16 dicembre 2011

Puzzette, checche e parolacce: la nuova comicità di Super G

di Ferdinando Carcavallo

Lo so. Per “etica professionale" dovrei astenermi dal criticare altre web serie, ma non riesco proprio a tacere.
Il fatto è che la visione del primo episodio di “Super G” mi ha fatto veramente incazzare. 





Ne avevo visto la presentazione a settembre, al Roma Fiction Fest, e riponevo molte speranze in questa web serie professionale. 
Anche se non proprio originale, il tema del real super-hero (Kickass e Super al cinema) mi sembrava un ottimo contesto dove sperimentare la creatività italiana, vista la nostra tradizione di B-Movie supereroistici degli anni ’70 alla quale spesso si sono ispirati felicemente filmakers stranieri (Italian Spiderman). 
Ma quello che risulta dal primo episodio di Super G è tutt’altro. Il supereroismo casareccio è un espediente (appena abbozzato) per proporre ancora una volta un vecchio e datato canovaccio da avanspettacolo che fa leva su espedienti comici come “scoregge” e “frociaggine” con una battuta finale (“hai rotto er cazzo”) che fa sembrare “I soliti idioti” i Monty Python. 
Questa sarebbe la nuova frontiera dell’entertainment? L’alternativa alla televisione?
Non posso crederci io, non ci credono altri (Gabriele Niola su PuntoInformatico, ad esempio) e soprattutto non possono crederci gli autori di Super G (chiunque essi siano). L’impressione che si ha (se non si vuole pensar male) è che questa web serie sia stata fatta tanto per fare una cosa, per mettere un segnaposto nella produzione web. I dialoghi dei protagonisti non hanno nulla a che fare con il contesto (mal) costruito. Potrebbero essere messi in bocca a due poliziotti, muratori, impiegati, galeotti o qualsiasi coppia di personaggi, ma perché proprio due urban rangers? Sorvoliamo poi sulla rappresentazione macchiettistica dell’omosessualità, fuori tempo massimo e soprattutto inefficace ai fini del divertimento.Se anche volessimo fare una valutazione puramente tecnica, anche da questo punto di vista il tutto ci appare abbastanza superficiale. La fotografia saturata (cross-processing) è un ennesimo tentativo di far passare la serie per una operazione vintage. Ci riescono molto meglio "Gli inbattibili cinque", che almeno non sono volgari e hanno inventiva da vendere.




0 commenti: