26 luglio 2010

Acqua in bocca, di Camilleri e Lucarelli

di Ferdinando Carcavallo

Questo economico romanzo estivo, scritto a quattro mani dai maggiori (e più popolari) scrittori di gialli italiani, in realtà non sembra scritto da nessuno dei due.
Carlo Lucarelli e Andrea Camilleri (o un ghost writer che andava pure un po' di fretta) decidono di far interagire Grazia Nigro e Salvo Montalbano in una improbabile inchiesta tra Bologna e Vigata su un omicidio al sapore di spy-story.
L'interazione tra i due poliziotti avviene per lo più tramite scambio di lettere cartacee, email e spedizioni di verbali, sulla falsa riga di quel bellissimo e divertentissimo capolavoro di Camilleri che è "La concessione del telefono", ma in questo caso il tutto appare molto pretestuoso. Lasciando stare l'intreccio davvero debole di tutta la storia (fino ad un finale incredibilmente ingenuo), quello che oclpisce negativamente in questo lavoro è proprio il fatto che nessuno dei due autori prova a dare il meglio di se. Immagino che in questo insipido crossover ogni autore abbia scritto le parti relative al proprio personaggio (per Lucarelli c'è anche una macchiettistica deposizione di Coliandro), ma il problema è che ognuno di loro sembra l'imitazione di se stesso.
Un libro da dimenticare, ma non per questo da evitare, - dipende dalle alternative: 10 euro per una lettura di mezza giornata. Una chiara operazione commerciale senza anima, ma dispiace di vedere coinvolti i nomi di due autori che restano tra i migliori in Italia.

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