire" le rispettive posizioni in seguito ad una lite tra i rispettivi figli. Si parte da un'atmosfera di cortesia, civiltà e rispetto ma appare subito evidente che il desiderio dei quattro è quello di scontrarsi e dare sfogo all'aggressività repressa dalle regole della convivenza civile. Inizialmente, proprio come nella boxe, gli avversari si studiano, appena si sfiorano per capire i punti deboli da colpire più avanti nell'incontro.
Il film inizia quando il formale incontro si è già concluso. Ma al momento dei saluti i quattro sono intimamente insoddisfatti di come sono andate le cose per cui colgono ogni pretesto per rimettere le carte in tavola e fare un altro giro con maggiore aggressività. Quando finalmente tutte le ipocrite finzioni perbeniste sono scomparse e la situazione trascende, le due coppie appaiono come nude e disinibite, come se stessero dando vita ad un'orgia liberatoria mostrando senza veli perversioni e vizi. Il tutto con un ritmo eccezionale ed una buona dose di humour che la mia ignoranza mi impedisce di attribuire al regista o all'autore della piece. Ma è importante?


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