14 ottobre 2010

Josh Jasmer, di Lucas Pavetto

di Ferdinando Carcavallo

Lucas Pavetto è un artista poliedrico.
Il suo concetto di arte è un cocktail tra cinema, fumetto e musica. Il tutto condito di una buona dose di Jack Daniels che non allunga il brodo, bensì amalgama in maniera più o meno efficace.
Il sottoscritto ha seguito con interesse la produzione video di Pavetto a partire dai primi esperimenti nell’horror (assieme al fido Andrea Falcioni della Imageinaction) fino al sorprendente Il lercio, suo precedente mediometraggio in cui Pavetto ha dato (finalmente) libero sfogo alla sua vena ironica.
"Josh Jasmer", da pochi giorni on line su Vimeo, è la trasposizione in immagini di una graphic novel dello stesso Pavetto e segna ancora una volta un cambio di registro.
Si tratta di un progetto di lunga gestazione, iniziato nel 2006, più volte interrotto e ultimato quando la tecnologia digitale ha offerto gi strumenti per realizzare a basso costo quello che il regista aveva sempre in mente di fare.
E' un action puro, un noir poliziesco portato avanti con un certo scanzonato divertissement. Sia chiaro, non è una commedia e l’obiettivo non è quello di divertire, ma il clima serioso d’obbligo in un noir è spesso rotto da piccoli particolari grotteschi che Lucas ha inserito allo scopo di dissacrare il genere. La prima cosa che noterete vedendo Josh Jarmer è che per quanto lo si ripeta continuamente di essere a Los Angeles nulla o quasi è fatto dal regista per mascherare che in realtà ci muoviamo nelle Marche. Non si tratta certo di una svista ma piuttosto di una firma, un marchio di fabbrica oppure un monito verso le inevitabili critiche che tendono a giudicare (analizzare) i low cost con gli stessi parametri delle produzioni milionarie. In pratica Pavetto ci dice “stiamo giocando a fa’ gli americani, state al gioco”, e se ci state a questo gioco allora vi divertirete nel guardare questo piccolo condensato di adrenalina e spettacolarità economica. Le scene d’azione (dove l’utilizzo del digitale è senz’altro a livelli più alti che nei precedenti lavori) sono senz’altro quelle più curate e nelle quali Pavetto da il meglio di sé, o a dirla tutta si impegna seriamente.
Il parossismo di alcune scene ricorda l’ultimo Rodriguez (quello di “Machete”) e il suo distacco totale dalla realtà (o dal verosimile) a vantaggio della spettacolarità nella narrazione.
Tutto questo non significa che Josh Jasmer non vada preso sul serio, anzi il sottoscritto ritiene che vada preso a modello da chi realizza cortometraggi low cost pensando di fare cinema con il complesso del povero incompreso.
Intanto Lucas è già al lavoro per un prossimo mediometraggio,dal titolo "Il marito perfetto", un horror in full hd che si preannuncia un lavoro del tutto diverso dai precedenti (5 giorni di isolamento della troupe in una full immersion di "cinema estremo") .

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