La commedia alla napoletana ha precedenti illustri.
Senza guardare tanto indietro, abbiamo i film di quel napoletano adottivo di Nanni Loy, che dopo "Le Cinque giornate di Napoli", regalò alla cinematografia partenopea gemme come "Mi manda Picone" e "Pacco, doppiopacco e Contropaccotto". Erano gli anni '80 e l'attività culurale in questa città era abbastanza fremente, ed ecco che arrivarono il grande Massimo Troisi e i film di Luciano De Crescenzo, di cui il primo "Così parlò Bellavista" si può considerare davvero un cult. Dopodicchè il buio più totale. Ci sono stati altri autori napoletani che hanno ambientato a Napoli storie più o meno brillanti, ma nessuno di questi (Capuano, Salemme e Corsicato ad esempio) ci è sembrato voler effettivamente ridare vita ad una tradizione cinematografica consolidata.
Sarebbe ora, quindi, che qualcuno provasse a fare un passo in avanti, o perlomeno un salto cercando di tornare allo stesso posto. E sembra, a giudicare dal titolo, che questo Napoletans di Luigi Russo si proponga proprio di riaprire un filone mettendo in campo talenti provenienti dal cinema, il teatro e la tv. Quello che sembra ottenere, però, non è niente di tutte e tre le cose.
Se è vero che il trailer deve invogliare la visione del film presentando il meglio (anche andando oltre la valenza del film stesso) allora diciamo subito che ci pare di trovarci di fronte a un cinepanettone dei poveri. Si tratta certo di una produzione "low budget" e proprio per questo ci si aspetterebbe originalità e freschezza. Beh, provate a guardare il trailer e verificate quante volte la visione vi strappa un sorriso. La sceneggiatura, del resto, è affidata a Sergio Martino, un benemerito della commedia italiana che ha toccato quasi tutti i generi ma che qui sembra avere tanta nostalgia delle docce e i "quanto sei bbona" dei tempi di "Giovannona Coscialunga" e i film di Gigi e Andrea.
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