Come hanno fatto i napoletani a disfarsi di camorra, monnezza, disoccupazione e corruzione? La risposta è in un finto documentario che narra le avventure tragicomiche di Nicolino Amore che come Zelig o Chance il giardiniere, parte dal nulla ed approda alla fama e al successo per puro caso.
Nicolino infatti è un piccolo artigiano appassionato di filosofia che la sorte porta da un oscuro basso nei Quartieri Spagnoli alla carica di Sindaco di Napoli che in un futuro che sta dietro dietro l’angolo avrà poteri più che straordinari.
Nicolino infatti è un piccolo artigiano appassionato di filosofia che la sorte porta da un oscuro basso nei Quartieri Spagnoli alla carica di Sindaco di Napoli che in un futuro che sta dietro dietro l’angolo avrà poteri più che straordinari.
Il suo percorso attraversa tre momenti: nella prima fase (grazie al trionfo della non-politica) assistiamo alla sua buffa ed irresistibile ascesa, alle sue gaffes nel bel mondo della Napoli-bene e al suo adagiarsi sugli allori: la bella vita gli dà alla testa e da bravo perveneu cerca solo di godersela.
Poi la crisi: come nella migliore tradizione della sceneggiata napoletana, il povero diventato ricco e potente si rende conto di aver girato le spalle alle sue origini, di aver tradito le aspettative della sua gente. Di aver favorito solo rinnovamenti di facciata lasciando immutati gli eterni problemi della sua città.
Quindi il risveglio, Nicolino vuole cambiare le cose... ma a quel punto non può non fare i conti con il problema dei problemi: il crimine organizzato fattosi classe dominante.
Nicolino ne fa la sua crociata, ma per quanto s’inaspriscano arresti e repressione, nulla basta ad interrompere l’inarrestabile flusso di denaro alimentato dal narcotraffico: arrestato un boss subito ne spunta fuori un altro, smantellato un clan, subito il clan rivale ne eredita le piazze della droga... per non parlare delle nuove leve disposte a tutto per diventare narcos ricchi e rispettati.
Battere la malavita organizzata -che col suo mare di soldi sporchi butta fuori dal mercato le imprese legali, monopolizza il commercio ed impedisce lo sviluppo civile- sembra quindi impossibile, ma proprio quando il sindaco Amore è sul punto di gettare la spugna, una potente madrina di camorra (che ha perso l’unico amatissimo figlio per overdose) avvicina Nicolino e gli suggerisce una via d’uscita che ora, grazie ad una Nuova Costituzione appena varata, Nicolino avrebbe anche il potere di tentare. Ma... il rischio è grande! Eppure il gioco vale la posta e Nicolino accetta di correre questo rischio e con una mossa a dir poco spregiudicata riesce ad mettere i narcotrafficanti della camorra nell’angolo. Sia come sia, se nella realtà la soluzione adottata è tutta da verificare, nella finzione il finale a sorpresa è una provocazione per puntare il dito sul problema dei problemi; per dirla con Roberto Saviano: “il narcotraffico è per le democrazie occidentali un pericolo assai più che il terrorismo”. Il nostro lieto fine? i clan perdono l’enorme flusso di denaro che permetteva loro di comprare imprese e attività commerciali, vincere appalti pubblici, corrompere poliziotti, politici e magistrati.
E soprattutto non saranno più un modello vincente agli occhi delle giovani generazioni.Detta così sembra una favola... ma siamo o non siamo nel futuro?
Tutto questo nel nuovo film mokumentary di Enrico Caria (17, Blek Giek, Vedi Napoli e poi muori) intitolato "L'era legale" probabilmente (ci auspichiamo) nelle sale in questa prima parte del 2011.
Per quanto parodistico e di fantasia, il mokumentario è confezionato come un documentario vero. Quindi, più classico è, più il gioco sarà divertente e la sua provocazione autorevole.
Per quanto parodistico e di fantasia, il mokumentario è confezionato come un documentario vero. Quindi, più classico è, più il gioco sarà divertente e la sua provocazione autorevole.
Il riferimento formale è quindi il documentarismo storico e scientifico di matrice anglosassone: voce del narratore, immagini di repertorio ed amatoriali, fotografie, interviste a testimonial autorevoli come a gente comune.
Solo che nel nostro caso il narratore riporterà seriamente anche situazioni comiche, le immagini di repertorio sono girate ad hoc con lo stile casuale del reportage, e gli intervistati parleranno del presente come se fosse il passato. Per esempio: Roberto Saviano potrebbe ricordare quando aveva la scorta (oggi -nel 2017- non ne avrebbe più bisogno), Don Ciotti può citere le proposte di Libera (finalmente pienamente realizzate), ed il Procuratore Antimafia Grasso (che spende ormai il suo tempo andando a pesca) entrerà nel dettaglio dei passati meccanismi criminali... stando poi al gioco, tutti gli intervistati -famosi e non- parleranno di Nicolino Amore come dell’uomo del miracolo.
In questo modo si mescolano nel film finzione e realtà, favola e denuncia, analisi e sogno.
2 commenti:
Lo hai visto?
Giacomo F.
No. Come avrei potuto?
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