22 dicembre 2009

IL GOVERNO AZZERA CINEMA E FICTION

www.100autori.it (18 dicembre 2009)
Nonostante tutte le promesse, il decreto sulla televisione varato ieri dal governo elimina di fatto qualunque obbligo di investimento e programmazione sul cinema e sulla fiction indipendenti italiani da parte dei network televisivi.
Mentre la già discussa legge Gasparri, all’articolo 44, prevedeva che le emittenti televisive riservassero “il 10 percento del tempo di diffusione, in particolare nelle fasce orarie di maggiore ascolto, alle opere europee degli ultimi 5 anni, di cui il 20 percento alle opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte” e di conseguenza induceva i network a impiegare le quote previste per gli investimenti nell’acquisto (o nella produzione) di opere adatte alle fasce di maggiore ascolto del palinsesto, l’attuale decreto prevede sì la diffusione di opere europee ma non stabilisce alcun parametro riguardo alle fasce orarie di ascolto né all’epoca di produzione delle opere.

Si scardinano così le condizioni che determinavano una ricaduta virtuosa delle quote di programmazione sul mondo della produzione.

Il decreto approvato stabilisce infatti solo che le emittenti televisive riservano il 10 per cento dei propri introiti netti annui “alla produzione, al finanziamento, al preacquisto e all’acquisto di opere europee realizzate da produttori indipendenti”. E solo successivamente afferma che “la percentuale di cui al presente comma deve essere raggiunta assegnando una quota adeguata ad opere recenti, vale a dire quelle diffuse entro cinque anni dalla loro produzione, incluse le opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte.”

In questo modo, non solo la quote della Rai viene abbassata dal 15 al 10 per cento, ma l’espressione “quota adeguata” rende di fatto discrezionale l’investimento da destinare alle produzioni europee indipendenti “recenti” cosicché, eliminato l’obbligo di programmazione “nelle fasce orarie di maggiore ascolto” previste dalla precedente legge, le emittenti possono rispettare il decreto anche diffondendo prodotto non “recente” e in qualunque fascia oraria (vecchi film nel cuore della notte).

In questo modo si vanifica quel dispositivo che, a fronte della concessione alle emittenti di un bene pubblico come l’etere per trarne enorme profitto privato, favoriva la produzione di opere di cinema e televisione al fine di trasmetterle in orari di grande ascolto. Ossia il dispositivo che aveva indotto i network a investire in fiction televisiva e cinema facendo da volano all’industria audiovisiva e portando al successo molti prodotti di qualità.

Come se questo non bastasse il testo rimanda a un ulteriore decreto da emanare entro nove mesi da parte del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, per definire cosa si intenda per “opere cinematografiche di espressione originale italiana ovunque prodotte” nonché “le quote percentuali da riservare a queste ultime nell’ambito della quota indicata” senza però precisare se questa riserva dovrà essere riferita a prodotto “recente” e lasciando intendere un possibile passaggio delle deleghe per il cinema dal Ministro della Cultura al Ministro dello Sviluppo Economico.

Il taglio di questi obblighi penalizza un settore fortemente colpito dalla crisi degli investimenti pubblicitari, rischiando di determinare un grave problema occupazionale.
Ancora una volta il conflitto di interessi, permette al Presidente del Consiglio di condizionare le politiche editoriali della Rai a vantaggio degli interessi di Mediaset. Se la Rai smette di proporre film e fiction di successo, Mediaset può sottrarsi alla competizione e risparmiare sui propri investimenti.
A causa di questo provvedimento, da oggi l’industria del cinema e della narrativa televisiva che negli ultimi anni ha generato cultura ed enorme ricchezza, prodotti di qualità e posti di lavoro, rischia di morire lasciando questo paese e i suoi cittadini più poveri e privi della possibilità di raccontarsi.
(Continua a leggere)

16 dicembre 2009

Iscrizioni per l'Ischia FIlm Festival 2010

Sono aperte le iscrizioni per l’8ª edizione dell’Ischia Film Festival che si terrà sull’isola d’Ischia dal 4 al 10 luglio 2010.
L’Ischia Film Festival, ideato e diretto da Michelangelo Messina, nasce con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia ed agli scenografi che hanno valorizzato “location” italiane o straniere nelle opere audiovisive.
Possono partecipare al Concorso lungometraggi, documentari e cortometraggi che abbiano dato particolare rilevanza alla cultura, alle tradizioni, all’ambiente ed alla storia dei luoghi, o nei quali la “location” è funzionale al tema trattato ed al suo sviluppo narrativo.
La deadline per l’invio delle opere è fissata per il 30 Aprile 2010.
(Continua a leggere)

14 dicembre 2009

Che la festa cominci, di Niccolò Ammaniti

di Ferdinando Carcavallo

Non capita spesso, ma quando capita è bellissimo. Parlo della circostanza di ritrovare lo spirito e la verve di uno scrittore che amiamo dopo una delusione.
Personalmente "Come dio comanda" non mi aveva entusiasmato, anzi avevo avvertito tra le tante pagine di quel romanzo una certa stanchezza di Niccolò Ammaniti, pur se ispirato e impeccabile nelle descrizioni come al solito. Quel romanzo mi aveva quasi fatto pensare che l'Ammaniti di "Fango", "Io non ho paura" e "Ti prendo e ti porto via" fosse ormai cresciuto troppo e quindi adagiatosi su atmosfere più cupi e ritmi più lenti.
Mi sbagliavo, ringraziando iddio.
Il nuovo romanzo di Ammaniti "Che la festa cominci" recupera alla grande tutte le mancanze del precedente lavoro. Le storie che si intrecciano sono due, una - al limite della follia - fatta di sette sataniche all'amatriciana e improbabili sacrifici umani e l'altra che racconta il declino di uno scrittore "alla moda" che si vede abbandonato da editori e donne. A queste se ne aggiunge come sfondo una terza, forse la più ammanitiana, dove protagonista è un palazzinaro con fama di immortalità che organizza un indimenticabile Zoo Safari nel centro della Capitale. Un evento che, inutile dirlo, sarà sicuramente ricordato per un disastroso epilogo.
Accogliamo con un URRAH! il ritorno in libreria di Niccolò Ammaniti. E speriamo che nessun regista in cerca di spolvero mortifichi lo scritto con un film mediocre.

(Continua a leggere)

L'uomo nero

di Ferdinando Carcavallo

Nel complesso "L'uomo nero" mi è parso un film mediocre e molto (ma molto) civettuolo. La musica di Nicola Piovani, che cita se stesso nelle note de "La vita è bella", Sergio Rubini capostazione che cita se stesso nel suo esordio registico, una Puglia cinematografica indistinguibile dalla Sicilia di Tornatore, il continuo alternare di flashback infanzia-vecchiaia, come se tra queste stagioni della vita i personaggi fossero rimasti ibernati, la fanno da padrone in tutta la prima metà del film. A inizio secondo tempo, dopo questo lungo prologo, inizia il vero e proprio film in cui non si può non notare la bravura - e la crescente bellezza - di Valeria Golino (unico elemento rilevante).
Il tema trattato dal regista/attore pugliese è ancora quello dell'arte ("Colpo d'occhio") e della famiglia ("La terra") e l'elemento surreale (tipico di una parte della produzione di Rubini), che solitamente dovrebbe allegerire e dare un tocco di poesia a storie ordinarie, stavolta sembra davvero fuori luogo, deviante e direi - a volte - irritante.
Nulla di originale, nemmeno una inquadratura. Dall'inizio alla fine si ha l'impressione di vedere qualcosa di vecchio, di superato. La sequenza finale con il commiato davanti il cancello del cimitero ci ricorda Rubini attore in "Mortacci" di Sergio Citti in cui l'eroe creduto morto tornava al paese e veniva costretto a morire davvero per salvare l'economia della cittadina.
Ecco, forse è quello che sta succedendo al Cinema Italiano (almeno quello "riconosciuto di rilevanza culturale ed artistica") che si considera morto e non sa fare altro che autocitarsi ricordardando i tempi che furono.

(Continua a leggere)

13 dicembre 2009

CORTONERO

Dopo un anno di segreta clandestinità torna alla sua seconda edizione CORTONERO, il primo concorso di cortometraggi interamente dedicato al noir, al giallo e al mistero.
Il Pozzo e il Pendolo invita tutti i detective, i registi, i videomaker e non, assetati di noir a presentare i propri cortometraggi entro il 31 marzo 2010.
L'iscrizione è completamente gratuita.

Regolamento e scheda di iscrizione su: www.ilpozzoeilpendolo.it

(Continua a leggere)

10 dicembre 2009

Moon: uscita strategica

A detta di molti Moon di Duncan Jones è un film bellissimo, tra i migliori del 2009.

Moon esce in pochissime sale italiane per una "operazione strategica" di marketing. pare che così possono alzare il prezzo del DVD e dei passaggi televisivi.

L'asino è un bell'animale.

ed2k://fileMoon.2009.iTALiAN.MD.DVDRip.XviD-SiLENT.avi72412375663457EC1B84E1171746D9C0D8AAD8442h=BJVU4LV33U25O5ODUPWARXVGIGYRH6JN/
(Continua a leggere)

09 dicembre 2009

Bastardi senza gloria

di Ferdinando Carcavallo

No. Non siamo di fronte al capolavoro di Quentin Tarantino, questo però non toglie che "Bastardi senza gloria" sia un vero e proprio trastullo per i sensi di un vecchio e pigro cinefilo che non ha voglia di trovare altrove stimoli e preferisce affidarsi alla premiata ditta Quentin & Co.
Tutti gli elementi Tarantiniani sono espressi al massimo, ma a volte tale "Tarantinità" appare un po' forzata quasi si trattasse dell'opera di un giovane filmaker che vuole omaggiare il regista di "Kill Bill" e "Pulp Fiction".
A partire dalla prima scena Quentin ci porta subito nel pieno del contesto del film, sia per quanto riguarda la storia che lo stile. Una citazione chiara e certificata di "C'era una volta il west" ci dice che questo film sta al genere "War" come quello di Leone stava al "Western". Lo Spaghetti War di Tarantino, contrariamente a quello che si può pensare, non è il risultato della contaminazione di vari generi ma solo la sublimazione del western che muove le sue mosse da dove Leone lo aveva lasciato.

Anche se il film è ambientato in Francia, tutto riporta al Texas o all'Arizona, dalla capanna del contadino francese (che parla americano come nemmeno a Pasadeena!?) al bar/saloon in cui si svolge la sparatoria più cruenta del film. I "Bastardi" non sono altro che dei cow boys giustizieri, dei cacciatori di taglie senza una precisa strategia se non quella di vendicare i compagni e recuparare quanti più scalpi è possibile agli odiati indiani (ma qui si potrebbe anche discutere su un'inversione dei ruoli, magari sono i bastardi gli indiani e i nazisti i colonizzatori).
Tarantiniano è anche il fatto che tutta la storia del film - e quindi tutta la storia moderna visto che si parla dell'esito della II guerra mondiale - ruoti intorno ad un cinematografo nel quale si compirà la vendetta dell'umanità (oltre che degli Ebrei).
Perchè non è il capolavoro di Tarantino (come invece alcuni sostengono)? Perchè stavolta la scelta delle musiche non è stata vincente e emozionante come in "Pulp Fiction" (la vestizione dell'eroina con David Bowie che canta "Putting out fire" sembra l'intrusione di un videoclip), perchè a parte la scena iniziale la tensione non è mai a livelli de "Le Iene" e perchè nonostante i virtuosismi (bellissimi) di macchina non si raggiunge mai la bellezza di "Kill Bill". Questo, ripeto, non toglie che sia un GRANDE film!

(Continua a leggere)

04 dicembre 2009

Inglourious Basterds: a Jack Kirby's Graphic Novel

Guardate qui che meraviglia. 5 fake cover stile Marvel anni '70 (il tratto sembra quello del grandissimo Jack Kirby) di un adattamento a fumetti del bellissimo film di Tarantino (a proposito, l'ho visto, ne sono rimasto affascinato ma non ho ancora partorito un post...).
Non si sa bene chi sia l'autore di questi falsi d'autore. Io li ho trovati, tramite l'attento Ignelzi, sul sito http://www.chud.com/ che a sua volta le ha "rubate" al feed twitter di Harry Knowles(http://www.aintcool.com/) e penso che Tarantino abbia goduto non poco nel vederli.
Chissà che non sia una pubblicità virale di una reale prossima pubblicazione a fumetti. In tal caso, siffatte forme di pubblicità mi piacciono.



(Continua a leggere)

01 dicembre 2009

24 novembre 2009

Short Stories presenta "Un pazzo indietro"

Un'ottima giornata per l'ego di KinemaZOne. Abbiamo appena appreso che il nostro filmettino "Un pazzo indietro" è stato scelto per essere trasmesso nel programma televisivo "Short Stories" su Coming Soon Television.
Il tutto avverrà giovedì 3 dicembre alle ore 23.20 circa, con replica della puntata il giorno dopo (4 dicembre) alle ore 12.00 e alle 20.30.
Per chi non lo sapesse Coming Soon Television è un canale free visibile sia sul satellite (Canale 180 sul decoder di Sky) sia sul Digitale Terrestre, ma anche in diretta streaming su web all'indirizzo http://www.comingsoon.it/
E' il primo network, per ora, che si interessa al nostro cortometraggio e ci riempie di orgoglio e di incredulo compiacimento, soprattutto perchè gli altri corti trasmessi da Short Stories sono davvero di ottima qualità e quasi sempre provengono dalle selezioni di festival prestigiosi come il RIFF (Roma Indipendent Film Festival), il NFF (Napoli Film Festival) è il Pesaro Horror Fest.

Bello bello. Siam proprio contenti.

(Continua a leggere)

19 novembre 2009

Salad Days Magazine

di Flavio "Zio JD" Ignelzi

E’ uscito il primo numero di Salad Days Magazine, free-press indipendente italiano su musica (punk, hc, metal…), action sports (surf, skate, bike…), street-culture e nuove forme d’arte. Ci trovate articoli interessanti e fotografie sorprendenti.

Il sottoscritto partecipa alla festa scrivendo di musica (of course), con un paio di interviste (Coalesce, Bring Me The Horizon) ed una quindicina di recensioni.

Salad Days Magazine #1 lo trovate in alcuni streetwear/record/pro-shops del BelPaese, mentre dovrebbe essere presto disponibile sul sito (http://www.saladdaysmag.com/) la possibilità di abbonarsi e di sfogliarlo online.

A Benevento lo trovate al Morgana Music Club.

Naturalmente è tutto aggratiss.
(Continua a leggere)

17 novembre 2009

Il lercio, di Lucas Pavetto

di Ferdinando Carcavallo

Il lercio è l'ultimo film di Lucas Pavetto e dell''ImageInAction production, casa di produzione indipendente che finora ha prodotto due horror ("The bastard contadine" di Pavetto e "Il cerchio dei morti" di Andrea Falcioni) dai quali traspariva un talento e una passione davvero ammirevole ma che non avevano niente di particolarmente originale.
"Il lercio" è una bellissima sorpresa. L'horror, inteso nel senso canonico del genere, è lontano e risulta davvero difficile dare una catalogazione a questo mediometraggio.
E' la storia di una psicosi, quella di Roberto, la cui avarizia è così estrema dal renderlo insensibile a tutto, l'amicizia, l'amore e la vita stessa.
C'è molta ironia nel modo in cui Lucas Pavetto ci presenta le varie situazioni della vita di questo Tirchio da competizione che alla fin fine intenerisce seppure nella sua totale e palese negatività.

Roberto è un mostro senza scusanti. La sua taccagneria ha origini genetiche (è plurimilionario grazie all'avarizia dei genitori) ma non ha scusanti per quello di cui si rende responsabile.
Il lercio è un film riuscito e godibilissimo nel quale si possono trovare dei difetti, o meglio delle imperfezioni, che tuttavia sono perdonate dal fatto che l'obiettivo ultimo - interessare, divertitire e (per i più sensibili) commuovere - è sicuramente raggiunto.
Lucas Pavetto è un regista che ancora risente dell'ondata pulp tarantiniana, ma il suo condire il noir con un'ironia resa da situazioni parossistiche piuttosto che dalla verbosità dei dialoghi, rende il suo stile molto particolare e originale.

Complimenti davvero, anche per la cura della grafica sia dei titoli di testa che del sito Web.

Download da ImageInActionFilm
Vimeo (in 4 parti)
YouTube (in 4 parti)

(Continua a leggere)

12 novembre 2009

Everybody's fine. Sicuro sicuro sicuro?

di Ferdinando Carcavallo

Oggi in una intervista su Repubblica, Giuseppe Tornatore, nel parlare della prima americana di "Baaria", ha accennato alla imminente uscita negli USA di "Everybody's fine", il remake del suo "Stanno tutti bene" con Robert De Niro, Sam Rockwell e Drew Barrymore. Il regista siciliano ha detto di non aver partecipato per niente alla produzione del remake e di non averlo visto ma di essere sicuro che si tratti di un buon lavoro e che nella trama (a parte la soppressione di un figlio del protagionista) nulla è cambiato rispetto all'originale.

Beh, non so quanti di voi ricordano il film di Tornatore con Marcello Mastroianni. Non fu un successo. Arrivò pochi anni dopo "Nuovo cinema Paradiso" e pagò lo scotto di essere troppo diverso dal film Oscar, ma tutto sommato era un film onesto, commovente e ben recitato, molto amaro e sicuramente non a lieto fine.

Da quello che si vede nel trailer della versione americana nulla di tutto questo sembra essere stato conservato. D'altronde l'ambientazione americana, il lusso sfrenato in cui sembrano vivere tutti i protagonisti e la mielosità dei ripetuti abbracci padre-figlio fanno pensare a un polpettone natalizio dove non si fa altro che dire "I love you" sulla neve con le lacrime che si ghiacciano in faccia. Giudicate voi.

(Continua a leggere)

04 novembre 2009

TreQuarti, di Roberto Longo

di Ferdinando Carcavallo

Sorprendente, maledetto e meraviglioso mondo del cinema indipendente.
Stavolta, quello che ho avuto la fortuna di vedere non è stato un cortometraggio ma un vero e proprio film di 75 minuti, molti dei quali, a dire il vero, troppo generosamente elargiti.
TreQuarti è l'opera prima di Roberto Longo ed è un bel film d'autore per il quale occorre essere armati di una buona dose di benevolenza per superare l'impatto iniziale fatto di lunghe e statiche inquadrature (comunque sempre sostenute da una colonna sonora molto curata di Alex Baranowski) per poi arrivare al cuore del film.
E' da dire che i lunghi silenzi dei protagonisti sono funzionali alla costruzione del contesto ambientale in cui si svolge la storia di Daniele ed Eva. Silenzi rotti soltanto dal rumore delle auto che entra in casa e il vociare molesto dello zapping isterico che viola l'intimità della camera da letto.
La storia è fondamentalmente quella della rottura di una coppia in crisi (sessuale e sentimentale) avvenuta per un equivoco ma comunque già logorata dalla mancanza del dialogo e di una intimità appagante.
Non possiamo che sorprenderci positivamente per questo film che Roberto Longo ha realizzato quasi in assoluta autonomia e praticamente a budget zero. Un film pieno di personalità, curatissimo nei dettagli, nelle inquadrature mai scelte a caso e nella particolare resa estetica suggestiva.
Insomma non un film leggero, indubbiamente prolisso in molte occasioni (ok l'importanza dei silenzi che raccontano le storie interiori, ma senza esagerare) ma non potrei immaginare l'"idea" del film realizzata in una maniera diversa.
Roberto è attualmente impegnato nella realizzazione di un secondo lungometraggio scritto in collaborazione con Massimo Vavassori (già collaboratore di Omar Pesenti e membro della comunity filmmaking.it di cui Longo è il fondatore) e le recensioni finora ricevute su Web (vedi la rivista Rapporto Confidenziale) ne decretano un successo di cui può andare fiero.
Ma magari affrettando un po' il passo!! ;-)

(Continua a leggere)

03 novembre 2009

Pinocchio: non raccontatecelo più.

di Ferdinando Carcavallo

Era l'anno 2000 quando, entusiasta del mio nuovissimo lettore DVD, cominciai a comprare tutto quello che allora il mercato offriva per rivedere in digitale i miti della mia infanzia. Fu così che comprai un'edizione in DVD de "Le avventure di Pinocchio" di Luigi Comencini. Ma, haimè, si trattava di una bruttissima versione dello sceneggiato, piena di tagli e rimontata in maniera pressocchè casuale, per cui quello che si vedeva era una serie di schetch slegati, degli estratti a volte anche non legati nel giusto senso narrativo.
Mancavano, ad esempio, la scena di Pinocchio in carcere, Geppetto dal comandante dei carabinieri, Pinocchio che incontra il mostro di cartapesta e altro.
A questa edizione dello scenggiato, più che al romanzo di Collodi, deve essersi ispirato Alberto Sironi nel sue remake de "Le avventure di Pinocchio" andato in onda domenica e lunedi su Rai Uno in un orario da nottambuli.
La fiction di Sironi, peraltro lodevole regista di Montalbano, sembra aver del tutto ignorato il romanzo andando direttamente ad attingere dallo script (e dalla regia) del mitico scenggiato degli anni '70, giusto aggiungendo qualche trascurabile particolare, come il pretestuoso personaggio di Margherita Buy e l'umanizzazione del glillo parlante ad opera di Luciana Littinzetto.
Comencini (con la collaborazione di Suso Cecchi D'Amico) per motivi di budget dovette trovare un espediente per ridurre al minimo le scene del burattino animato e così si inventò l' "anticipo" del miracolo subordinato alla buona condotta. Oggi tale espediente pare alquanto fuori posto e sarebbe stato più giusto rappresentare un Pinocchio di legno (più credibile di quello comunque utilizzato) così come dalla favola di Collodi e trovare altrove l'occasione per far qualcosa di diverso.
Evitiamo ovviamente di paragonare Bob Oskins a Nino Manfredi, Bertorelli e Pannofino a Franchi e Ingrassia, senza menzionare la Lollobrigida, Lionel Stander e finanche il piccolo Andrea Balestri e nemmeno siamo qui a dire se sia più bravo Sironi o Comencini. Sarebbe stupido e ingiusto.
Notiamo soltanto che ci è sembrata molto strana questa operazione di Rai Uno, quella di ri-rappresentare il romanzo italiano più conosciuto a tutte le generazioni di italiani ancora in vita senza apportare davvero nulla di attrattivo. Nella rappresentazione è evidente quasi una noia, una certa forzatura nel raccontare una storia già raccontata un milione di volte.
Eppure è stato un errore in cui è incappato anche un grande esperto di successi come Roberto Benigni. Possibile che si facciano ancora certe stupidagini?
(Continua a leggere)

20 ottobre 2009

27 minuti di purezza, di Omar Pesenti

di Ferdinando Carcavallo

Ed eccoci qua a scrivere sull'ultimo corto di Omar Pesenti, on line da pochi giorni ma già oggetto di discussioni più e meno critiche sui forum specializzati.
Credo che questo post arrivi come primo parere da non addetto ai lavori.
Inutile nascondere la mia ammirazione antica per Omar Pesenti che da un lato rischia di condizionare il giudizio ma dall'altro è anche causa delle grandi aspettative che nutrivo per questo corto preceduto da un fulminante trailer.
Beh, ora che l'ho visto già un paio di volte, mi sento pronto ad affermare che si tratta di un ottimo lavoro, il migliore di Omar.
Completamente diverso dal precedente - "Di chi è ora la città?" - questo nuovo corto è davvero corto e tutto si esaurisce in poco più di 7 minuti. O almeno così pare, ma in effetti il titolo "27 minuti di purezza" dà già un' idea del fatto che quello a cui assistiamo è solo un flash della storia che in universo filmico parallelo, per noi inaccessibile, sta succedendo.
E' quello che accade, in fondo, quando i telegiornali ci danno le notizie dei vari avvenimenti di cronaca. Per forza di cose non possiamo che assistere a quello che è una infinitesima parte della vera vicenda.
Nonostante quello che può apparire, "27 minuti di purezza" non è un film contro la brutalità dei media e lo sciacallaggio del giornalismo televisivo, ma solo una riflessione su come sia la violenza la vera protagonista dell'informazione e non le persone e i fatti.
Interessantissimo il finale in cui i vari network televisivi si trovano spiazzati da una tragedia nella tragedia non sapendo più a quale avvenimento dare più peso, chi condannare e chi assolvere.
Volutamente questo corto di Omar Pesenti non ha finale, o meglio ha un finale che non conclude. La sensazione che si prova nel vedere "27 minuti di purezza" è la stessa che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita nell'accostarci per pochi minuti al luogo di un brutto incidente dove abbiamo visto sofferenza, dolore e disperazione senza comprendere bene cosa fosse successo ma subendone soltanto per poco il disagio interiore.

Questo corto rappresenta per Omar un bel passo avanti sia nella regia, ricca di soluzioni eleganti e originali, che nella direzione degli attori.
Qualcuno ha detto che più che a Bergamo i personaggi sembrano essere a New York.
Mah. Credo soltanto che ci troviamo nel mondo di Omar.

27 minuti di purezza su Vimeo

(Continua a leggere)

19 ottobre 2009

Un pazzo indietro: note di regia

La moneta da un euro con l'effige dell'uomo vitruviano è la chiave della storia de "Un pazzo indietro". L'introduzione della moneta unica europea ha portato ad una crisi che è umana prima ancora che economica. Il conseguente raddoppio dei prezzi - o dimezzamento dei salari - viene rappresentata con una metafora psicoanalitica cara al cinema classico, ossia lo sdoppiamento della personalità.
L'uomo e il suo doppio condividono tutto ma solo uno dei due è quello che si prende carico di produrre salario, il pazzo che non riesce a farsi una ragione di questa situazione, mentre l'altro si limita a consumare vivendo alle spalle ("indietro") del primo.
Nel suo cammino verso un oracolo in grado di dare una risposta, rappresentato da una psicologa che con l'euro ci gioca come se fosse un antistress, il protagonista incontra altre figure umane alle prese con il problema economo-psicologico. Un giovane coatto alle prese con l'organizzazione di una truffa assicurativa e un finto cieco che si improvvisa artista di strada senza strumenti e senza talento (senza arte nè parte).
"Un pazzo indietro" non dà risposte a questo dubbio esistenziale, limitandosi solo a rappresentarlo in maniera molto leggera spingendosi soltanto un po' nel proporre un liberatoio scambio delle parti.
In tal senso la canzone dei Chameleons III che accompagna i titoli di coda è il vero oracolo: "Vorrei capire se tu sei pazzo come me/Sono un pazzo indietro che vede un pazzo davanti a se".
(Continua a leggere)

18 ottobre 2009

15 ottobre 2009

Guarda che c'è "Un pazzo indietro"

di Ferdinando, Flavio, Luca, Simone e Pasquale

E venne il giorno di "Un pazzo indietro".
Alla fine ce l'abbiamo fatta e soprattutto ce l'abbiamo fatta a metterci d'accordo (siamo in cinque) sulla versione finale. Non è stato facile.
La prima domanda che vi verrà spontanea fare dopo aver visto il corto sarà "Ma perché mai l'avete fatto?". E' la stessa domanda che ci siamo posti noi prima e durante la lavorazione, ma poi abbiamo trovato la risposta proprio nel vedere il corto finito.
Il fatto è che seppur non ci fossero validi motivi per fare un corto intorno ai quarant'anni e senza nessuna esperienza nel campo, è anche vero che non c'era nessun motivo per non farlo. Quindi, ricordando anche che in questo paese veniamo continuamente spinti ad assumere un atteggiamento ottimistico, ha vinto la linea meno debole.
Con questo non vogliamo chiedere tolleranza nel giudizio, sia chiaro. Siate pure spietati e cavillosi, anche più che in altre occasioni tanto - tranquilli - nessuno di noi si offenderà in quanto nella vita facciamo ben altro (forse anche peggio).
E veniamo alla storia di questo corto.
Tutto nasce nel 2008 quando la scuola di cinema Pigrecoemme, a fine corso, realizza un bellissimo cortometraggio intitolato "Un passo indietro". Ci viene allora l'idea di parodiare il corto degli amici di Pigrecoemme realizzando qualcosa di simile, molto amatoriale, dove ai personaggi principali si sostituscano emeriti idioti. Nel discutere quelle che potevano essere le scenette di questo corto ecco che ci si allontana dall'obbiettivo finale (la parodia di "Un passo indietro") e si arriva a quello che è oggi.

Fondamentale nella nostra avventura è stata l'assidua frequentazione della mensa aziendale, luogo deputato alla stesura dello script. Ruolo importantissimo ha assunto nel tempo il social network Facebook che ci ha consentito di allargare la collaborazione e la diffusione ad amici lontani (nuovi e ritrovati) che hanno contribuito in maniera determinante con suggerimenti, incoraggiamenti o veri e propri sussidi (Piero e Gianfranco) oltre che con la loro arte: ci sembra doveroso ringraziare Fabrizio Pocci dei Chameleons III che si è offerto di scrivere e incidere la canzone "Un pazzo indietro", un pezzo bellissimo che sintetizza a pieno l'idea del film fino a diventrarne parte integrante (la potete ascoltare nei titoli di coda). La nostra gratitudine imperitura va infine a Rosario Gallone di Pigrecoemme che ci ha consentito di approfondire il concetto di scavalcamento di campo.
Occorre infine ringraziare una persona speciale che risponde al nome di Marco Belotti, editore e graphic-artist veronese che ci ha regalato il divertente "nuovo uomo vitruviano" che è diventato l'effige/emblema del nostro film...

Oddio, abbiamo scritto "film". Dobbiamo correggere? Ma no...lasciamolo. Chi se ne frega.

La recensione di Gli Stregatti
La recensione di MPNews
La recensione di DigiBlues
La recensione di Recensioni a go go
Segnalazione di CINEblog
Segnalazione di Director's cup
Segnalazione di CinemaNotizie

(Continua a leggere)

13 ottobre 2009

Corti napoletani crescono

Il nuovo cinema napoletano del NapoliFilmFestival sarà da domani sera protagonista anche in televisione: grazie a un accordo tra la rassegna napoletana e il network televisivo Coming Soon Television (visibile sul canale 180 di Sky e sul digitale terrestre) i registi che hanno partecipato al concorso Schermo Napoli Corti del NFF 2009 e delle precedenti edizioni avranno infatti una vetrina di primo piano per le proprie opere nella trasmissione Short Stories che, ogni mercoledì fino a dicembre, manderà in onda i corti della rassegna napoletana.

Si parte quindi domani sera con le prime tre opere che saranno presentate dai curatori della trasmissione Maurizio Aprea ed Elisabetta Ribacchi: i tre corti mandati in onda sono L'Appeso di Emanuele Tammaro e Mauro Ascione, Caro benzina di Nicolangelo Gelormini e Fine delle trasmissioni di Marcello Cotugno. I corti saranno introdotti dagli stessi registi che hanno avuto la possibilità di inviare a Coming Soon una breve presentazione dell’opera.

Siamo molto soddisfatti dell’attenzione che Coming Soon ha voluto rivolgere alla nostra rassegna – spiega Davide Azzolini, direttore del NapoliFilmFestival – offrendo così ai registi di Schermo Napoli l’opportunità di un passaggio televisivo, dopo essere stati presentati in sala a giugno a Castel Sant’Elmo. La trasmissione offrirà anche uno sguardo su Napoli, visto che i corti del nostro festival sono realizzati da registi napoletani o devono avere come tema, appunto, la città partenopea”.

Ogni mercoledì l’appuntamento con Short Stories è per tre volte al giorno su Coming Soon: alle 12, alle 20.30 e alle 23.
(Continua a leggere)

11 ottobre 2009

08 ottobre 2009

Che la festa cominci: il nuovo libro di Niccolò Ammaniti

Beh, visto quello che succede nel nostro paese possiamo dire che i tempi sono più che maturi per un bel libro di Niccolò Ammaniti. Ma dovrebbe essere un Ammaniti d'annata, in piena forma, crudele e sadico come lo abbiamo conosciuto e non verboso e cupo come nell'ultima sua fatica ("Come dio comanda" del 2006).
Ed è per questo che ci fa particolarmente piacere sapere che il 27 ottobre uscirà "Che la festa cominci" il nuovo romanzo di Niccolò la cui trama ci fa pensare ad un opera scritta di getto negli ultimi tre mesi, cosa comunque difficile da credere visto che in genere Ammaniti impiega molto più tempo.
Ecco la trama e le note dell'editore:
"Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il piú grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica.
Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un’avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana.
L’irresistibile comicità di Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtú della nostra epoca. E nel sorriso che non ci abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti.
E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.
"
Mmmmm...mi ricorda "L'ultimo capodanno", uno dei racconti più belli di "Fango".
Il libro non sembra avere nulla a che fare con l'omonimo film di Tavernier del 1975. O no?

La recensione di KinemaZOne
Compra "Che la festa cominci" su libreriauniversitaria.it

(Continua a leggere)

05 ottobre 2009

29 settembre 2009

Un pazzo indietro (pazzo dopo pazzo)

Eccovi alcune foto dall'ultimo (?) set de "Un pazzo indietro", giusto per testimoniare che non ci siamo arresi. Anzi, possiamo dire di essere a buon punto.
Tutte le scene previste dallo storyboard sono state girate. Probabilmente faremo un'altra sortita per girare qualche scena di raccordo per dare più fluidità alla seppur breve trama.
Consideranto il tempo speso (parlo di quello effettivo che si aggira sui 5 giorni di riprese in 3 mesi) possiamo dire di aver raggiunto un buon risultato.

Chi ha già visto il premontato ne è rimasto letteralmente affascinato e lo riguarda a ripetizione anticipando le battute come per un vero cult. Vero è che chi ha visto il premontato finora è solo mia figlia di 3 anni, ma comunque rappresenta un target, anche se tutto avremmo pensato tranne di fare concorrenza ai Barbapapà e il canale Boing.

Quindi i nosti produttori associati possono star tranquilli per aver speso bene i propri risparmi, così come tutti quelli che hanno collaborato da lontano (ma spesso più vicini dei presenti) alla realizzazione di questo piccolo gioco. Parlo dei livornesi Chameleons III che hanno composto la bellissima colonna sonora (di cui il corto è il vodeoclip) e altri che scoprirete quando vedrete il risultato finale (e comprato il DVD...).


Una data? Pensiamo di poter essere abbastanza realista nel dire che entro il 15 ottobre sarà on line (QOOB, Youtube, Facebook, Vimeo).

(Continua a leggere)

28 settembre 2009

Uomini che odiano le zingare

di Flavio Ignelzi

Uomini che odiano le donne” è un thriller svedese di Niels Arden Oplev. La qual cosa ci potrebbe far entusiasmare dopo i notevoli, poco meno che esaltanti, prodotti di quelle lande (intendiamo il Tomas Alfredson di “Lasciami Entrare”, e pure Ingmar Bergman). Ma il film ha qualcosa che non va (e che non viene). Non parlo solo dell’aspetto tecnico, che ce lo fa sembrare una fiction nordica con protagonista il Sergio Castellitto scandinavo. E’ proprio che è sbilanciato, viaggia a strattoni (un po’ “minchia!”, un po’ “che due palle”), col freno a mano tirato. E fa fumo, tanto fumo. Come il 128 di mio zio. Non ho letto il romanzo. Immagino che chi lo abbia fatto troverà mille ragioni per lamentarsi: si capisce lontano un miglio che l’opera è stata smontata e rimontata (e tagliata) ad uso e consumo del pubblico più mainstream. D’altronde, è la patria dell’Ikea. Poteva essere un’epifania di miseria umana (“Festen” era mezzo svedese, giusto?), ma di umano c’è ben poco. A ‘sto punto non ci resta che aspettare il remake con George Clooney.

Di tutt’altra pasta “Drag Me To Hell”. E’ il ritorno di Sam Raimi alla produzione low budget (che, poi, tutto è relativo rispetto a Spiderman…), delle storielle piccine-picciò, un episodio de “Ai Confini Della Realtà” scritto da Buster Keaton e allungato fino a un’ora e mezza. Raimi ha girato un film ventoso, di cose che svolazzano (foglie, fazzoletti, mosche), di maledizioni gitane che si avverano con i bottoni, di disgrazie che non sono coincidenze (e, a conti fatti, non è troppo uguale a “L’occhio del male” di Stephen K… ehm… Richard Bachman). Raimi ha girato un cartone animato di Grattachecca & Fichetto, con la megera che infila un braccio in bocca alla protagonista e lei che, per salvarsi, taglia una corda e le fa cadere in testa una cassa (ma senza la scritta Acme). Perché in garage tutti conserviamo una cassa appesa ad una corda. Raimi ha girato “ La Casa 4” senza Ash, ma con una sosia di Mary Jane. Ed è riuscito a far recitare una capra (che non è un insulto alla protagonista: è proprio una capra, nella scena della seduta spiritica). Sam Raimi è figo.

(Continua a leggere)

24 settembre 2009

Napoli Città da Film

Domenica 27 settembre 2009, ore 20.30 presso il Chiostro di Santa Chiara (via Santa Chiara, 49 c) a Napoli si terrà lo spettacolo Napoli Città da Film, viaggio nei luoghi del cinema partenopeo, promosso e organizzato nell’ambito delle giornate europee del FEC dall’Associazione FILMapART/Campania Movietour, con la collaborazione della Direzione del complesso monumentale.


Napolicittàdafilm è uno spettacolo direttamente ispirato alla storia del cinema partenopeo e volto a sottolineare lo stretto nesso che lega i film all’humus culturale locale. La performance alterna infatti brani musicali - scelti tra le melodie classiche napoletane che fanno da colonna sonora dei film - a brani recitati - tratti dalla tradizione poetica come dagli appunti e dai diari dei registi - mentre sullo sfondo scorre un montaggio di sequenze dalle pellicole accostate per tema (l’amore passionale, la guerra, il folklore, ecc.)..
Le sollecitazioni emotive suscitate da tali sequenze e dall’esibizione degli artisti si coniugano inoltre con il fascino delle strutture ospitanti. Napolicittàdafilm è stato infatti già proposto nell’ambito dell’omonima manifestazione di cineturismopromosso e organizzato nell’ambito delle giornate europee del FEC, sarà ospitato invece tra le splendide maioliche del Chiostro di Santa Chiara. - svoltasi durante il mese di maggio a Palazzo Reale in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Napoli – in location come la Grotta del Parco della Tomba di Virgilio o della Cappella Sansevero. In occasione dell’evento del 27 settembre 2009
(Continua a leggere)

23 settembre 2009

Break to the future (the JackaL)

La the JackaL nasce nel 2005, a Napoli, come gruppo videomaking indipendente.
Lo “sciacallaggio” da parte del branco, sin da giovanissimi, si rivolge a qualunque tipo di arte audio-visiva, dalla televisiva, pubblicitaria, a quella ovviamente preferita: la cinematografica. L’idea di base della produzione comico-parodica del gruppo stava nel dimostrare come anche con pochi mezzi a disposizione, e un’organizzazione strettamente low-budget, fosse possibile sfornare prodotti di discreta qualità.
La the JackaL cresce nel tempo, per diventare oggi gruppo di produzione professionale, impegnato nella creazione di pubblicità, videoclip musicali, cortometraggi, e documentari.

TheJackalWebSite

(Continua a leggere)

22 settembre 2009

Eva e Adamo

ERIKA ha 76 anni, è benestante, istruita, passionale. Durante una vacanza ha conosciuto Moussà, senegalese di 35 anni, che è diventato suo marito. Il terzo.
DEBORAH ha 20 anni, lo sguardo selvatico e un corpo da pin up. A 14 anni è scappata di casa e oggi sopravvive spogliandosi in diretta tv.
A Filippo, il suo ragazzo, dice di fare la modella.
VERONICA ha 35 anni, ha conosciuto suo marito Alberto a Lourdes quando la malattia lo costringeva già su una sedia a rotelle. Ed era inesorabilmente destinata a peggiorare.

Per ciascuna di loro, in modi diversi, vivere una relazione significa affrontare una sfida: con se stesse, i propri bisogni, la propria idea di libertà, i giudizi sociali. Abbiamo cercato di interrogarci su cosa sia davvero la libertà, quanto sia autentica, effettiva, pura e quanto invece compromessa con bisogni, illusioni, paure, risarcimenti, sensi di colpa, forse ingombranti al punto tale da negarla. Non ne abbiamo ricavato nessuna risposta definitiva, ma l’impressione di una grande intensificazione della domanda. E la vertigine di essere compagni di viaggio privilegiati, invitati ad osservare e testimoniare conflitti, speranze, passioni e angosce che si agitano come bufere scuotendo i nostri 6 personaggi, funamboli disperati che cercano di raggiungere l’altro capo della corda.
(Continua a leggere)

16 settembre 2009

Segnali dal futuro

di Flavio Ignelzi

Sembra uno Shyamalan con più budget e meno idee (che equivale a un Chris Carter senza idee).
Inquietante a tratti, risaputo a (grandi) linee.

Qualche scena è realmente spettacolare e/o terrificante (l'incidente aereo in presa diretta).
Le immagini di delirio collettivo sono migliori rispetto a quelle della "Terza Madre" (anche perchè non sono in romanesco).
I bambini sono da prendere a sberle, per come sono antipatici.
Nicola A'Scheggia è sempre più pesce preso con la botta.
C'ho avuto un paio di abbiocchi.
Sei meno meno.
(Continua a leggere)

10 settembre 2009

The Shield

di Flavio Ignelzi (per glistregatti)

L’unico motivo decente per accendere il televisore ma non il lettore dvd è una serie tv. Ormai è cosa risaputa. In pratica la qualità dei “telefilm” (termine ormai desueto) è tendenzialmente quella del cinema vero e proprio (in alcuni casi è superiore). Sceneggiature accurate, attori dotati, registi coraggiosi, budget adeguati, soluzioni tecniche di prim’ordine creano un intrattenimento che non ha eguali, oggi come oggi.

Mi è capitano di vederne molte, di serie tv, nel corso degli anni. Alcune in modo rigoroso, dal primo all’ultimo episodio, altre a spezzoni.

A volte la qualità andava a braccetto con il successo popolare (Twin Peaks, X-Files, CSI), in altri casi dei piccoli gioiellini rimanevano sepolti dalla polvere dell’indifferenza (Millennium, Carnivàle).

Oggi, tra le tante buone visioni che valgono sempre il tempo speso (Criminal Minds, I Soprano, Dexter, The Mentalist…), ce n’è una che le surclassa per coinvolgimento emotivo: The Shield.

The Shield è un serial poliziesco cupo, realistico, violento, divertente, scomodo, sincopato, martellante come la sigla “Just Another Day” di Vivian Romero lascia presagire. Il protagonista è un intero distretto di polizia di un sobborgo malfamato di L.A., nel quale Shawn Ryan (l’ideatore della serie) ha deciso di tessere una ragnatela di accadimenti che intrecciano omicidi, affari di droga, gang criminali, ricatti, corruzione politica, e naturalmente le vite private dei poliziotti. Tra i quali spicca Vic Mackey (l’attore Michael Chiklis), detective a capo della Squadra D’Assalto, prepotente, rabbioso, venduto, padre di due bambini autistici.

Sette stagioni, ottantotto episodi in totale, un inizio, uno sviluppo ed una conclusione naturale che (chi ha già visto) assicura essere esplosiva e non gratuitamente spettacolare, una scrittura costantemente ispirata, personaggi tratteggiati con eccezionale precisione che subiscono le conseguenze delle loro azioni, una coerenza e una coesione senza eguali.

Mi ero bevuto le prime tre stagioni d’un fiato, qualche tempo fa, staccandomene a fatica come un drogato dalla dose quotidiana. Ora ho ripreso con la quarta e la scimmia è tornata. E intanto sta per partire l’ultima season in italiano sul satellite (AXN Canale Sky 120). Riuscirò a non morire di overdose?



http://glistregatti.wordpress.com/2009/09/06/the-shield/

(Continua a leggere)

04 settembre 2009

E' uscito Videocracy

di Ferdinando Carcavallo

Una mascalzonata. Con questa espressione Giulio Andreotti sintetizzò la sua opinione sul film di Paolo Sorrentino senza comunque avviare nessuna azione censoria o intimidatoria nei confreonti dell'opera.
Allo stesso modo, anni prima, Michael Moore realizzava il documentario "Farheneith 9/11" in cui senza mezzi termini accusava (documentando ogni affermazione) il presidente in carica George Bush di tutto il male possibile (broglio elettorale, traffico d'armi, complotti vari) fino quasi ad additarlo come il responsabile della strage dell'11 settembre. Quel film trovò distribuzione in tutto il mondo ed ancora oggi viene passato sulle TV e venduto in DVD.
Oggi, nella piccola Italia di Berlusconi, il documentario "Videocracy" di Erik Gandini viene repinto dai media televisivi (o meglio dall'unico media televisivo) che si rifiutano di passare il trailer. La prima cosa che viene in mente è che il fenomeno rientri nella famigerata "strategia d'autunno" del nostro premier che, oltre a querelare giornali non allineati e epurare le televisioni, tenti di zittire una ulteriore voce di dissenso.
Ma a ben vedere il documentario in questione non è un atracco diretto a Berlusconi, bensì qualcosa di più ancora pericoloso per il regime mediatico di cui siamo vittima da 20 anni. Il film di Gandini mostra come la televisione in Italia sia in grado può orientare, sconvolgere, involgarire un popolo senza che questo nemmeno se ne accorga. Il vero obiettivo di Videocracy (titolo abbastanza esplicativo) è la televisione, questa arma potentissima in grado di mortificare la dignità di un paese oggi in mano ad un politico in evidente declino ma che ormai ha già avviato un processo di imbarbarimento collettivo che difficilmente potrà essere arrestato .

Videocracy su Trovacinema

(Continua a leggere)

01 settembre 2009

4filmfestival 2010

Il 4film festival è un festival cinematografico internazionale unico nel suo genere perché riunisce in sé 4 diversi tipi di festival, alcuni dei quali si sono sviluppati separatamente a Bolzano nel corso degli anni.
Tre di questi sono competitivi (cioè i film selezionati concorrono all'assegnazione di importanti premi in denaro stabiliti da giurie internazionali): BORDERLANDS, RIMUSICAZIONI e SHORTLAND. Il quarto, INDIELAND, è di volta in volta una vetrina dedicata al cinema indipendente.

La caratteristica che accomuna i 4 Festival del 4FILMFESTIVAL è sempre e comunque quella di offire al pubblico un cinema che difficilmente vedrebbe altrove, attraverso una selezione che ne assicuri la qualità e la spettacolarit

Il "4 Film Festival" nei suoi tre concorsi principali accetta cortometraggi, lungometraggi, documentari, fiction, animazioni, film sperimentali e rimusicazioni di film muti e mette in palio premi in denaro tra i più sostanziosi a livello nazionale, si affida ogni anno a giurie di alto livello, accetta film in concorso senza entry fee e non pretende l'inedito.
Ogni anno arrivano al "4 Film Festival" film e registi da ogni parte del mondo e dai più importanti festival cinematografici internazionali.

La prossima edizione del festival si terrà a Bolzano ad aprile 2010 e tra pochi giorni sarà disponibile sul sito www.4ff.it il bando di partecipazione.
(Continua a leggere)

24 luglio 2009

16 luglio 2009

Ischia Film Festival: appuntamento al 2010

di Ferdinando Carcavallo

Se foste capitati ad ischia dal 5 all'11 luglio avreste trovato ovunque immagini di film girati sull'isola con schede informative delle opere e suggestivi inviti a vivere l'esperienza del cinema al Castello Aragonese (probabilmente il punto più bello dell'Isola Verde).
L'Ischia Film Festival, la piccola grande festa del cinema organizzata da Michelangelo Messina e Enny Mazzella, si è chiuso trionfalmente la sera dell'11 luglio in una serata elegante e sobria (mondana quanto basta) dove sono stati protagonisti il grande Mario Monicelli, Lina Sastri, Mattia Sbragia, l'attrice Donatella Finocchiaro (una "scoperta" dell'IFF edizione 2006) ma soprattutto il cinema delle varie categorie di concorso.
Le sezioni dei concorsi di quest'anno sono state tre. Documentari, cortometraggi e Location Negata.
Per l'ultima nuova categoria ha portato a casa il meritatissimo premio Yorgos Avgeropoulos con "The blood of Kouan Kouan", una vittoria quasi annunciata anche se personalmente credo che altre opere in concorso, come "32" di Michele Pastrello e "La Domitiana" di Romano Montesarchio rispondevano in maniera più completa ai requisiti del festival, con il territorio (Mestre per Pastrello e la periferia di Napoli per Montesarchio) protagonista.
Il grande vecchio del cinema italiano, il mai troppo celebrato Mario Monicelli, ha presenziato quasi a sorpresa l'ultima serata di un festival al quale tiene moltissimo proprio per la qualità e la pacatezza dei toni, ma nella serata del 9 luglio lo si è potuto apprezzare nella sua piena forma in un incontro con il pubblico assieme a Paolo Villaggio in cui i due artisti si sono raccontati a vicenda in un clima di complicità e rilassatezza preziosi per chi è abituato ai ritmi dei faccia a faccia televisivi.
Altri premiati della serata sono stati il regista salentino Edoardo Whinspeare per "Galantuomini" e Lino Fiorito per la sceneggiatura de "Il Divo" (premiato dall' inossidabile giornalista scrittore Valentino Parlato).
Si è concluso, quindi, più che dignitosamente uno dei festival del cinema più seri ed eleganti (come lo ha definito Parlato) che abbiamo ancora nel nostro paese. Un festival che si propone obiettivi precisi (promuovere la professione del Location Management, del cinetursmo e della geografia del cinema) portandosi come effetto collaterale (ma non indesiderato) la valorizzazione dei giovani talenti che in occasione degli incontri organizzati da Messina e Mazzella hanno modo di farsi conoscere e intensificare la rete di conoscenze.

Dimenticavo...il presidente del festival, lo scenografio di Kubrik premio Oscar Ken Adam, ha regalato ai partecipanti alla serata finale una bellissima video intervista che spero sia al più presto messa sul sito del festival a beneficio di tutti.


(Continua a leggere)

09 luglio 2009

Abel Ferrara: "Napoli sono io"

"Questo film è lo specchio della mia anima, non la rappresentazione della realtà, dei mali di Napoli o di come il pubblico amerebbe vederla raccontata. Riguarda tanto me quanto la città, l'opportunità di esprimere tutti i miei sentimenti e il mio dolore verso un luogo che amo moltissimo. Volevo fare qualcosa per tutto il mondo tranne che per l'Italia. Un film che non avrei mai potuto girare in America" .
Così ha dichiarato Abel Ferrara, Ciak di Corallo alla carriera all'Ischia Film Festival, dopo la proiezione in anteprima assoluta di alcuni minuti di "Napoli Napoli Napoli", docufiction scritta assieme a Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci e Gaetano di Vaio e in predicato alla prossima Mostra d'arte cinematografica di Venezia.
Nel corso di un'affollatissima serata al Castello Aragonese, il regista de "Il cattivo tenente" ha incontrato il pubblico e discusso di questo suo nuovo progetto.
"Sono incantato da questo posto. Il Castello è un simbolo di bellezza e armonia, di lotta dell'uomo contro i mali del mondo. E questo festival è per me come un baluardo a difesa del cinema. Girare a Ischia? Magari: trovatemi un produttore e comincio subito".
"Napoli, Napoli, Napoli" non è solamente un ritratto della città, ma uno sguardo profondo all'interno della sua umanità, così vitale e brutale, appassionata e crudele allo stesso tempo. Un legame tra due anime oscure, dove il Bronx napoletano incontra il vero Bronx di New York, in cui Abel Ferrara è nato e cresciuto.

www.ischiafilmfestival.it

(Continua a leggere)

08 luglio 2009

Ischia Film Festival: Paolo Villaggio racconta Monicelli

Ischia festeggerà Mario Monicelli, uno dei massimi registi italiani in una serata evento il 9 luglio al Castello Aragonese di Ischia Ponte.
Padre fondatore della commedia all'italiana, autore che ha saputo rappresentare sul grande schermo, con indomito cinismo (e un pizzico di umanissima malinconia) vizi e difetti degli italiani, Monicelli incontrerà il pubblico e parlerà della sua vita e della sua carriera insieme ad un altro grande protagonista del nostro cinema, Paolo Villaggio, al Festival per omaggiare e raccontare il regista de "I soliti ignoti" e "La grande guerra".
"Ringrazio pubblicamente il Maestro Monicelli e Paolo Villaggio per aver accettato di prendere parte a questo evento" ha dichiarato Michelangelo Messina, ideatore e direttore artistico dell'Ischia Film Festival, " e per aver contribuito entrambi, in maniera esemplare e sempre coraggiosa, a realizzare alcuni tra i grandi capolavori del cinema italiano, opere che sono destinate a rimanere come impareggiabili e acute analisi della storia e del costume di questo paese".
Nel corso della serata, per celebrare il regista nato a Viareggio nel 1915, sarà proiettato "Vicino al Colosseo c'è Monti". Nato da un'idea di Chiara Rapaccini, il cortometraggio è un ritratto del quartiere di Roma Monti, dove lo stesso regista vive da tempo. Un viaggio alla scoperta di uno dei posti più belli (e più antichi) della capitale, un microcosmo nel quale tutti si conoscono e tutti parlano tra di loro, e nel quale Monicelli si è divertito a fare da "guida" al luogo e a farsi seguire mentre fa la spesa, va dal barbiere o visita i tipici negozietti della zona.
"Volevo raccontare un rione di Roma, forse il più antico" ha dichiarato Monicelli, "non con toni enfatici e imperiali ma quotidiani. Volevo parlare di un paese con gli artigiani e di antiche vie percorse da processioni. In fondo credo di esserci riuscito".
(Continua a leggere)

07 luglio 2009

06 luglio 2009

Via al settimo IFF con Abel Ferrara

di Ferdinando Carcavallo

Ana Paula Ras Vitiello ha 18 anni, è italo-argentina, terza classificata a Miss Italia nel Mondo 2009 e il suo sorriso, che nulla ha da invidiare alle bellezze dell'isola d'Ischia, apre la settima edizione dell'Ischia Film Festival.
L'IFF è uno tra i tanti eventi cinematografici che spuntano in campania con l'arrivo dell'estate, ma è tra i pochissimi ad avere un'identità e un progetto di base da giustificare investimenti e clamore. Dedicato alle location cinematografiche, e quindi a quelle opere cinematografiche in cui il territorio è riconoscibile se non protagonista, il festival organizzato da Michelangelo Messina in passato ha avuto la "benedizione" di nomi come Vitotorio Storaro, Mario Monicelli, Ken Adam e Giuliano Montaldo, rivolgendosi ad un cinema classico con retrospettive su grandi autori, soprattutto quelli che con l'isola (tanti) avevano avuto un rapporto speciale.
L'edizione di quest'anno è molto più concentrata sul cinema giovane, soprattutto quel cinema indipendente cosiddetto "invisibile" (da non confondere con quello inguardabile) fuori sincrono con le regole di mercato.
Non a caso a tagliare il nastro della settima edizione del festival è stato Abel Ferrara. Beh, chi più di lui può rappresentare il cinema off hollywood ?
Il regista newyorkese è arrivato alla cerimonia di apertura di ieri quasi a fine buffet (ma c'era ancora abbondantemente da bere...) e dopo le prime ritrosie, dovute un po' al noto carattere sopra le righe un po' ad una comprensibile stanchezza, si è concesso a fotografi e giornalisti rilasciando interviste e dispensando qualche sorriso, questo sì meno contestualizzato rispetto a quello della bellissima madrina.
Giovedi 8 Ferrara presenterà al Festival alcune immagini in esclusiva del suo documentario Napoli Napoli Napoli che proprio in questi giorni sta completando.
Le prime proiezioni del festival sono state Villa Amalia di Benoit Jaquot con Isabelle Huppert, in anteprima europea, e Australia di Baz Luhrman.
Come sempre in questo festival la location delle proiezioni è talmente "magica" che è molto difficile concentrarsi sui film. Sembrano tutti bellissimi. L'ideale per un' anteprima.


(Continua a leggere)

02 luglio 2009

32 di Michele Pastrello: la location negata dell' Ischia Film Festival

Dopo il NoirFest (unico corto presente) anche la kermesse festivaliera Ischia Film Festival diretta da Michelangelo Messina è pronta ad accogliere in concorso “32” shortfilm horror del regista veneto Michele Pastrello (già vincitore con Nella Mia Mente del PesarHorrorFilmFest 2006).

L'Ischia Film Festival (col Patrocinio dell'Alto Patronato del Presidente della Repubblica) si è contraddistinto negli ultimi anni, oltre che per la qualità degli ospiti (negli anni passati, Ron Howard, Maria Grazia Cucinotta, Vittorio Storaro, Mimmo Calopresti, Giorgio Pasotti) anche per la sua specificità: mettere in risalto opere che “parlino” del loro territorio.

E “32” di Michele Pastrello (prodotto nel 2008), gia lodato su magazine come SegnoCinema, Rumore, CloseUp, Nocturno e anche Dylan Dog, e da critici come Steve Della Casa, Roberto Curti, Giona A.Nazzaro, Danilo Arona, Dario Buzzolan, approda ad Ischia nella sezione Location negata: il film di Pastrello è ambientato a Cappella di Scorzè (nel Veneziano), in uno scenario paesaggistico rurale già ferito dalla nuova costruzione del Passante (e da qui il
titolo, in riferimento ai KM dell'arteria) e che, date le previsioni future di costruzione di nuovi servizi collegati all'autostrada, ancora più compromesso.
Il cortometraggio di Pastrello (interpretato da Eleonora Bolla e Enrico Caro) è un dramma con venature horror, raccontato come un action, ma fortemente allegorico.

Scenario del Festival è il Castello Aragonese che si erge su un isolotto di roccia nello specchio d'acqua del Borgo storico di Ischia Ponte e ospita nei suoi scorci senza tempo, come la storica Cattedrale diroccata dell'Assunta e il suggestivo Piazzale delle Armi, le proiezioni delle opere
del concorso e delle sezioni colleterali.
Pastrello sarà presente al festival, che si svolge dal 6 all'11 luglio 2009. Tra gli ospiti già annunciati alla mostra, Abel Ferrara, il premio Oscar Ken Adam, Donatella Finocchiaro, Enrico Lo Verso e Mario Monicelli.

Info:
www.michelepastrello.it

(Continua a leggere)