di Ferdinando Carcavallo
Opera prima come regista di Fabrizio Bentivoglio, questo film possiede le caratteristiche positive dei film diretti da attori. Ed è proprio nella prestazione del grande Toni Servillo, che apre e chiude moralmente la storia dell'avventura artistica del protagonista Faustino (Antimo Merolillo), che il film ha il suo punto di forza. Con l'apparizione dell'attore casertano il film sembra prendere una godibilissima strada da commedia provinciale italiana ambientata nel sottobosco della musica popolare, dei concerti di piazza e delle feste paesane, ma con l'oscuramento (improvviso) del personaggio del maestro Falasco il film diventa un'amara e grottesca storia di delusioni e rimpianti.
Pur non essendo un film memorabile, e nemmeno un fenomeno da cineclub, Lascia perdere Johnny mette in scena uno stuolo di attori affiatati di prim'ordine come Lina Sastri e Valeria Golino, e questo non può che fare del bene. Per quanto riguarda, pero', il risultato totale, il film risluta un lussuoso (e costoso) sfizio di un attore, che per una volta si è voluto concedere il lusso di fare il regista di se stesso con la complicità di amici e colleghi. Appare chiaro che l'intento di Bentvoglio fosse quello di rappresentare una serie di personaggi in un contesto ben definito, senza porre molta attenzione alla storia in sè e allo sviluppo degli eventi. Tutto l'epilogo della trasferta milanese del giovane protagonista sembra davvero appiccicato, come un riempitivo, tanto da sembrare il prologo di un altro film che non c'è.
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