20 ottobre 2009

27 minuti di purezza, di Omar Pesenti

di Ferdinando Carcavallo

Ed eccoci qua a scrivere sull'ultimo corto di Omar Pesenti, on line da pochi giorni ma già oggetto di discussioni più e meno critiche sui forum specializzati.
Credo che questo post arrivi come primo parere da non addetto ai lavori.
Inutile nascondere la mia ammirazione antica per Omar Pesenti che da un lato rischia di condizionare il giudizio ma dall'altro è anche causa delle grandi aspettative che nutrivo per questo corto preceduto da un fulminante trailer.
Beh, ora che l'ho visto già un paio di volte, mi sento pronto ad affermare che si tratta di un ottimo lavoro, il migliore di Omar.
Completamente diverso dal precedente - "Di chi è ora la città?" - questo nuovo corto è davvero corto e tutto si esaurisce in poco più di 7 minuti. O almeno così pare, ma in effetti il titolo "27 minuti di purezza" dà già un' idea del fatto che quello a cui assistiamo è solo un flash della storia che in universo filmico parallelo, per noi inaccessibile, sta succedendo.
E' quello che accade, in fondo, quando i telegiornali ci danno le notizie dei vari avvenimenti di cronaca. Per forza di cose non possiamo che assistere a quello che è una infinitesima parte della vera vicenda.
Nonostante quello che può apparire, "27 minuti di purezza" non è un film contro la brutalità dei media e lo sciacallaggio del giornalismo televisivo, ma solo una riflessione su come sia la violenza la vera protagonista dell'informazione e non le persone e i fatti.
Interessantissimo il finale in cui i vari network televisivi si trovano spiazzati da una tragedia nella tragedia non sapendo più a quale avvenimento dare più peso, chi condannare e chi assolvere.
Volutamente questo corto di Omar Pesenti non ha finale, o meglio ha un finale che non conclude. La sensazione che si prova nel vedere "27 minuti di purezza" è la stessa che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita nell'accostarci per pochi minuti al luogo di un brutto incidente dove abbiamo visto sofferenza, dolore e disperazione senza comprendere bene cosa fosse successo ma subendone soltanto per poco il disagio interiore.

Questo corto rappresenta per Omar un bel passo avanti sia nella regia, ricca di soluzioni eleganti e originali, che nella direzione degli attori.
Qualcuno ha detto che più che a Bergamo i personaggi sembrano essere a New York.
Mah. Credo soltanto che ci troviamo nel mondo di Omar.

27 minuti di purezza su Vimeo

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19 ottobre 2009

Un pazzo indietro: note di regia

La moneta da un euro con l'effige dell'uomo vitruviano è la chiave della storia de "Un pazzo indietro". L'introduzione della moneta unica europea ha portato ad una crisi che è umana prima ancora che economica. Il conseguente raddoppio dei prezzi - o dimezzamento dei salari - viene rappresentata con una metafora psicoanalitica cara al cinema classico, ossia lo sdoppiamento della personalità.
L'uomo e il suo doppio condividono tutto ma solo uno dei due è quello che si prende carico di produrre salario, il pazzo che non riesce a farsi una ragione di questa situazione, mentre l'altro si limita a consumare vivendo alle spalle ("indietro") del primo.
Nel suo cammino verso un oracolo in grado di dare una risposta, rappresentato da una psicologa che con l'euro ci gioca come se fosse un antistress, il protagonista incontra altre figure umane alle prese con il problema economo-psicologico. Un giovane coatto alle prese con l'organizzazione di una truffa assicurativa e un finto cieco che si improvvisa artista di strada senza strumenti e senza talento (senza arte nè parte).
"Un pazzo indietro" non dà risposte a questo dubbio esistenziale, limitandosi solo a rappresentarlo in maniera molto leggera spingendosi soltanto un po' nel proporre un liberatoio scambio delle parti.
In tal senso la canzone dei Chameleons III che accompagna i titoli di coda è il vero oracolo: "Vorrei capire se tu sei pazzo come me/Sono un pazzo indietro che vede un pazzo davanti a se".
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18 ottobre 2009

15 ottobre 2009

Guarda che c'è "Un pazzo indietro"

di Ferdinando, Flavio, Luca, Simone e Pasquale

E venne il giorno di "Un pazzo indietro".
Alla fine ce l'abbiamo fatta e soprattutto ce l'abbiamo fatta a metterci d'accordo (siamo in cinque) sulla versione finale. Non è stato facile.
La prima domanda che vi verrà spontanea fare dopo aver visto il corto sarà "Ma perché mai l'avete fatto?". E' la stessa domanda che ci siamo posti noi prima e durante la lavorazione, ma poi abbiamo trovato la risposta proprio nel vedere il corto finito.
Il fatto è che seppur non ci fossero validi motivi per fare un corto intorno ai quarant'anni e senza nessuna esperienza nel campo, è anche vero che non c'era nessun motivo per non farlo. Quindi, ricordando anche che in questo paese veniamo continuamente spinti ad assumere un atteggiamento ottimistico, ha vinto la linea meno debole.
Con questo non vogliamo chiedere tolleranza nel giudizio, sia chiaro. Siate pure spietati e cavillosi, anche più che in altre occasioni tanto - tranquilli - nessuno di noi si offenderà in quanto nella vita facciamo ben altro (forse anche peggio).
E veniamo alla storia di questo corto.
Tutto nasce nel 2008 quando la scuola di cinema Pigrecoemme, a fine corso, realizza un bellissimo cortometraggio intitolato "Un passo indietro". Ci viene allora l'idea di parodiare il corto degli amici di Pigrecoemme realizzando qualcosa di simile, molto amatoriale, dove ai personaggi principali si sostituscano emeriti idioti. Nel discutere quelle che potevano essere le scenette di questo corto ecco che ci si allontana dall'obbiettivo finale (la parodia di "Un passo indietro") e si arriva a quello che è oggi.

Fondamentale nella nostra avventura è stata l'assidua frequentazione della mensa aziendale, luogo deputato alla stesura dello script. Ruolo importantissimo ha assunto nel tempo il social network Facebook che ci ha consentito di allargare la collaborazione e la diffusione ad amici lontani (nuovi e ritrovati) che hanno contribuito in maniera determinante con suggerimenti, incoraggiamenti o veri e propri sussidi (Piero e Gianfranco) oltre che con la loro arte: ci sembra doveroso ringraziare Fabrizio Pocci dei Chameleons III che si è offerto di scrivere e incidere la canzone "Un pazzo indietro", un pezzo bellissimo che sintetizza a pieno l'idea del film fino a diventrarne parte integrante (la potete ascoltare nei titoli di coda). La nostra gratitudine imperitura va infine a Rosario Gallone di Pigrecoemme che ci ha consentito di approfondire il concetto di scavalcamento di campo.
Occorre infine ringraziare una persona speciale che risponde al nome di Marco Belotti, editore e graphic-artist veronese che ci ha regalato il divertente "nuovo uomo vitruviano" che è diventato l'effige/emblema del nostro film...

Oddio, abbiamo scritto "film". Dobbiamo correggere? Ma no...lasciamolo. Chi se ne frega.

La recensione di Gli Stregatti
La recensione di MPNews
La recensione di DigiBlues
La recensione di Recensioni a go go
Segnalazione di CINEblog
Segnalazione di Director's cup
Segnalazione di CinemaNotizie

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13 ottobre 2009

Corti napoletani crescono

Il nuovo cinema napoletano del NapoliFilmFestival sarà da domani sera protagonista anche in televisione: grazie a un accordo tra la rassegna napoletana e il network televisivo Coming Soon Television (visibile sul canale 180 di Sky e sul digitale terrestre) i registi che hanno partecipato al concorso Schermo Napoli Corti del NFF 2009 e delle precedenti edizioni avranno infatti una vetrina di primo piano per le proprie opere nella trasmissione Short Stories che, ogni mercoledì fino a dicembre, manderà in onda i corti della rassegna napoletana.

Si parte quindi domani sera con le prime tre opere che saranno presentate dai curatori della trasmissione Maurizio Aprea ed Elisabetta Ribacchi: i tre corti mandati in onda sono L'Appeso di Emanuele Tammaro e Mauro Ascione, Caro benzina di Nicolangelo Gelormini e Fine delle trasmissioni di Marcello Cotugno. I corti saranno introdotti dagli stessi registi che hanno avuto la possibilità di inviare a Coming Soon una breve presentazione dell’opera.

Siamo molto soddisfatti dell’attenzione che Coming Soon ha voluto rivolgere alla nostra rassegna – spiega Davide Azzolini, direttore del NapoliFilmFestival – offrendo così ai registi di Schermo Napoli l’opportunità di un passaggio televisivo, dopo essere stati presentati in sala a giugno a Castel Sant’Elmo. La trasmissione offrirà anche uno sguardo su Napoli, visto che i corti del nostro festival sono realizzati da registi napoletani o devono avere come tema, appunto, la città partenopea”.

Ogni mercoledì l’appuntamento con Short Stories è per tre volte al giorno su Coming Soon: alle 12, alle 20.30 e alle 23.
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11 ottobre 2009

08 ottobre 2009

Che la festa cominci: il nuovo libro di Niccolò Ammaniti

Beh, visto quello che succede nel nostro paese possiamo dire che i tempi sono più che maturi per un bel libro di Niccolò Ammaniti. Ma dovrebbe essere un Ammaniti d'annata, in piena forma, crudele e sadico come lo abbiamo conosciuto e non verboso e cupo come nell'ultima sua fatica ("Come dio comanda" del 2006).
Ed è per questo che ci fa particolarmente piacere sapere che il 27 ottobre uscirà "Che la festa cominci" il nuovo romanzo di Niccolò la cui trama ci fa pensare ad un opera scritta di getto negli ultimi tre mesi, cosa comunque difficile da credere visto che in genere Ammaniti impiega molto più tempo.
Ecco la trama e le note dell'editore:
"Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il piú grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica.
Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un’avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana.
L’irresistibile comicità di Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtú della nostra epoca. E nel sorriso che non ci abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti.
E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.
"
Mmmmm...mi ricorda "L'ultimo capodanno", uno dei racconti più belli di "Fango".
Il libro non sembra avere nulla a che fare con l'omonimo film di Tavernier del 1975. O no?

La recensione di KinemaZOne
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05 ottobre 2009