di Flavio Ignelzi
Il sesto numero di Moviement, collana di cultura cinematografica edita dalla Gemma Lanzo Editore, dimostra coraggio e passione. Coraggio nel dedicare un numero monografico a Jan Švankmajer, regista e sceneggiatore nato a Praga che, qui da noi, non ha mai trovato spazio e che quindi non gode di nessuna forma di popolarità; passione nel voler approfondire l’opera di un autore visionario che attraverso i suoi lavori esprime(va) la rabbia verso tutte le forme di totalitarismi, ed in particolare verso il socialismo reale cecoslovacco.
Luigi Castellitto ci introduce nell’universo onirico, ossessivo, ipnotizzante di Švankmajer con il lungo ed esauriente “Dovete chiudere gli occhi, altrimenti non vedrete niente”, analizzando in particolare la sua vasta produzione di cortometraggi. Interessante l’incrocio tra l’autore ceco e Edgar Allan Poe, nell’analisi affrontata da Timothy R. White e J. Emmett Winn in “Il domani potrebbe salvarti. Jan Švankmajer e le storie di Edgar Allan Poe”, mentre Michael O’Pray approfondisce i forti legami con la pittura ed il manierismo italiano nel saggio “Jan Švankmajer e l’effetto Arcimboldo”.
La vera chicca però è il “Decalogo” dello stesso autore cecoslovacco, posto in chiusura. Dopo aver elencato i dieci comandamenti l’autore conclude: “Solo perché ho formulato il Decalogo, non significa necessariamente che io lo abbia coscientemente rispettato. Queste regole sono in qualche modo emerse dal mio lavoro, non lo hanno preceduto. Infatti tutte le regole sono fatte per essere infrante (non eluse). Ma esiste un’altra regola che se infranta (o elusa) è devastante per un’artista: non permettere mai che la tua opera d’arte renda servizio a niente altro se non alla libertà.” Senza voler omettere gli altri interventi, tutti puntuali e rigorosi, mi sembra che molto dell’opera di Švankmajer sia condensabile in queste parole.
Un plauso a questa collana e alla Gemma Lanzo Editore, quindi, che riesce nel non facile compito di allargare l’orizzonte delle conoscenze sulla settima arte. Quante altre pubblicazioni possono dire di saper fare altrettanto, oggi in Italia?
Luigi Castellitto ci introduce nell’universo onirico, ossessivo, ipnotizzante di Švankmajer con il lungo ed esauriente “Dovete chiudere gli occhi, altrimenti non vedrete niente”, analizzando in particolare la sua vasta produzione di cortometraggi. Interessante l’incrocio tra l’autore ceco e Edgar Allan Poe, nell’analisi affrontata da Timothy R. White e J. Emmett Winn in “Il domani potrebbe salvarti. Jan Švankmajer e le storie di Edgar Allan Poe”, mentre Michael O’Pray approfondisce i forti legami con la pittura ed il manierismo italiano nel saggio “Jan Švankmajer e l’effetto Arcimboldo”.
La vera chicca però è il “Decalogo” dello stesso autore cecoslovacco, posto in chiusura. Dopo aver elencato i dieci comandamenti l’autore conclude: “Solo perché ho formulato il Decalogo, non significa necessariamente che io lo abbia coscientemente rispettato. Queste regole sono in qualche modo emerse dal mio lavoro, non lo hanno preceduto. Infatti tutte le regole sono fatte per essere infrante (non eluse). Ma esiste un’altra regola che se infranta (o elusa) è devastante per un’artista: non permettere mai che la tua opera d’arte renda servizio a niente altro se non alla libertà.” Senza voler omettere gli altri interventi, tutti puntuali e rigorosi, mi sembra che molto dell’opera di Švankmajer sia condensabile in queste parole.
Un plauso a questa collana e alla Gemma Lanzo Editore, quindi, che riesce nel non facile compito di allargare l’orizzonte delle conoscenze sulla settima arte. Quante altre pubblicazioni possono dire di saper fare altrettanto, oggi in Italia?
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