22 dicembre 2009

IL GOVERNO AZZERA CINEMA E FICTION

www.100autori.it (18 dicembre 2009)
Nonostante tutte le promesse, il decreto sulla televisione varato ieri dal governo elimina di fatto qualunque obbligo di investimento e programmazione sul cinema e sulla fiction indipendenti italiani da parte dei network televisivi.
Mentre la già discussa legge Gasparri, all’articolo 44, prevedeva che le emittenti televisive riservassero “il 10 percento del tempo di diffusione, in particolare nelle fasce orarie di maggiore ascolto, alle opere europee degli ultimi 5 anni, di cui il 20 percento alle opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte” e di conseguenza induceva i network a impiegare le quote previste per gli investimenti nell’acquisto (o nella produzione) di opere adatte alle fasce di maggiore ascolto del palinsesto, l’attuale decreto prevede sì la diffusione di opere europee ma non stabilisce alcun parametro riguardo alle fasce orarie di ascolto né all’epoca di produzione delle opere.

Si scardinano così le condizioni che determinavano una ricaduta virtuosa delle quote di programmazione sul mondo della produzione.

Il decreto approvato stabilisce infatti solo che le emittenti televisive riservano il 10 per cento dei propri introiti netti annui “alla produzione, al finanziamento, al preacquisto e all’acquisto di opere europee realizzate da produttori indipendenti”. E solo successivamente afferma che “la percentuale di cui al presente comma deve essere raggiunta assegnando una quota adeguata ad opere recenti, vale a dire quelle diffuse entro cinque anni dalla loro produzione, incluse le opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte.”

In questo modo, non solo la quote della Rai viene abbassata dal 15 al 10 per cento, ma l’espressione “quota adeguata” rende di fatto discrezionale l’investimento da destinare alle produzioni europee indipendenti “recenti” cosicché, eliminato l’obbligo di programmazione “nelle fasce orarie di maggiore ascolto” previste dalla precedente legge, le emittenti possono rispettare il decreto anche diffondendo prodotto non “recente” e in qualunque fascia oraria (vecchi film nel cuore della notte).

In questo modo si vanifica quel dispositivo che, a fronte della concessione alle emittenti di un bene pubblico come l’etere per trarne enorme profitto privato, favoriva la produzione di opere di cinema e televisione al fine di trasmetterle in orari di grande ascolto. Ossia il dispositivo che aveva indotto i network a investire in fiction televisiva e cinema facendo da volano all’industria audiovisiva e portando al successo molti prodotti di qualità.

Come se questo non bastasse il testo rimanda a un ulteriore decreto da emanare entro nove mesi da parte del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, per definire cosa si intenda per “opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte” nonché “le quote percentuali da riservare a queste ultime nell’ambito della quota indicata” senza però precisare se questa riserva dovrà essere riferita a prodotto “recente” e lasciando intendere un possibile passaggio delle deleghe per il cinema dal Ministro della Cultura al Ministro dello Sviluppo Economico.

Il taglio di questi obblighi penalizza un settore fortemente colpito dalla crisi degli investimenti pubblicitari, rischiando di determinare un grave problema occupazionale.
Ancora una volta il conflitto di interessi, permette al Presidente del Consiglio di condizionare le politiche editoriali della Rai a vantaggio degli interessi di Mediaset. Se la Rai smette di proporre film e fiction di successo, Mediaset può sottrarsi alla competizione e risparmiare sui propri investimenti.
A causa di questo provvedimento, da oggi l’industria del cinema e della narrativa televisiva che negli ultimi anni ha generato cultura ed enorme ricchezza, prodotti di qualità e posti di lavoro, rischia di morire lasciando questo paese e i suoi cittadini più poveri e privi della possibilità di raccontarsi.
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16 dicembre 2009

Iscrizioni per l'Ischia FIlm Festival 2010

Sono aperte le iscrizioni per l’8ª edizione dell’Ischia Film Festival che si terrà sull’isola d’Ischia dal 4 al 10 luglio 2010.
L’Ischia Film Festival, ideato e diretto da Michelangelo Messina, nasce con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia ed agli scenografi che hanno valorizzato “location” italiane o straniere nelle opere audiovisive.
Possono partecipare al Concorso lungometraggi, documentari e cortometraggi che abbiano dato particolare rilevanza alla cultura, alle tradizioni, all’ambiente ed alla storia dei luoghi, o nei quali la “location” è funzionale al tema trattato ed al suo sviluppo narrativo.
La deadline per l’invio delle opere è fissata per il 30 Aprile 2010.
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14 dicembre 2009

Che la festa cominci, di Niccolò Ammaniti

di Ferdinando Carcavallo

Non capita spesso, ma quando capita è bellissimo. Parlo della circostanza di ritrovare lo spirito e la verve di uno scrittore che amiamo dopo una delusione.
Personalmente "Come dio comanda" non mi aveva entusiasmato, anzi avevo avvertito tra le tante pagine di quel romanzo una certa stanchezza di Niccolò Ammaniti, pur se ispirato e impeccabile nelle descrizioni come al solito. Quel romanzo mi aveva quasi fatto pensare che l'Ammaniti di "Fango", "Io non ho paura" e "Ti prendo e ti porto via" fosse ormai cresciuto troppo e quindi adagiatosi su atmosfere più cupi e ritmi più lenti.
Mi sbagliavo, ringraziando iddio.
Il nuovo romanzo di Ammaniti "Che la festa cominci" recupera alla grande tutte le mancanze del precedente lavoro. Le storie che si intrecciano sono due, una - al limite della follia - fatta di sette sataniche all'amatriciana e improbabili sacrifici umani e l'altra che racconta il declino di uno scrittore "alla moda" che si vede abbandonato da editori e donne. A queste se ne aggiunge come sfondo una terza, forse la più ammanitiana, dove protagonista è un palazzinaro con fama di immortalità che organizza un indimenticabile Zoo Safari nel centro della Capitale. Un evento che, inutile dirlo, sarà sicuramente ricordato per un disastroso epilogo.
Accogliamo con un URRAH! il ritorno in libreria di Niccolò Ammaniti. E speriamo che nessun regista in cerca di spolvero mortifichi lo scritto con un film mediocre.

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L'uomo nero

di Ferdinando Carcavallo

Nel complesso "L'uomo nero" mi è parso un film mediocre e molto (ma molto) civettuolo. La musica di Nicola Piovani, che cita se stesso nelle note de "La vita è bella", Sergio Rubini capostazione che cita se stesso nel suo esordio registico, una Puglia cinematografica indistinguibile dalla Sicilia di Tornatore, il continuo alternare di flashback infanzia-vecchiaia, come se tra queste stagioni della vita i personaggi fossero rimasti ibernati, la fanno da padrone in tutta la prima metà del film. A inizio secondo tempo, dopo questo lungo prologo, inizia il vero e proprio film in cui non si può non notare la bravura - e la crescente bellezza - di Valeria Golino (unico elemento rilevante).
Il tema trattato dal regista/attore pugliese è ancora quello dell'arte ("Colpo d'occhio") e della famiglia ("La terra") e l'elemento surreale (tipico di una parte della produzione di Rubini), che solitamente dovrebbe allegerire e dare un tocco di poesia a storie ordinarie, stavolta sembra davvero fuori luogo, deviante e direi - a volte - irritante.
Nulla di originale, nemmeno una inquadratura. Dall'inizio alla fine si ha l'impressione di vedere qualcosa di vecchio, di superato. La sequenza finale con il commiato davanti il cancello del cimitero ci ricorda Rubini attore in "Mortacci" di Sergio Citti in cui l'eroe creduto morto tornava al paese e veniva costretto a morire davvero per salvare l'economia della cittadina.
Ecco, forse è quello che sta succedendo al Cinema Italiano (almeno quello "riconosciuto di rilevanza culturale ed artistica") che si considera morto e non sa fare altro che autocitarsi ricordardando i tempi che furono.

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13 dicembre 2009

CORTONERO

Dopo un anno di segreta clandestinità torna alla sua seconda edizione CORTONERO, il primo concorso di cortometraggi interamente dedicato al noir, al giallo e al mistero.
Il Pozzo e il Pendolo invita tutti i detective, i registi, i videomaker e non, assetati di noir a presentare i propri cortometraggi entro il 31 marzo 2010.
L'iscrizione è completamente gratuita.

Regolamento e scheda di iscrizione su: www.ilpozzoeilpendolo.it

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10 dicembre 2009

Moon: uscita strategica

A detta di molti Moon di Duncan Jones è un film bellissimo, tra i migliori del 2009.

Moon esce in pochissime sale italiane per una "operazione strategica" di marketing. pare che così possono alzare il prezzo del DVD e dei passaggi televisivi.

L'asino è un bell'animale.

ed2k://fileMoon.2009.iTALiAN.MD.DVDRip.XviD-SiLENT.avi72412375663457EC1B84E1171746D9C0D8AAD8442h=BJVU4LV33U25O5ODUPWARXVGIGYRH6JN/
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09 dicembre 2009

Bastardi senza gloria

di Ferdinando Carcavallo

No. Non siamo di fronte al capolavoro di Quentin Tarantino, questo però non toglie che "Bastardi senza gloria" sia un vero e proprio trastullo per i sensi di un vecchio e pigro cinefilo che non ha voglia di trovare altrove stimoli e preferisce affidarsi alla premiata ditta Quentin & Co.
Tutti gli elementi Tarantiniani sono espressi al massimo, ma a volte tale "Tarantinità" appare un po' forzata quasi si trattasse dell'opera di un giovane filmaker che vuole omaggiare il regista di "Kill Bill" e "Pulp Fiction".
A partire dalla prima scena Quentin ci porta subito nel pieno del contesto del film, sia per quanto riguarda la storia che lo stile. Una citazione chiara e certificata di "C'era una volta il west" ci dice che questo film sta al genere "War" come quello di Leone stava al "Western". Lo Spaghetti War di Tarantino, contrariamente a quello che si può pensare, non è il risultato della contaminazione di vari generi ma solo la sublimazione del western che muove le sue mosse da dove Leone lo aveva lasciato.

Anche se il film è ambientato in Francia, tutto riporta al Texas o all'Arizona, dalla capanna del contadino francese (che parla americano come nemmeno a Pasadeena!?) al bar/saloon in cui si svolge la sparatoria più cruenta del film. I "Bastardi" non sono altro che dei cow boys giustizieri, dei cacciatori di taglie senza una precisa strategia se non quella di vendicare i compagni e recuparare quanti più scalpi è possibile agli odiati indiani (ma qui si potrebbe anche discutere su un'inversione dei ruoli, magari sono i bastardi gli indiani e i nazisti i colonizzatori).
Tarantiniano è anche il fatto che tutta la storia del film - e quindi tutta la storia moderna visto che si parla dell'esito della II guerra mondiale - ruoti intorno ad un cinematografo nel quale si compirà la vendetta dell'umanità (oltre che degli Ebrei).
Perchè non è il capolavoro di Tarantino (come invece alcuni sostengono)? Perchè stavolta la scelta delle musiche non è stata vincente e emozionante come in "Pulp Fiction" (la vestizione dell'eroina con David Bowie che canta "Putting out fire" sembra l'intrusione di un videoclip), perchè a parte la scena iniziale la tensione non è mai a livelli de "Le Iene" e perchè nonostante i virtuosismi (bellissimi) di macchina non si raggiunge mai la bellezza di "Kill Bill". Questo, ripeto, non toglie che sia un GRANDE film!

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04 dicembre 2009

Inglourious Basterds: a Jack Kirby's Graphic Novel

Guardate qui che meraviglia. 5 fake cover stile Marvel anni '70 (il tratto sembra quello del grandissimo Jack Kirby) di un adattamento a fumetti del bellissimo film di Tarantino (a proposito, l'ho visto, ne sono rimasto affascinato ma non ho ancora partorito un post...).
Non si sa bene chi sia l'autore di questi falsi d'autore. Io li ho trovati, tramite l'attento Ignelzi, sul sito http://www.chud.com/ che a sua volta le ha "rubate" al feed twitter di Harry Knowles(http://www.aintcool.com/) e penso che Tarantino abbia goduto non poco nel vederli.
Chissà che non sia una pubblicità virale di una reale prossima pubblicazione a fumetti. In tal caso, siffatte forme di pubblicità mi piacciono.



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01 dicembre 2009