15 gennaio 2009

The Strangers

di Flavio Ignelzi

Non possiede il sadico attacco alla società borghese ed i giochi metacinematografici finzione/realtà che elevano “Funny Games” del maestro Haneke a vetta indiscussa del genere. E non possiede neanche l’intensità cinetica che colloca “Them” del duo Moreau/Palud tra i migliori modelli a cui rapportarsi. “The Strangers” dell’esordiente Bryan Bertino lavora a piani più bassi in ambito Home Invasion, nuova (ennesima) etichetta per un sottogenere del thriller/horror che ha fin troppi antenati eccellenti (da “Cane di Paglia” di Peckinpah a “Arancia Meccanica” di Kubrick). Plot di una semplicità disarmante, che prende un po’ qua e un po’ là, bugdet risicato ma speso con oculatezza (se solo la Tyler c’avesse messo un po’ più d’impegno...), colonna sonora che per una volta contribuisce costruttivamente alla tensione entrando perfino a livello diegetico, sfruttando gioie e dolori del caro, vecchio, vinile.

Le basi per la riuscita del film ci sono tutte, in fin dei conti. E il film tutto sommato funziona bene, da collaudato meccanismo di suspence qual’è, con un paio di trovate da applausi e le solite, piccole, stronzatine/ridondanze che irritano i più rodati estimatori del genere. La marcia in più, però, ce la mette il regista/sceneggiatore, con un finale di assoluta efferatezza, non tanto visiva quanto psicologica. Liv Tyler: “perchè ci fate questo?”; ragazza con la maschera di bambola: “perchè eravate in casa”. Nient’altro. Nessuna spiegazione, nessuna rivelazione. Solo il Male. Certo Haneke, ai ragazzi del suo “Funny Games”, alla medesima domanda faceva rispondere un ancor più estremo: “perché no?”. E qui si intuisce tutta la differenza che intercorre tra la buona bigiotteria ed i veri gioielli. Insomma, per dirla (pure) à la Mark Twain, “tra tutti gli animali l’uomo è il più crudele, è l’unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo.

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