di Ferdinando Carcavallo
Omar Pesenti, regista 30nne bergamasco e vecchia conoscenza di KinemaZOne, ha deciso di fare molto in fretta la strada che lo porterà a diventare un professionista.
L'ultima produzione di Omar si intitola "Di chi è ora la città?" ed è un raffinatissimo noir padano. La vicenda si richiama ad un classico plot del genere e racconta di due cosche mafiose che si giocano il dominio sulla città in un duello tra due rappresentanti delle due fazioni: chi sopravvive consegna alla famiglia la città.
Si tratta di un'opera curatissima lontana anni luce dal primo Il passo più lungo di soli due anni fa e molto diverso nei toni e nelle intenzioni dall'ottima prova horror del 2007 (Frattura).
Di chi è ora la città sorprende per il taglio altamente professionale delle scene, sia per le riprese che per la direzione degli attori (fino a ieri la pecca maggiore di Pesenti) ed è godibile per le numerose trovate registiche (notate all'inizio il montaggio della conversazione telefonica e la soggettiva di una delle vittime della querra tra bande). Realizzato nei week-end nell'arco di un anno, con numerose interruzioni per motivi più vari, il film è costato intorno ai 600 euro, andati tutti via tra pranzi, caffè e benzina. Il contenimento dei costi è stato possibile grazie alla collaborazione pro-bono di parenti (compaiono nel film sia la moglie Veronica, anche co-sceneggiatrice, che il padre) e amici ancora alle prime armi, come Jacopo del Santo e Paolo Riva, attori non professionisti ma che stanno crescendo proprio grazie a Omar, e la "letteronza" Valeria Sonzogni. Per la colonna sonora, molto efficace e ben contestualizzata, Omar ha collaborato ancora con Ron Meza, musicista di Los Angeles conosciuto grazie ad una community web di videomaker.
Senza dubbio "Di chi è ora la città" è il miglior cortometraggio che ho visto negli ultimi anni e non parlo solo di quelli dei giovani talenti. Il guaio, adesso, per l'ottimo Omar, è che con un bigletto da visita come questo non potrà più farsi scudo della qualifica di "giovane esordiente" e quindi le prossime scelte saranno valutate diversamente. Pesenti è diventato un cineasta adulto e la sua crescita self-made è di esempio per tutti. Ancora una volta in Italia abbiamo la dimostrazione che non sono le risorse ad essere indispensabili per i nostri autori quanto le occasioni.
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