20 ottobre 2008

Scrittore nel buio

di Paul Auster*


Non potevo lasciare l'Italia senza prima aver omaggiato quello che da sempre è il mio modello di scrittore.
La mia ammirazione per Carcavallo, come nella migliore tradizione narrativa europea, prende il via da un paradosso spazio-temporale. Pur essendo nato Ferdinando lontano da me, sia geograficamente che per una ventina d'anni di distacco, non ricordo un momento della mia infanzia, adolescenza ed oltre in cui i suoi libri non mi abbiano accompagnato. E ciò appare ancora più incredibile se si pensa che prima del 2007 Carcavallo non ha praticamente mai scritto nulla.

L'incontro con il grande scrittore si svolge nella sua casa sul Vomero, quartiere di Napoli, e quindi del mondo, che colpevolmente il mio immaginario non ha mai osato attraversare.
Mi apre la porta sua figlia Marianna, poco più di due anni, la quale mi sorride facendomi strada nel lungo corridoio che collega l'ingresso alla terrazza.

Li', intento a meditare con una bottiglia di Cedrata Tassoni mezza vuota, mi appare Ferdinando che accortosi di me tira fuori violentemente il dito indice dalla narice destra.

"Lei è l'Ufficiale Giudiziario?" - mi chiede.
"No" rispondo "sono Paul Auster e sono qui per l'intervista."
"Ah...si tratta di un cambio di gestore telefonico? Ho già detto che io uso pochissimo il telefono..."
Chiarito l'equivoco con non poca difficoltà, entriamo nel merito della discussione, ossia il suo capolavoro "Due punto zero" inspiegabilmente ancora fuori dalle classifiche di vendita.


PA: Come forse sa, anche io all'inizio della mia carriera ho scritto cose bellissime che ancora oggi non vengono pubblicate. Crede che il motivo dei suo oscuramento mediatico sia di matrice politica? Crede di dar fastidio a qualcuno che conta?FC: Mah, le diro' signor ...Austin Power?

PA: "Paul Auster"
FC: "Si, mister Pollastri, nel mio libro di politica non ce n'è.

PA: Allora forse si tratta di motivi sessuali?
FC: "Mahm, di sesso ce n'è ancora meno"

PA: "Quindi non può essere che un motivo religioso.
FC: "Non direi. I protagonisti del libro non so nemmeno se sono credenti"

PA: "E allora, scusi, quale può essere la causa?
FC: "Mah, forse semplicemente il fatto che il libro è sostanzialmente una cagata."

PA: "Lo pensa davvero?"
FC: "Non tanto, a dir la verità. Ho non-letto libri peggiori."

PA: "E allora? Glielo dico io, se permette, qualì'è il motiivo."
FC: "Se lo sa."

PA: "Il suo libro pone un interrogativo inquietante che invita ad una riflessione che potrebbe mettere in crisi l'intero pensiero occidentale moderno."
FC: "Beh...in effetti, signor Polistil, non ci avevo pensato...

PA: "La domanda fondamentale è 'a cosa serve il mio lavoro?', ovvero 'che ne beneficia?', oppure 'quali possono essere le conseguenze del mio lavorare bene o lavorare male'?
FC: "Eh..."

PA: "E' facile rispondere a queste domande per chi fa il chirurgo, il pompiere, il poliziotto, il maestro. Ma per Carmine Amendola, un impiegato di una grande multinazionale, è molto difficile ipotizzare che i frutti del suo lavoro vadano al di la della busta paga."
FC: "E già."

PA: "Il protagonista del libro è il dramma del tedio dell'uomo moderno che sembra riscattarsi con il sogno del lusso e di un nobile scopo."
FC: "Dice?"

PA: "Il libro è intriso di tragica autocommiserazione sia dei personaggi che dell'autore."
FC: "Vabbè..pero' è anche divertente, no?"

PA: "Divertente? Non direi."
FC: "Come no!? Ha dimenticato l'episodio del comico del cabaret?"

PA: "Certo. Una maschera brechtiana tipica della tragedia moderna."
FC: "Ma no. E' comico! Fa ridere."

PA: "Io ho pianto."
FC: "Mi dispiace."

PA: "Quindi, nelle intenzioni, 'Due punto zero' doveva far ridere?"
FC: "Beh, proprio ridere no. Diciamo divertire."

PA: "Ah...allora non ho capito bene."
FC: "E mi pareva. Senta a me, lo rilegga."

PA: "Dice?"FC: "Si. Lei non è che di letteratura ne capisce molto, eh?"

PA: "Mah, dice Fabio Fazio che sono uno dei più grandi scrittoti del mondo."
FC: "Lo dice a tutti"

PA: "Anche a lei?"
FC: "Con me non si permette."

PA: "Certo. "
FC: "Un po' di Cedrata Tassoni?"
PA: "No, grazie."
FC: "Un Amaro Medicinale Giuliani? "

PA: "No, sto bene così"
FC: "Un Acqua Brillante Recoaro?"

E così, dopo dieci minuti, intontito da un interminabile mitragliata di gentili offerte delle più svariate qualità di aperitivi analcolici e non, abbandono quella dimora, ultima scuola di vita per uno scrittore finora nel buio.

(*)alias occasionale di ferdinando carcavallo, da sempre un ammiratore del sommo scrittore americano. Che non me ne voglia.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

se il libro è tutto così è un capolavoro!!