27 febbraio 2008

Liver

di Ferdinando Carcavallo

Liver è frutto della mente artistica (genialmente disturbata) del musicista/attore Ottaviano Blitch che ha scritto e prodotto questa sorta di videoclip, o meglio di broshure delle sue capacità istrioniche al quale il regista romano Federico Greco ha cercato di dare dignità di fiction.

Liver è più un esercizio di videoarte che un cortometraggio. Ottimamente girato e montato (l'uso delle musiche è di grande impatto), Liver è volutamente un'opera citazionista. La trama, basata su una storia vera, ci racconta di uno psicopatico assassino inizialmente condannato all'ergastolo per l'omicidio di una coppia alla quale ha mangiato il fegato, che graziato dopo 18 anni di carcere per prima cosa va a fare visita alla figlia del procuratore che lo condannò per compiere la sua Nemesi.
Tutto questo lo apprendiamo da una eloquente scritta ad inizio film, dopodicchè piombiamo in una atmosfera surreale e ambigua che inizialmente ci ricorda Rocky Horror, per via del look e le movenze del protagonista, per poi approdare ad una catena di citazioni (dichiarate) di classici della violenza come Snatch, Pulp Fiction e Arancia Meccanica.
La deriva lynchiana si compie quando il delirio di Liver (non vi sveliamo da cosa causato) ci mostra Blitch in veste di maturo signore che intona un canto propiziatorio alternato a scene infernali con primi piani del suo volto segnato dai tratti del male ormai del tutto liberato.

Breve al punto giusto, il corto finisce proprio quando la vista di Ottaviano Blitch - talmente sopra le righe quasi da non vederlo più - comincia a mettere a dura prova il nostro fegato (liver).

Volutamente disturbante, il cortometraggio diretto da Federico Greco (grande autore del ben più ispirato e originale "Il mistero di Lovecraft") è un prodotto per il quale non si immagina una destinazione che non sia quella del "fuori concorso" festivaliero.

Il cortometraggio è stato recentemente premiato al PesaroHorrorfest 2007, e quindi in qualche modo ufficialmente categorizzato come Horror, anche se una categoria videoclip musicale sarebbe stata più opportuna.

Il lavoro registico, nonostante tutto, è comunque notevole e curato in ogni dettaglio (ecco spiegati i premi ricevuti), soprattutto nella improvvisa e raffinata virata musicale con atmosfere pinkfloydiane del The Wall di Alan Parker.

www.federicogreco.com

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26 febbraio 2008

Perchè Sanremo è Sanremo?

di Ferdinando Carcavallo

Ebbene sì, lo confesso. Io ogni anno faccio di tutto per vedere tutte le serate del Festival di Sanremo, compreso il dopofestival, e sono ancora più accanito quando a presentarlo è Pippo Baudo.

E' un vizio che mi porto dietro da anni e che dopo il matrimonio è diventato ancora più forte. Non dico che lo aspetto tutto l'anno, ma quando arriva sono lì pronto a farmi inondare di tutto quello che la tivvù scarica.

Gossip, dietro le quinte, ritorni, novità sono la mia droga e quanche volta, per la serata finale, ho anche stampato l'elenco delle canzoni per fare le votazioni con amici drogati come me.

Nei miei ricordi della dipendenza Sanremese sono due i momenti indimenticabili. Il primo risale al 1983 quando un tal Vasco Rossi (che io conoscevo come pochi altri) fece la sua irruzione al Festival cambiandolo (secondo me) radicalmente per tutti gli anni a seguire e il secondo è nel più recente 1996 quando la partecipazione di Elio e le storie tese - in particolare nell'esibizione di un minuto de La terra dei cachi - decretò per sempre Pippo Baudo a unico ed insostituibile burattinaio della trashissima kermesse.

Quest'anno ci sono ancora gli EELST e stavolta in veste di padroni di casa del dopofestival, dove molto probabilmente daranno spessore alle nuovissime elucubrazioni musicali del CD Studentessi.

Sarò lì ed ogni mattina parlerò a tutti della serata precedente (non lo farò su KinemaZOne solo per questioni di tempo) incurante degli sguardi di disapprovazione di colleghi e amici che "non possono capire" il valore che può avere il karma Sanremo sull'animo di un quarantenne.
Viva Pippo, viva Elio e viva Little Tony!

Il sito Rai del FdS

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25 febbraio 2008

Colpo d'occhio: il nuovo thriller di Sergio Rubini

di Ferdinando Carcavallo

Si intitola "Colpo d'occhio" il nuovo film di Sergio Rubini ed è un thriller.
Intepretato da Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini e lo stesso Rubini, il film racconta di un singolare triangolo tra un esordiente artista affamato di successo, la sua compagna e guida artistica e il terzo incomodo, un critico d'arte potente e affabulatore che con le sue promesse di successo arriva a rompere il rapporto tra i due giovani. L'elemento thriller è riposto in un terribile e scandaloso segreto nascosto in un opera del giovane artista che verrà presentata alla mostra che lo consacrerà definitivamente.
Nonostante il titolo sembri la traduzione letterale dell'"Eyes wide shut" kubrickiano, la trama thriller che ricorda la trilogia inglese di Woody Allen, che mischia passione, successo e gelosia. La scelta degli attori (chissà se dello stesso regista o da contratto) potrebbe far storcere un po' il naso e allontanare quella fetta di pubblico che si aspetta da Rubini quel "passo in avanti" verso un cinema più autoriale che da tempo paventa. Ma nel passato recente di Rubini, in film come "L'amore ritorna" e "La terra", l'attenzione del regista pugliese si è concentrata soprattutto sulla direzione degli attori, con risultati molto buoni soprattutto per l'ultimo film caratterizzato da una recitazione corale che si avvicinava molto alla perfezione. Quindi, non è detto che la coppia Scamarcio/Puccini non possa regalarci sorprese.

Il film dovrebbe uscire nelle sale il 21 marzo distribuito dalla 01Distribution, azienda che per il 2008 ha in cantiere film molto attesi come l'ultimo di Salvatores da Ammaniti, Gomorra di Garrone/Saviano e il nuovo di Ozpetek con Isabella Ferrari, Mastandrea e Monica Guerritore. Speriamo che riesca a distribuire bene anche il film di Rubini in modo da farcelo vedere senza affanni.

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Gore Vidal: Se controlli i media è fatta.

Lo scrittore statunitense Gore Vidal (al cinema lo ricordiamo in Gattaca nella parte del direttore Josef e come sceneggiatore del controverso Caligola di Tinto Brass) è sempre stato molto attento al potere dei media sull'opinione pubblica, la politica e la storia.
E' del 2002 il suo interessantissimo "In diretta dal Golgota", romanzo particolarissimo in cui raccontava di una troupe televisiva che viaggiando nel tempo si ritrovava a riprendere dal vivo l'arresto e la crocifissione di Gesù, fino a fornire un imbarazzante scoop che avrebbe potuto cambiare la storia dell'umanità.

Oggi la casa editrice Datanews da' alle stampe un libro in cui lo scrittore, in due aspre e provocatorie interviste, mette a nudo il potere e la deriva della democrazia.
Per Vidal il popolo americano non ha alcun peso nelle scelte del governo. Questo vale per le questioni sociali ed ambientali e per quelle decisive della guerra e della corsa agli armamenti. Un sistema geniale di controllo delle informazioni influenza l’opinione pubblica e orienta la stampa e i media. La verità? È quella costruita dal potere politico ed economico. Una denuncia durissima sulla fine della democrazia americana.
Un libro scomodo di uno scrittore che per le sue origini e la sua storia, entrambe vicine al vecchio establishment Usa, ne fa un pamphlet controcorrente sull’America di oggi.

Se controlli i media è fatta
Gore Vidal
2008 Datanwes
ISBN 978-88-7981-339-6
http://www.datanews.it/

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24 febbraio 2008

Nelle tue mani

Mavi è una ragazza instabile e ha nel cuore un male oscuro. Esplode quando si sente abbandonata, si trasforma in una specie di furia che getta nello sgomento chi le sta vicino.
Una forza primordiale che Teo, persona razionale, bisognoso di ordine, prova all’inizio a contenere, ma da cui poi, per non essere sopraffatto, fugge via. La distanza da lei, però, non ne attenua il richiamo.

Nelle tue mani è il nuovo film di Peter del Monte (Piso pisello, Piccoli fuochi, Compagna di viaggio, Controvento) con Kasia Smutniak e Marco Foschi in uscita nelle sale italiane dal 14 marzo e distribuito dalla Teodora Film.

Il trailer




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23 febbraio 2008

ShortvillageTV su Streamit

Un po' di tempo fa abbiamo espresso il nostro entusiasmo per Joost, la Web TV americana che propone moltissimi canali cinematografici sia di cortometraggi che cult.

Oggi apprendiamo che dal 10 ottobre esiste una Web TV italiana fullscreen e multicanale che trasmette in HD (alta definizione) e che da quello che ho visto finora non ha niente da invidiare a Joost!, rispetto al quale presenta anche il vantaggio di non richiedere l'installazione di nessun software.

Il suo nome è Streamit e tra i canali disponibili c'è la rediviva Shortvillage Television, gestita da Antonio Pantaleoni, che cura anche il canale Zer0tv, sempre su Streamit.

Shortvillage è alla ricerca di nuovi cortometraggi di qualità da mettere on-line quindi, se volete proporre il vostro lavoro potete contattare Antonio all'email info-@-shortvillage.com.

http://www.streamit.it

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22 febbraio 2008

21 febbraio 2008

Il film noir americano

L’espressione «film noir» è stata introdotta dalla critica francese, all’indomani della seconda guerra mondiale, quando film hollywoodiani come Il mistero del falco (di John Huston), La fiamma del peccato (di Billy Wilder), Vertigine (di Otto Preminger), La donna del ritratto e La strada scarlatta (di Fritz Lang) giungono in Europa illuminati da una luce «diversa».
Il termine noir compare infatti per la prima volta all’interno di un articolo di Nino Frank in «L’Écran français», nell’estate del 1946. Nell’autunno dello stesso anno il termine ritorna in un articolo di Pierre Chartier dal titolo Les américains aussi font des film «noir» sulla rivista «La Revue du cinéma». Entrambi gli autori alludono a una serie di pellicole hollywoodiane - di genere poliziesco/criminale - nella quale riscontrano una nuova tendenza comune, di natura stilistica, tematica e narrativa. Pellicole in cui si fa largo una particolare visione di inquietudine, un rilievo dell’attrazione sessuale nell’intreccio narrativo, un utilizzo significativo del racconto in prima persona e in ultima analisi un ritratto molto oscuro dell’America di quegli anni.
L’istituzione del genere è consacrata nel 1955, con la comparsa dell’opera di Raymond Borde ed Étienne Chaumeton Panorama du film noir.
Con il passare degli anni l’etichetta di «film noir» è stata applicata a una categoria di film sempre più eterogenea, sempre più spesso priva delle caratteristiche che avevano originariamente motivato quella definizione.

Per Leonardo Gandini si tratta dunque di tornare alle origini, per portare alla luce gli aspetti che fanno di un film un «noir» e la riflessione critica che fonda uno dei generi cinematografici più amati.
Ma la riflessione dell’autore non dimentica di prendere in considerazione anche i cosiddetti fenomeni del post-noir e del neo-noir.

Leonardo Gandini è professore associato di Storia e critica del cinema presso l’Università di Trento. Ha scritto saggi e monografie sul cinema hollywoodiano classico e contemporaneo, sulla regia cinematografica e sull’immaginario urbano nei film hollywoodiani.

Il film noir americano
Leonardo Gandini
Edizioni Lindau
ISBN: 9788871807324
€ 13,00
www.lindau.it

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20 febbraio 2008

SWEENEY TODD E' UN MUSICAL!!!

Mettetevelo bene in testa.
Nonostante il trailer televisivo faccia pensare ad un horror gotico stile Sleepy Hollow, il nuovo film di Tim Burton è un dramma musicale. Significa che molto spesso i protagonisti del film cantano e ballano e molti passaggi della storia avvengono attraverso le parti cantate, che sono in inglese e sottotitolate.
Lo dico perchè non voglio trovarmi nella spiacevole situazione (che si verifica spessissimo nella mia città) di dover vedere questo film a cinema tra i lamenti degli spettatori insofferenti all'idea di vedere un musical ("Maro' mo canta n'ata vota...", "Ma che d'è 'sta cosa?", "Ma che sta dicenne?")
E' successo addirittura con Evita, con Chicago, Tutti dicono I leve you di Woody Allen e ultimamente con il film di Turturro "Romance and cigarettes" (pero' li' ero daccordo con loro...).

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19 febbraio 2008

Mariottide e le storie tese

Era inevitabile l'incontro di due menti geniali come quelle di Elio e le storie Tese e Marcello Macchia (Alias Maccio Capatonda, alias Mariottide).
L'occasione è quella del videoclip di "Parco Sempione", primo estratto del nuovo album degli EELST "Studentessi" in uscita domani abbinato a Repubblica e L'Espresso.
Non c'è nessun commento da fare se non invitarvi alla visione di questa chicca in cui Mariottide compare nel suo ruolo più congeniale di disturbatore dei timpani all'interno di una VHS maledetta, stile The ring.
Il video di "Parco Sempione" è sul sito della Shortcut Production.

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16 febbraio 2008

Caos Calmo

di Jack Fertile

Pietro Paladino (Nanni Moretti), è un top manager che, rientrando nella casa al mare dopo aver salvato, insieme al fratello (Alessandro Gassmann), da un annegamento sicuro due donne, trova la moglie Lara morta.
La tragedia genera nel suo animo il “caos calmo” e l’avvio di un percorso di elaborazione del lutto sicuramente inconsueto.
Pietro, infatti, decide di trascorrere le giornate su una panchina nei giardinetti di fronte alla scuola elementare che frequenta sua figlia Claudia ed è lì che aspetterà l’arrivo del dolore.
Nell’attesa, stando fermo, si ritrova ad osservare e vivere il mondo intorno da una diversa prospettiva e persone conosciute (i colleghi deliranti per una imminente fusione societaria) e non (le persone che animano i giardinetti), gli si avvicineranno consegnandogli i problemi che continuano, giorno dopo giorno, ad affrontare.
Il caos calmo, su richiesta della figlia, alla fine svanirà e il protagonista rioccuperà il suo posto nel mondo, ma con uno sguardo, in ogni caso, segnato, migliorato, rinnovato.
La trasposizione del libro di Veronesi è un’opera riuscita, Nanni Moretti appare credibile, Blu Yoshimi Di Martino bravissima, Alessandro Gassmann, Valeria Golino, Isabella Ferrari e Kasia Smutniak deliziosi e “indovinati” e Silvio Orlando, come sempre, sofferente e strepitoso.

P.S. Il 25 febbraio è la giornata mondiale della lentezza: anche un bel film, non visto di corsa, può rappresentare un’occasione per rallentare…

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08 febbraio 2008

Cloverfield: The Jurassic Central Park Project

di Flavio Ignelzi

Il cinema del fantastico, fin dall’alba dei tempi, si è evoluto in direzione della spettacolarizzazione del ‘monstrum’ (che è, senza mezzi termini, il motivo che spinge lo spettatore a pagare il biglietto), rendendo tale visione, col passare degli anni, sempre più realistica, fino alle moderne e sorprendenti tecniche CGI (marcherei “Jurassic Park” come milestone del genere).

A “Cloverfield” va dato atto di aver operato un passo oltre (e per certi versi avanti): tentare di accentuare tale realismo spingendo non sull’oggetto del vedere, bensì sul soggetto che vede. Il risultato è un film sostanzialmente canonico (di godzilloni distruttivi ne abbiamo visti fin troppi) mascherato da real-tv.

Di accadimenti poco reali, nel corso della pellicola, se ne susseguono molti, ma quello che si gioca la nostra beneamata sospensione dell’incredulità è soprattutto uno: è possibile che ‘sto tizio riesca a mantenere la videocamera sempre ad altezza occhi? Anche quando corre, quando è nel bel mezzo dei bombardamenti, quando si arrampica da un palazzo all’altro a centinaia di metri di altezza, quando viene attaccato da mostriciattoli repellenti grossi come vitelli. Se si è disposti a credere a questo, ci si diverte, e non poco (in sala era tutta una serie di urletti). Altrimenti, tutti a casa.

Il tanto bistrattato “The Blair Witch Project” viaggiava su altri piani: era un video amatoriale (per questioni di budget) che mostrava la monotonia, i tempi morti, le lungaggini della vita vissuta. Era un film in cui accadeva poco, come nella realtà, in cui ci si annoiava per lunghi tratti, ma proprio per questo appariva vero (non so fino a che punto gli autori abbiano condotto questo gioco, o si siano lasciati condurre, ma in fin dei conti poco importa).

Cloverfield” è medio-budget mascherato da low-budget, è la negazione del Dogma Vontrieriano, è un baraccone rumoroso scritto per la youtube generation (l’ho letta da qualche parte, ma è una giusta considerazione), e che perde molto proprio in virtù dell’hype di cui si è voluto forzatamente ammantare (siti virali, finti servizi giornalistici e tutto quanto).

Fulminante l’idea dei flashback della storia d’amore che emergono dal video, ma (immagino) in altre mani cosa sarebbe potuto essere.
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07 febbraio 2008

Sogni e delitti

di Nocaster

[03/02/2008 11.23.23] NOCASTER scrive:a me il film non è dispiaciuto...certo,...tempi da woody allen, ma carino nel complesso. sicuramente mi ha tenuto tutto il tempo con gli occhi puntati sullo schermo, non mi sono distratto...e per me è già molto
[03/02/2008 11.23.24] NOCASTER scrive:bravi gli attori
[03/02/2008 11.23.59] NOCASTER scrive:riferimenti continui alla tragedia greca, dalla barca "cassandra's dream" a lei attrice di teatro, a citazioni varie,...
[03/02/2008 11.24.09] NOCASTER scrive:finisce come una vera tragedia greca
[03/02/2008 11.24.13] NOCASTER scrive:E' una tragedia
[03/02/2008 11.24.25] NOCASTER scrive:ma..la gente è uscita dicendo:
[03/02/2008 11.24.29] NOCASTER scrive:CHE CACATA E FILM
[03/02/2008 11.24.43] NOCASTER scrive:NUN SAPE CCHIU CADDA FA' PE VVENNE, STU SCEM
[03/02/2008 11.24.45] NOCASTER scrive:ETC
[03/02/2008 11.24.49] NOCASTER scrive:vedilo e dimmi
[03/02/2008 11.24.49] NOCASTER scrive:mah
[03/02/2008 11.24.56] NOCASTER scrive:vedilo
[03/02/2008 11.35.53] NOCASTER scrive:guardalo
[03/02/2008 11.35.59] NOCASTER scrive:osservalo
[03/02/2008 11.36.03] NOCASTER scrive:capiscilo
[03/02/2008 11.36.12] NOCASTER scrive:percepiscilo
[03/02/2008 11.36.22] NOCASTER scrive:penetralo
[03/02/2008 11.36.23] NOCASTER scrive:vaiiiiiiiiii


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05 febbraio 2008

Ghostwriters: i 24 Grana in "carcere"

di Ferdinando Carcavallo

K-Album (2003) è stato l'album che ha rappresentato la "chiave" di volta dei 24 Grana verso un discorso musicale più di largo raggio, più coraggioso ma anche meno sperimentale di quanto non lo fossero lo stupendo Metaversus e il selvaggio Loop.
Il nuovissimo Ghostwriters potrebbe definirsi (cinematograficamente parlando) il sequel di K-Album, e quindi porsi come prequel di Underpop, a meno di non volerlo considerare un ripensamento stilistico.
Decisamente i "nuovi" 24 Grana possono apparire più maturi di quanto non lo fossero in Underpop, album in cui a fianco a momenti rilassati e intimisti non mancavano concessioni al rock o comunque a ritmi più energicamente coinvolgenti.
Ghostwriters, per dirla con uno slang tipico degli afecionados del gruppo napoletano, non è certo un disco che "spakka" e difficilmente l'esecuzione live di brani come "Avere una vita davanti", "Lacreme" o "Accireme" potranno regalarci ancora quelle scariche adrenaliniche alle quali eravamo abituati.
Non è certo nelle collaborazioni eccellenti di Marina Rei, Filippo Gatti e Riccarda Sinigallia che bisogna cercare le cause di questo "abbassamento" di tono (non qualitativo), ma piuttosto in un allontanamento fisiologico di Francesco Di Bella & co. da un tipo di musica che ha fatto il suo tempo nel loro naturale ciclo artistico.
Involuzione? Evoluzione? Ripensamento? Maturità? Non saprei. I 24 Grana, in fondo, sono sempre stati degli animali da palcoscenico che inevitabilmente vivono il soggiorno in sala di incisione come una sorta di segregazione.
Come spesso è accaduto in passato, la parola finale spetta al tour. In fin dei conti un vero artista vive la discografia come un impiegato il badge per la presenza. Il disco è la timbratura di ingresso, il lavoro vero è fatto sul palco.
Al CD è abbinato un volumetto a fumetti, acquistabile solo on line sul sito de La Canzonetta, in cui i disegni di Roberto Amoroso raccontano per immagini le canzoni dell'album. Un'operazione sicuramente interessante e destinata al collezionismo degli appassionati ma che nulla aggiunge (nè toglie) al lavoro musicale.

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Could you invade us, please!?

Provocatoria campagna di sensibilizzazione antipolitica dei (alcuni) blogger italiani. Viste le recenti cadute di stile e la storica incapacità amministrativa dei politici italiani, ecco un grido di dolore che corre sulla rete fino a chiedere ai cugini europei di venire a prendere la situazione in mano.

Ci auguriamo che una cosa del genere non capiti mai (a Napoli stiamo ancora pagando gli effetti di dominazioni ormai lontanissime) ma allo stesso tempo non possiamo non condividere le motivazioni che portano a questa provocazione.

Fratelli Europei: Invadeteci
SOS Invadeteci!

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03 febbraio 2008

Horror Underground Volume II

di Flavio Ignelzi

Quando prende corpo una nuova iniziativa atta a promuovere e a diffondere il cinema italiano, non possiamo che esserne enormemente contenti. E’ il caso della serie “Horror Underground”, presentata dall’attivissimo sito FilmHorror.com e qui giunta al secondo volume. Il dvd in questione ci consegna sei cortometraggi di autori nostrani che si concretizzano in una vetrina finalizzata a mostrare le potenzialità e le capacità di cui dispongono questi giovani (e in una qualche misura promettenti) cineasti italiani.

Si parte con “Vi Amo Addio” di Cristiano Stocchi e Francesco Cortonesi, un monologo surreale a camera fissa che accompagna un assassino fino alla sua morte. Bravo Simone Nepote Andrè a confrontarsi senza titubanze con lo spettatore ed interessante la suddivisione in mini-atti con applausi, risate e fischi registrati a mo’ di sit-com televisiva.
Segue “Il Proiezionista” di Roberto Loiacono, racconto dell’ultima serata a cinema di due amiche. Allegorico, d’impatto, con un procedere per intrecci paralleli fino all’epilogo, ricorda (non so per quale motivo) l’episodio “Cigarette Burns” di John Carpenter della serie Master Of Horror. La qual cosa, a casa mia, è un complimento.
Buio Nero” di Andrea Razzi è forse il corto scritto meglio (non a caso vincitore del PesarHorrorFest 2005) ma recitato peggio. Un’idea fulminante che si avvita su se stessa e che sorprende nel finale. Peccato per la confezione un po’ troppo amatoriale.
Clonazioni Inc.” di Paolo Vandoni parrebbe un ipotetico episodio di “Ai Confini Della Realtà” in salsa nostrana. Molto sci-fi (liberamente tratto dal racconto “Marionettes, Inc.” di Ray Bradbury) e poco horror. Canonico.
Nella Mia Mente” di Michele Pastrello, realizzato in maniera professionale (vincitore del PesarHorrorFest 2006), sfrutta influenze argentiane e suggestioni oniriche per un storiella che ha l’unica pecca di essere un po’ stereotipata.
Infine “L’Albero Capovolto” di Ivan Zuccon è un viaggio nella mente e nel corpo di una pittrice di dipinti inquietanti. Forse il bianco e nero non è stata la scelta più giusta (immagino i possibili giochi cromatici con i colori dei dipinti) e la narrazione procede con lentezza e senza guizzi particolari. Irrisolto.

Considerato il contesto (il mondo dei cortometraggi è duro ed impervio), la raccolta presenta diversi spunti d’interesse, anzi appare perfetta per dare impulso alle nuove leve di cineasti, nonché per far conoscere giovani talenti che altrimenti rischiano di rimanere sconosciuti ai più. Insomma, vale tutti i 9,90 euro di spesa.

http://www.filmhorror.com/

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02 febbraio 2008

01 febbraio 2008

Se mi cambi ti cancello

Parte dal blog di Contenebbia e da Cineroom la campagna di lotta contro lo stillicidio dei titoli originali perpetuato dai distributori italiani.

Più volte anche su questo blog abbiamo urlato allo scandalo per questo scempio assurdo, ed è quindi con vera gioia e partecipazione che diamo il nostro contributo all'iniziativa.

Tra l'altro il 2008 sarà un anno in cui il fenomeno del "titolo fesso" coinvolgerà molti dei film più attesi della stagione, dal prossimo Woody Allen (Cassandra's dreams=Sogni e delitti) a P.T. Anderson (There Will Be Blood=Il petroliere) ed altri che trovate tristemente annunciati sul post di Cineroom.
Non servirà a molto, perchè contro l'ignoranza c'è davvero molto da fare, ma almeno potremo dare un segnale a questi signori in modo che prendano coscienza della loro inadeguatezza.

La battaglia è iniziata: 10 film x 10 titoli assurdi...

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Il cinema invisibile di Matt Reeves

Oggi esce in Italia l'atteso Cloverfield, il filmone ideato da J.J. Abrams e diretto dal giovane Matt Reeves che negli USA ha già spopolato.

Ora che le quotazioni della coppia Abrams/Reeves sono all'apice, si fa avanti, oltre che l'inevitabile sequel (o un prequel?) di Cloverfield, un altro progetto dalle premesse molto ambiziose. Si tratta di The invisible woman, film di ispirazione hitchicockiana che raccoterà di una donna dotata del potere più ambito dell'uomo (dopo il volo e l'onestà dei politici) che decide di abbracciare la criminalità per aiutare la propria famiglia. Niente a che vedere con Susan Storm dei Fantastici 4, mentre si potrebbe trattare (a leggere la trama) di un remake dell'omonimo film del 1940 diretto da Edward Sutherland e con Virginia Bruce e John Barymore, che in realtà era una commedia.

Intanto guardiamoci Cloverfield che per il momento pare che abbia ricevuto solo opinioni negative o tutt'al più non eccessivamente entusiastiche.
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