10 dicembre 2010

Quilty (il film)

Charles K. Quilty nasce in un piccolo paese del Country Clare irlandese, nel 1957. Figlio di madre italiana e padre irlandese, si trasferisce prima a Milano (1959) e poi definitivamente a Roma (dove tuttora vive) nel 1964.
Esordisce alla regia (ventitreenne) con un omaggio al cinema italiano di genere degli anni '60 e '70, un piccolo film di 4': "Golden Bullets". Stile e linguaggio delle successive esperienze di Quilty aderiscono alla poetica francese della Nouvelle Vague, ma se ne distaccano quasi subito (a partire da "Relax") per affrontare una strada del tutto personale, ancora oggi in fase di profonda rielaborazione ma sempre estremamente riconoscibile.
Charles K. Quilty (non ci sono notizie certe sull'origine e il significato della lettera "K") diviene presto famoso per i suoi film (quasi mai enormi successi al botteghino ma acclamati dalla critica di tutto il mondo); ma anche per la sua riservatezza. Soprattutto relativamente alle sue vicende familiari.

Appena dopo la fine della postproduzione dell' "Avventore", il suo terzo lungometraggio, nel 2003 Quilty subisce una grave tragedia personale e si chiude ancora di più nei confronti dei suoi fan e dei media. Irrintracciabile per anni, di lui non si sono più avute notizie fino ai primi mesi del 2010, quando con uno scarno comunicato stampa inviato ad un'agenzia irlandese la C(aoilte) Films annuncia la preparazione di "Habitat", ad oggi il suo quarto film.
Tutto ciò, sommato al fatto che esistono rarissime foto pubbliche del regista (che ha sempre controllato il marketing e l'immagine dei suoi film), ha contribuito a creare il mito di un artista solitario e schivo, concentrato sul suo lavoro e i suoi hobbies: la scultura, la musica e i suoi pesci tropicali.

Ed è proprio a metà del 2010 che un gruppo di cinque giovani registi coordinati da Federico Greco ("Stanley and Us", "Il mistero di Lovecraft") decide di affrontare il racconto per immagini di una variante possibile del percorso artistico ed esistenziale di Charles K. Quilty, mettendo in produzione (grazie al Cineteatro e alla Digital Room) il film "Quilty".



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