di Ferdinando Carcavallo
Grande edizione quella di quest'anno del Napolifilmfestival.
A parte i grossi nomi che come sempre renderanno la kermesse degna di interesse, la sezione/concorso SchermoNapoli Corti, dedicata ai cortometraggi ambientati e/o prodotti a Napoli, è particolarmente ricca.
Praticamente tutti i migliori (o quasi) cortometraggi che da un anno a questa parte abbiamo avuto il piacere di vedere su KinemaZone sono in concorso. Andiamo dal bellissimo e spiazzante "Sounds of Life" di Michele Salvezza, all'inedito inquietante "La fine" della scuola di cinema Pigrecoemme, passando per il noir "Terrible Truth" dei fratelli Capasso fino a "30 denari" di Francesco Ebbasta e TheJackal. E a proposito di quest'ultimo, non me ne vogliano gli altri, ma direi che non c'è storia.
Il corto di ambientazione pulp-religiosa dei videomaker di Melito di Napoli è quanto di meglio sia stato prodotto dalle nostre parti da tempo immemore. Un capolavoro condensato di tecnica, inventiva, simpatia e genialità che non trova pari nemmeno nel già nutrito repertorio degli stessi Sciacalli. Più divertente di "Un camorrista nel pallone", più cult di "Break to the future", più spettacolare di "2012 vs Vandammo" e, soprattutto, più geniale di "Lasciarsi su Facebook".
Non possiamo parlare più dei TheJackal come di giovani geniali talenti ma di professionisti (e artisti) che fanno già scuola, e tutto questo senza prendersi mai troppo sul serio.
Il cinema napoletano ha la faccia di Ruzzo Simone.
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