di Ferdinando Carcavallo
Se foste capitati ad ischia dal 5 all'11 luglio avreste trovato ovunque immagini di film girati sull'isola con schede informative delle opere e suggestivi inviti a vivere l'esperienza del cinema al Castello Aragonese (probabilmente il punto più bello dell'Isola Verde).
L'Ischia Film Festival, la piccola grande festa del cinema organizzata da Michelangelo Messina e Enny Mazzella, si è chiuso trionfalmente la sera dell'11 luglio in una serata elegante e sobria (mondana quanto basta) dove sono stati protagonisti il grande Mario Monicelli, Lina Sastri, Mattia Sbragia, l'attrice Donatella Finocchiaro (una "scoperta" dell'IFF edizione 2006) ma soprattutto il cinema delle varie categorie di concorso.
Le sezioni dei concorsi di quest'anno sono state tre. Documentari, cortometraggi e Location Negata.
Per l'ultima nuova categoria ha portato a casa il meritatissimo premio Yorgos Avgeropoulos con "The blood of Kouan Kouan", una vittoria quasi annunciata anche se personalmente credo che altre opere in concorso, come "32" di Michele Pastrello e "La Domitiana" di Romano Montesarchio rispondevano in maniera più completa ai requisiti del festival, con il territorio (Mestre per Pastrello e la periferia di Napoli per Montesarchio) protagonista.
Il grande vecchio del cinema italiano, il mai troppo celebrato Mario Monicelli, ha presenziato quasi a sorpresa l'ultima serata di un festival al quale tiene moltissimo proprio per la qualità e la pacatezza dei toni, ma nella serata del 9 luglio lo si è potuto apprezzare nella sua piena forma in un incontro con il pubblico assieme a Paolo Villaggio in cui i due artisti si sono raccontati a vicenda in un clima di complicità e rilassatezza preziosi per chi è abituato ai ritmi dei faccia a faccia televisivi.
Altri premiati della serata sono stati il regista salentino Edoardo Whinspeare per "Galantuomini" e Lino Fiorito per la sceneggiatura de "Il Divo" (premiato dall' inossidabile giornalista scrittore Valentino Parlato).
Si è concluso, quindi, più che dignitosamente uno dei festival del cinema più seri ed eleganti (come lo ha definito Parlato) che abbiamo ancora nel nostro paese. Un festival che si propone obiettivi precisi (promuovere la professione del Location Management, del cinetursmo e della geografia del cinema) portandosi come effetto collaterale (ma non indesiderato) la valorizzazione dei giovani talenti che in occasione degli incontri organizzati da Messina e Mazzella hanno modo di farsi conoscere e intensificare la rete di conoscenze.
Dimenticavo...il presidente del festival, lo scenografio di Kubrik premio Oscar Ken Adam, ha regalato ai partecipanti alla serata finale una bellissima video intervista che spero sia al più presto messa sul sito del festival a beneficio di tutti.
Le sezioni dei concorsi di quest'anno sono state tre. Documentari, cortometraggi e Location Negata.
Per l'ultima nuova categoria ha portato a casa il meritatissimo premio Yorgos Avgeropoulos con "The blood of Kouan Kouan", una vittoria quasi annunciata anche se personalmente credo che altre opere in concorso, come "32" di Michele Pastrello e "La Domitiana" di Romano Montesarchio rispondevano in maniera più completa ai requisiti del festival, con il territorio (Mestre per Pastrello e la periferia di Napoli per Montesarchio) protagonista.
Il grande vecchio del cinema italiano, il mai troppo celebrato Mario Monicelli, ha presenziato quasi a sorpresa l'ultima serata di un festival al quale tiene moltissimo proprio per la qualità e la pacatezza dei toni, ma nella serata del 9 luglio lo si è potuto apprezzare nella sua piena forma in un incontro con il pubblico assieme a Paolo Villaggio in cui i due artisti si sono raccontati a vicenda in un clima di complicità e rilassatezza preziosi per chi è abituato ai ritmi dei faccia a faccia televisivi.
Altri premiati della serata sono stati il regista salentino Edoardo Whinspeare per "Galantuomini" e Lino Fiorito per la sceneggiatura de "Il Divo" (premiato dall' inossidabile giornalista scrittore Valentino Parlato).
Si è concluso, quindi, più che dignitosamente uno dei festival del cinema più seri ed eleganti (come lo ha definito Parlato) che abbiamo ancora nel nostro paese. Un festival che si propone obiettivi precisi (promuovere la professione del Location Management, del cinetursmo e della geografia del cinema) portandosi come effetto collaterale (ma non indesiderato) la valorizzazione dei giovani talenti che in occasione degli incontri organizzati da Messina e Mazzella hanno modo di farsi conoscere e intensificare la rete di conoscenze.
Dimenticavo...il presidente del festival, lo scenografio di Kubrik premio Oscar Ken Adam, ha regalato ai partecipanti alla serata finale una bellissima video intervista che spero sia al più presto messa sul sito del festival a beneficio di tutti.
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