26 novembre 2011

41° Parallelo: Il Napoli Film Festival porta i film dei giovani partenopei a New York

Ci sarà la figura di Dino De Laurentiis al centro dell’edizione 2011 di 41esimo Parallelo: Napoli incontra New York, la rassegna cinematografica che anche quest’anno porta il cinema italiano e le nuove promesse della settima arte made in Naples dall’altra parte dell’Atlantico. 
Giunta alla sua VIII edizione la manifestazione, sostenuta dal Mibac ed in collaborazione con la Cineteca Nazionale, parte lunedì 28 novembre per concludersi venerdì 2 dicembre e si svolgerà tra il Lincoln Center, l’Istituto Italiano di Cultura e la New York University
Proprio Casa Italiana Zerilli-Marimò, lo spazio italiano dell’università newyorchese, sarà una formidabile vetrina per i giovani talenti del nuovo cinema napoletano: nella serata di lunedì 28 novembre al pubblico americano saranno infatti proposti nove cortometraggi (in italiano con sottotitoli in inglese) che si sono distinti nella sezione “Schermo Napoli” della recente edizione del Napoli Film Festival che si è svolto a settembre a Castel Sant’Elmo. Si tratta di Jody delle Giostre (di Adriano Sforzi), DisAbili (di Angelo Cretella), 108,1 FM Radio (di Angelo e Giuseppe Capasso), Dulce (di Ivan Ruiz Flores), La currybonara (di Ezio Maisto), Le storie che invento non le so raccontare (di Francesco Lettieri), The story of a mother (di Alessandro De Vivo e Ivano Di Natale), Travel companions a colori (di Ferdinando Carcavallo) e Il sogno di Gennaro (di Antonio Manco). 

Due, invece, le serate dedicate al ricordo di Dino De Laurentiis. Martedì 29 novembre 41esimo Parallelo e la Film Society del Lincoln Center presenteranno infatti la proiezione de La grande guerra di Mario Monicelli, uno dei tanti capolavori firmati dal produttore italiano scomparso proprio nel novembre dello scorso anno. “A un anno dalla morte di Dino De Laurentiis – spiegano i direttori del festival Davide Azzolini e Mario Violini – ricordiamo a New York la sua figura attraverso la proiezione del film, grazie anche ad Aurelio De Laurentiis e alla Filmauro, e con una conversazione sulla sua figura, spaziando dai capolavori prodotti in Italia fino alla più che rimarchevole impronta da lui lasciata nel cinema americano con capolavori come Serpico o Velluto Blu”. 
Il 2 dicembre si svolgerà poi nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di New York il panel “A Conversation on Dino De Laurentiis” con Scott Foundas della Lincoln Center Film Society, Antonio Monda (docente alla New York University) e il regista Francesco Zippel, il cui documentario Dino sarà proiettato al termine della conversazione. 
La rassegna nella giornata di mercoledì 30 novembre sarà invece incentrata sulla moda italiana, in particolare sulla tradizione dell’alta sartoria napoletana. Alla New York University ci sarà infatti l’incontro dal titolo “AdDRESSING Style” con Grazia d'Annunzio (responsabile dei progetti speciali per gli Usa di Vogue Italia) e Eugenia Paulicelli (docente di letterature italiana e condirettrice della Scuola di Studi sulla Moda di New York) seguito dall’anteprima del documentario "O' Mast", diretto da Gianluca Migliarotti, sull’arte sartoria di Napoli. 
Giovedì 1 dicembre la serata alla New York University sarà invece dedicata alla proiezione della copia restaurata da Criterion Collection di Catene, il dramma di Raffaello Matarazzo del 1949, seguito da una discussione con Stefano Albertini e Antonio Monda.
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25 novembre 2011

16 novembre 2011

Il trailer di Napoletans

di Ferdinando Carcavallo
La commedia alla napoletana ha precedenti illustri. Senza guardare tanto indietro, abbiamo i film di quel napoletano adottivo di Nanni Loy, che dopo "Le Cinque giornate di Napoli", regalò alla cinematografia partenopea gemme come "Mi manda Picone" e "Pacco, doppiopacco e Contropaccotto". Erano gli anni '80 e l'attività culurale in questa città era abbastanza fremente, ed ecco che arrivarono il grande Massimo Troisi e i film di Luciano De Crescenzo, di cui il primo "Così parlò Bellavista" si può considerare davvero un cult. Dopodicchè il buio più totale. Ci sono stati altri autori napoletani che hanno ambientato a Napoli storie più o meno brillanti, ma nessuno di questi  (Capuano, Salemme e Corsicato ad esempio) ci è sembrato voler effettivamente ridare vita ad una tradizione cinematografica consolidata.
Sarebbe ora, quindi, che qualcuno provasse a fare un passo in avanti, o perlomeno un salto cercando di tornare allo stesso posto. E sembra, a giudicare dal titolo, che questo Napoletans di Luigi Russo si proponga proprio di riaprire un filone mettendo in campo talenti provenienti dal cinema, il teatro e la tv. Quello che sembra ottenere, però, non è niente di tutte e tre le cose. Se è vero che il trailer deve invogliare la visione del film presentando il meglio (anche andando oltre la valenza del film stesso) allora diciamo subito che ci pare di trovarci di fronte a un cinepanettone dei poveri. Si tratta certo di una produzione "low budget" e proprio per questo ci si aspetterebbe originalità e freschezza. Beh, provate a guardare il trailer e verificate quante volte la visione vi strappa un sorriso. La sceneggiatura, del resto, è affidata a Sergio Martino, un benemerito della commedia italiana che ha toccato quasi tutti i generi ma che qui sembra avere tanta nostalgia delle docce e i "quanto sei bbona" dei tempi di "Giovannona Coscialunga" e i film di Gigi e Andrea.



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14 novembre 2011

Ispettore Coliandro: un personaggio in cerca d'autore.

Siamo fermamente convinti che nessuno più dei Manetti bros., Carlo Lucarelli e Gianpiero Rigosi possa generare un soggetto per un film sull'ispettore Coliandro, però l'idea può essere da stimolo a qualcuno.
 
Per info consultare il sito Bottega delle Finzioni
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13 novembre 2011

02 novembre 2011

Amici di letto (Friends with benefits)

di Maria Elena Napodano (GliStregatti)
Tranquilli, questa non è una sconcertante rivelazione su quello che non vi aspettate. I due finiscono con l’innamorarsi e stare insieme, niente colpi di scena o finali amari che fanno tanto commedia anni ’90. Friends with benefits (il cui titolo inglese è ben più allettante della sciatta traduzione italiana, e se questo è il titolo, figuriamoci il doppiaggio) è esattamente quello che ti serve per rimpiazzare un cine-panettone con un panettone-USA-e-getta: crescendo di ritmo, battutine folgoranti, personaggi brillanti e copione all’altezza delle capacità interpretative (soprattutto quelle di Justin Timberlake, o almeno di quella parte di lui che non sia il torace).
Quel bel pezzo di ucraina della Milena Markovna Kunis fa vedere anche più fondoschiena che nel Cigno nero, e siamo tutti veramente contenti, fino a 3/4 del film, quando inizia l’inevitabile parabola discendente di tutti i fragili pilastri di una classica commedia americana leggera.
Nonostante le promesse della protagonista, ammesso che esista davvero qualcuno disposto a scaricarla, di sentimentale c’è parecchio, ma anche di realistico e riflessivo. Difficile crederci, chiaro, eppure, lungi dal rivelarci quale sia il segreto per far funzionare un rapporto, il film riapre la questione annosa che turba tutti coloro che negli ultimi anni inseguono l’utopia di un rapporto gratificante e autentico allo stesso tempo: si può essere solo amici con chi si trova attraente? E se uno o una ti attrae, è veramente solo amicizia? Fonti informate mi assicurano che non c’è niente di più rigenerante di un paio di braccia accoglienti che si lasciano andare ad un’intimità confortante e gratuita, e che sia possibile lasciarsi da buoni amici senza essere in realtà stati insieme. E sicuramente se a qualcuno è successo, vuol dire che è possibile.
Il guaio arriva quando uno solo dei due si innamora, cosa che per fortuna nel film succede ad entrambi… sospiro di sollievo. Immaginate dover invece raccontare la classica situazione in cui lei rinfaccia a lui quelle cose che un uomo non dice mai, ma che la donna capisce lo stesso, perché lei è donna, oppure il caso in cui lui ti usa per sfogarsi e poi non ti richiama neanche per dirti uno squallido grazie (e chi ci è passato sa cosa intendo)? Impossibile non impelagarsi in un’altalena di imbarazzanti sviluppi che sarebbe impossibile raccontare senza un vero regista, dei personaggi credibili ed una sceneggiatura degna di tale nome, ossia nel film del quale parliamo. Intanto, nel tentativo di rispondere all’ennesima profonda provocazione di questa ridicola commedia, mi sono ritrovata a commuovermi, ma non quando i protagonisti fanno l’amore, per la prima volta, senza trascendere in performance fini a sé stesse. Bensì quando, all’inizio della loro relazione sessuale, si sprigiona fra i due quella liberatoria franchezza con la quale iniziano a scambiarsi opinioni e segreti, a rinfacciarsi abitudini e fastidi, lati oscuri e semplici antipatie, tendenze e consigli sessuali, particolari intimi e tutti quei dannati piccoli episodi dell’infanzia, mai veramente superati.
Confesso che mi sono domandata: è colpa di un film osceno e artificioso, o è plausibile dover riconoscere che, nella realtà, quando due vogliono stare insieme cominciano a fare tutt’altro, e cioè a recitare un copione in cui ognuno pensa di interpretare quello che crede l’altra persona voglia? Quindi bisognerebbe saper essere sé stessi fino in fondo, per essere felici, e soprattutto, last but not least, sarebbe necessario che nessuno dei due tentasse di cambiare l’altro, perché se ci si è messo insieme ci sarà un motivo, senza il quale farebbe meglio a cambiare completamente partner. E bisognerebbe pure non rinunciare al proprio modo di essere, pagando un prezzo che spesso è troppo alto per comprare l’amore di una persona cui, forse, non hai mai fatto conoscere chi veramente sei. Perché per stare insieme, che siano amici, compagni, fidanzati o trombamici, il piacere deve essere quello di stare con chi ci piace. O no? E tutto questo rimuginare, in virtù della visione di un film ottuso, assurdo e insensato, che non avevo niente di meglio da fare che guardare.
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