La storia che Marco Tullio Giordana ha scelto di portare sullo schermo in Sangue pazzo, con Luca Zingaretti e Monica Bellucci, è anche la storia che Italo Moscati ha scelto di ricostruire sulla pagina.
Entrambi gli autori ripercorrono le vicende di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, attori e amanti nella Cinecittà degli anni Trenta, fucilati dai partigiani il 30 aprile 1945 in una strada di Milano, cinque giorni dopo la liberazione del Paese, con l’accusa di collaborazionismo: da attori simbolo del ventennio fascista ad attori derisi e condannati a morte per «giustizia popolare».
Dopo l’8 settembre ‘43 Valenti, già legato ad alcuni importanti gerarchi fascisti, aderì alla Repubblica di Salò e insieme alla sua compagna Ferida si trasferì a Venezia.
Sul precipitare degli eventi bellici, i due attori lasciarono Venezia per Milano: qui, il 29 aprile 1945, vennero catturati dalla banda partigiana del comandante Marozin. Il giorno dopo, senza processo alcuno, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, incinta di quattro mesi, vennero fucilati in via Poliziano.
Per anni resse «la leggenda nera» che vedeva i due nelle vesti di sadici torturatori di partigiani e la loro uccisione giustificata dai loro atti.
Colpevoli di aderire a Salò, e sicuramente dediti al consumo di droga, Valenti e la Ferida pagarono un prezzo sproporzionato e mai fino in fondo chiarito.
Entrambi gli autori ripercorrono le vicende di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, attori e amanti nella Cinecittà degli anni Trenta, fucilati dai partigiani il 30 aprile 1945 in una strada di Milano, cinque giorni dopo la liberazione del Paese, con l’accusa di collaborazionismo: da attori simbolo del ventennio fascista ad attori derisi e condannati a morte per «giustizia popolare».
Dopo l’8 settembre ‘43 Valenti, già legato ad alcuni importanti gerarchi fascisti, aderì alla Repubblica di Salò e insieme alla sua compagna Ferida si trasferì a Venezia.
Sul precipitare degli eventi bellici, i due attori lasciarono Venezia per Milano: qui, il 29 aprile 1945, vennero catturati dalla banda partigiana del comandante Marozin. Il giorno dopo, senza processo alcuno, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, incinta di quattro mesi, vennero fucilati in via Poliziano.
Per anni resse «la leggenda nera» che vedeva i due nelle vesti di sadici torturatori di partigiani e la loro uccisione giustificata dai loro atti.
Colpevoli di aderire a Salò, e sicuramente dediti al consumo di droga, Valenti e la Ferida pagarono un prezzo sproporzionato e mai fino in fondo chiarito.
Italo Moscati
Gioco perverso
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