Questa è la morte, senza dubbio, ma sarà sempre così?
A parte il buio totale e la consapevolezza di non avere più un corpo non è che poi sia cambiato molto.
Respira ancora, questo è certo, con la differenza che non sente il rumore del fiato nè la sensazione dell'aria che gli arriva ai polmoni. Potrebbe inspirare ed espirare a piacimento, ma non ha la forza di farlo.
E gli occhi? Sono aperti o chiusi?
Chiusi, si direbbe, dal momento che se li avesse aperti dopo un po' si seccherebbero e dovrebbe chiuderli, e quello sarebbe un movimento che non saprebbe come comandare. Più che mancanza di forza gli sembra di non ricordare affatto come si fa un movimento. Come se il suo cervello avesse all'improvviso perso tutte le nozioni necessarie per mandare impulsi ai nervi.
L'ultimo ricordo di un movimento che riesce a recuperare risa-le all'infanzia, quando il padre gli insegnava a nuotare coordinando i movimenti delle braccia con quelli delle gambe. Braccio destro, piede sinistro, braccio sinistro, piede destro. Una fatica all'inizio, ma poi divenne naturale. Un tenero ricordo familiare che lo rimanda inevitabilmente a qualche anno dopo quando prendendo lezioni di piano l'impegno speso nel coordinamento mano sinistra e mano destra non diede i frutti che la madre si aspettava.
Adesso, come tornato in un liquido amniotico, non sembra aver più bisogno di coordinare nulla. A differenza di un feto, però, Carmine ha dei ricordi con i quali confrontarsi. Ecco! Forse ha trovato la risposta. La morte non è altro che un ritorno allo stato fetale con un'esperienza fatta nel mondo. Un’esperienza che tuttavia gli permette di essere sicuro di trovarsi, per quanto incorporeo, in posizione supina con la netta sensazione di posare con la testa su qualcosa nemmeno tanto morbida.
Come mai non se ne è reso conto prima? Una leggera pressione dietro la testa è una prova inconfutabile di possedere una te-sta, e forse riesce anche a muoverla.
Già. Ma come si fa a muovere la testa? Bisognerebbe muovere i muscoli del collo. Ad avercelo il collo. Ma se c'è la testa tutto farebbe pensare che il collo c'è. Vale la pena di tentare.
Quindi Carmine si impegna con il massimo della concentrazione a cercare nella mente i punti giusti per provocare una scos-sa sui muscoli. Ci mette tanto impegno da cominciare a sentire un incredibile dolore alla fronte ed è un ottimo indizio quello di avere la fronte.
Prima di cedere al dolore succede qualcosa di imprevisto. Un urlo, un grido sofferente e quasi soffocato arriva alla sua percezione! C'è qualcun altro accanto a lui o quel grido è il suo? Sarebbe una scoperta magnifica. In un colpo solo saprebbe di ave-re bocca, orecchie, gola e corde vocali. Un sacco di roba. E soprattutto ci sarebbero ottime speranze di essere ancora vivo. Ci riprova, quindi, e con minore fatica emette un altro gemito. Ed ecco che riesce a sentire anche il proprio affanno.
Non solo, sente anche di poter aprire e chiudere la bocca e muovere la lingua. Intanto il mal di testa è aumentato vertiginosamente anche perchè si è aggiunto un fischio alle orecchie che smette solo quando un qualsiasi rumore rompe il silenzio, quindi non gli resta che emettere continuamente gemiti. Tra un gemito e l'altro gli vengono dei colpetti di tosse uno dei quali particolarmente forte da farlo sobbalzare. Quel movimento involontario è il principio di una serie di sensazioni, tante e tutte insieme, che sconvolgono il suo status incorporeo. Si rende conto, finalmente, che il corpo è tutto lì attaccato alla sua testa, anche se in-credibilmente pesante, soprattutto le braccia, che probabilmente sono rivestite di una seconda pelle di piombo. Riesce soltanto a farle strisciare sul suolo aiutandosi con le dita della mano che come dei ragni si fanno strada portandosi appresso i pesanti fardelli. Uno dei ragni in quel faticoso peregrinare urta qualcosa. Qualcosa di morbido che si direbbe lattice. Appena i polpastrelli hanno l'occasione di testare la temperatura abbastanza alta di quella sostanza, giunge all'appello delle sensazioni di Carmine quella del freddo su tutto il suo corpo, e la consapevolezza della nudità.
La situazione sembra essere chiara. Carmine è nudo e supino e accanto a lui una specie di materassino pieno d'acqua. Continuando nell'esplorazione tattile la sua manoragno si muove sul caldo materassino fino a raggiungere una zona a consistenza molto più morbida, tipica di un seno di donna.
Più precisamente una tetta di Marianna, anche se lui per il momento non può saperlo.
La piacevole esplorazione viene bruscamente interrotta da una specie di fuoco freddo che gli arriva sugli occhi e che in altre occasioni avrebbe chiamato luce.
- Allora? Fatta una soddisfacente prima notte, sposini?
Due punto zero, Ed. Boopen 2008
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