di Ferdinando Carcavallo
Liver è frutto della mente artistica (genialmente disturbata) del musicista/attore Ottaviano Blitch che ha scritto e prodotto questa sorta di videoclip, o meglio di broshure delle sue capacità istrioniche al quale il regista romano Federico Greco ha cercato di dare dignità di fiction.
Liver è più un esercizio di videoarte che un cortometraggio. Ottimamente girato e montato (l'uso delle musiche è di grande impatto), Liver è volutamente un'opera citazionista. La trama, basata su una storia vera, ci racconta di uno psicopatico assassino inizialmente condannato all'ergastolo per l'omicidio di una coppia alla quale ha mangiato il fegato, che graziato dopo 18 anni di carcere per prima cosa va a fare visita alla figlia del procuratore che lo condannò per compiere la sua Nemesi.
Tutto questo lo apprendiamo da una eloquente scritta ad inizio film, dopodicchè piombiamo in una atmosfera surreale e ambigua che inizialmente ci ricorda Rocky Horror, per via del look e le movenze del protagonista, per poi approdare ad una catena di citazioni (dichiarate) di classici della violenza come Snatch, Pulp Fiction e Arancia Meccanica.
La deriva lynchiana si compie quando il delirio di Liver (non vi sveliamo da cosa causato) ci mostra Blitch in veste di maturo signore che intona un canto propiziatorio alternato a scene infernali con primi piani del suo volto segnato dai tratti del male ormai del tutto liberato.
Breve al punto giusto, il corto finisce proprio quando la vista di Ottaviano Blitch - talmente sopra le righe quasi da non vederlo più - comincia a mettere a dura prova il nostro fegato (liver).
Volutamente disturbante, il cortometraggio diretto da Federico Greco (grande autore del ben più ispirato e originale "Il mistero di Lovecraft") è un prodotto per il quale non si immagina una destinazione che non sia quella del "fuori concorso" festivaliero.
Il cortometraggio è stato recentemente premiato al PesaroHorrorfest 2007, e quindi in qualche modo ufficialmente categorizzato come Horror, anche se una categoria videoclip musicale sarebbe stata più opportuna.
Il lavoro registico, nonostante tutto, è comunque notevole e curato in ogni dettaglio (ecco spiegati i premi ricevuti), soprattutto nella improvvisa e raffinata virata musicale con atmosfere pinkfloydiane del The Wall di Alan Parker.