24 novembre 2009

Short Stories presenta "Un pazzo indietro"

Un'ottima giornata per l'ego di KinemaZOne. Abbiamo appena appreso che il nostro filmettino "Un pazzo indietro" è stato scelto per essere trasmesso nel programma televisivo "Short Stories" su Coming Soon Television.
Il tutto avverrà giovedì 3 dicembre alle ore 23.20 circa, con replica della puntata il giorno dopo (4 dicembre) alle ore 12.00 e alle 20.30.
Per chi non lo sapesse Coming Soon Television è un canale free visibile sia sul satellite (Canale 180 sul decoder di Sky) sia sul Digitale Terrestre, ma anche in diretta streaming su web all'indirizzo http://www.comingsoon.it/
E' il primo network, per ora, che si interessa al nostro cortometraggio e ci riempie di orgoglio e di incredulo compiacimento, soprattutto perchè gli altri corti trasmessi da Short Stories sono davvero di ottima qualità e quasi sempre provengono dalle selezioni di festival prestigiosi come il RIFF (Roma Indipendent Film Festival), il NFF (Napoli Film Festival) è il Pesaro Horror Fest.

Bello bello. Siam proprio contenti.

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19 novembre 2009

Salad Days Magazine

di Flavio "Zio JD" Ignelzi

E’ uscito il primo numero di Salad Days Magazine, free-press indipendente italiano su musica (punk, hc, metal…), action sports (surf, skate, bike…), street-culture e nuove forme d’arte. Ci trovate articoli interessanti e fotografie sorprendenti.

Il sottoscritto partecipa alla festa scrivendo di musica (of course), con un paio di interviste (Coalesce, Bring Me The Horizon) ed una quindicina di recensioni.

Salad Days Magazine #1 lo trovate in alcuni streetwear/record/pro-shops del BelPaese, mentre dovrebbe essere presto disponibile sul sito (http://www.saladdaysmag.com/) la possibilità di abbonarsi e di sfogliarlo online.

A Benevento lo trovate al Morgana Music Club.

Naturalmente è tutto aggratiss.
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17 novembre 2009

Il lercio, di Lucas Pavetto

di Ferdinando Carcavallo

Il lercio è l'ultimo film di Lucas Pavetto e dell''ImageInAction production, casa di produzione indipendente che finora ha prodotto due horror ("The bastard contadine" di Pavetto e "Il cerchio dei morti" di Andrea Falcioni) dai quali traspariva un talento e una passione davvero ammirevole ma che non avevano niente di particolarmente originale.
"Il lercio" è una bellissima sorpresa. L'horror, inteso nel senso canonico del genere, è lontano e risulta davvero difficile dare una catalogazione a questo mediometraggio.
E' la storia di una psicosi, quella di Roberto, la cui avarizia è così estrema dal renderlo insensibile a tutto, l'amicizia, l'amore e la vita stessa.
C'è molta ironia nel modo in cui Lucas Pavetto ci presenta le varie situazioni della vita di questo Tirchio da competizione che alla fin fine intenerisce seppure nella sua totale e palese negatività.

Roberto è un mostro senza scusanti. La sua taccagneria ha origini genetiche (è plurimilionario grazie all'avarizia dei genitori) ma non ha scusanti per quello di cui si rende responsabile.
Il lercio è un film riuscito e godibilissimo nel quale si possono trovare dei difetti, o meglio delle imperfezioni, che tuttavia sono perdonate dal fatto che l'obiettivo ultimo - interessare, divertitire e (per i più sensibili) commuovere - è sicuramente raggiunto.
Lucas Pavetto è un regista che ancora risente dell'ondata pulp tarantiniana, ma il suo condire il noir con un'ironia resa da situazioni parossistiche piuttosto che dalla verbosità dei dialoghi, rende il suo stile molto particolare e originale.

Complimenti davvero, anche per la cura della grafica sia dei titoli di testa che del sito Web.

Download da ImageInActionFilm
Vimeo (in 4 parti)
YouTube (in 4 parti)

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12 novembre 2009

Everybody's fine. Sicuro sicuro sicuro?

di Ferdinando Carcavallo

Oggi in una intervista su Repubblica, Giuseppe Tornatore, nel parlare della prima americana di "Baaria", ha accennato alla imminente uscita negli USA di "Everybody's fine", il remake del suo "Stanno tutti bene" con Robert De Niro, Sam Rockwell e Drew Barrymore. Il regista siciliano ha detto di non aver partecipato per niente alla produzione del remake e di non averlo visto ma di essere sicuro che si tratti di un buon lavoro e che nella trama (a parte la soppressione di un figlio del protagionista) nulla è cambiato rispetto all'originale.

Beh, non so quanti di voi ricordano il film di Tornatore con Marcello Mastroianni. Non fu un successo. Arrivò pochi anni dopo "Nuovo cinema Paradiso" e pagò lo scotto di essere troppo diverso dal film Oscar, ma tutto sommato era un film onesto, commovente e ben recitato, molto amaro e sicuramente non a lieto fine.

Da quello che si vede nel trailer della versione americana nulla di tutto questo sembra essere stato conservato. D'altronde l'ambientazione americana, il lusso sfrenato in cui sembrano vivere tutti i protagonisti e la mielosità dei ripetuti abbracci padre-figlio fanno pensare a un polpettone natalizio dove non si fa altro che dire "I love you" sulla neve con le lacrime che si ghiacciano in faccia. Giudicate voi.

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04 novembre 2009

TreQuarti, di Roberto Longo

di Ferdinando Carcavallo

Sorprendente, maledetto e meraviglioso mondo del cinema indipendente.
Stavolta, quello che ho avuto la fortuna di vedere non è stato un cortometraggio ma un vero e proprio film di 75 minuti, molti dei quali, a dire il vero, troppo generosamente elargiti.
TreQuarti è l'opera prima di Roberto Longo ed è un bel film d'autore per il quale occorre essere armati di una buona dose di benevolenza per superare l'impatto iniziale fatto di lunghe e statiche inquadrature (comunque sempre sostenute da una colonna sonora molto curata di Alex Baranowski) per poi arrivare al cuore del film.
E' da dire che i lunghi silenzi dei protagonisti sono funzionali alla costruzione del contesto ambientale in cui si svolge la storia di Daniele ed Eva. Silenzi rotti soltanto dal rumore delle auto che entra in casa e il vociare molesto dello zapping isterico che viola l'intimità della camera da letto.
La storia è fondamentalmente quella della rottura di una coppia in crisi (sessuale e sentimentale) avvenuta per un equivoco ma comunque già logorata dalla mancanza del dialogo e di una intimità appagante.
Non possiamo che sorprenderci positivamente per questo film che Roberto Longo ha realizzato quasi in assoluta autonomia e praticamente a budget zero. Un film pieno di personalità, curatissimo nei dettagli, nelle inquadrature mai scelte a caso e nella particolare resa estetica suggestiva.
Insomma non un film leggero, indubbiamente prolisso in molte occasioni (ok l'importanza dei silenzi che raccontano le storie interiori, ma senza esagerare) ma non potrei immaginare l'"idea" del film realizzata in una maniera diversa.
Roberto è attualmente impegnato nella realizzazione di un secondo lungometraggio scritto in collaborazione con Massimo Vavassori (già collaboratore di Omar Pesenti e membro della comunity filmmaking.it di cui Longo è il fondatore) e le recensioni finora ricevute su Web (vedi la rivista Rapporto Confidenziale) ne decretano un successo di cui può andare fiero.
Ma magari affrettando un po' il passo!! ;-)

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03 novembre 2009

Pinocchio: non raccontatecelo più.

di Ferdinando Carcavallo

Era l'anno 2000 quando, entusiasta del mio nuovissimo lettore DVD, cominciai a comprare tutto quello che allora il mercato offriva per rivedere in digitale i miti della mia infanzia. Fu così che comprai un'edizione in DVD de "Le avventure di Pinocchio" di Luigi Comencini. Ma, haimè, si trattava di una bruttissima versione dello sceneggiato, piena di tagli e rimontata in maniera pressocchè casuale, per cui quello che si vedeva era una serie di schetch slegati, degli estratti a volte anche non legati nel giusto senso narrativo.
Mancavano, ad esempio, la scena di Pinocchio in carcere, Geppetto dal comandante dei carabinieri, Pinocchio che incontra il mostro di cartapesta e altro.
A questa edizione dello scenggiato, più che al romanzo di Collodi, deve essersi ispirato Alberto Sironi nel sue remake de "Le avventure di Pinocchio" andato in onda domenica e lunedi su Rai Uno in un orario da nottambuli.
La fiction di Sironi, peraltro lodevole regista di Montalbano, sembra aver del tutto ignorato il romanzo andando direttamente ad attingere dallo script (e dalla regia) del mitico scenggiato degli anni '70, giusto aggiungendo qualche trascurabile particolare, come il pretestuoso personaggio di Margherita Buy e l'umanizzazione del glillo parlante ad opera di Luciana Littinzetto.
Comencini (con la collaborazione di Suso Cecchi D'Amico) per motivi di budget dovette trovare un espediente per ridurre al minimo le scene del burattino animato e così si inventò l' "anticipo" del miracolo subordinato alla buona condotta. Oggi tale espediente pare alquanto fuori posto e sarebbe stato più giusto rappresentare un Pinocchio di legno (più credibile di quello comunque utilizzato) così come dalla favola di Collodi e trovare altrove l'occasione per far qualcosa di diverso.
Evitiamo ovviamente di paragonare Bob Oskins a Nino Manfredi, Bertorelli e Pannofino a Franchi e Ingrassia, senza menzionare la Lollobrigida, Lionel Stander e finanche il piccolo Andrea Balestri e nemmeno siamo qui a dire se sia più bravo Sironi o Comencini. Sarebbe stupido e ingiusto.
Notiamo soltanto che ci è sembrata molto strana questa operazione di Rai Uno, quella di ri-rappresentare il romanzo italiano più conosciuto a tutte le generazioni di italiani ancora in vita senza apportare davvero nulla di attrattivo. Nella rappresentazione è evidente quasi una noia, una certa forzatura nel raccontare una storia già raccontata un milione di volte.
Eppure è stato un errore in cui è incappato anche un grande esperto di successi come Roberto Benigni. Possibile che si facciano ancora certe stupidagini?
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