di Ferdinando Carcavallo
Se è vero che il titolo italiano "La promessa dell'assassino" poco si adatta alla natura del film, è anche vero che "La promessa del marinaio", per quanto egualmente imbarazzante, avrebbe rispecchiato meglio quello che il film di David Cronenberg rappresenta.
Le promesse non mantenute in questo film sono molte. A cominciare da quella di rappresentare il capolavoro del regista canadese. Siamo lontanissimi non solo dalle genialità stilistiche di "Scanners" e "Videodrome", ma anche da lavori meno inspirati ma comunque personali come "La mosca" e "eXistenZ" (senza parlare di "Spider" e "Crash").
Il problema di Eastern Promises, oggettivamente un buon gangster movie, è che di Cronenberg non ha quasi nulla. Meno ancora di quanto non ne avesse "A history oif violence" dove almeno un paio di scene portavano la firma inconfondibile dell'autore di Shivers.
Altra promessa non mantenuta, o meglio sarebbe parlare di leggenda metropolitana, è la bravura di Viggo Mortensen, del quale si dirà che l'inespressività era una prerogativa del ruolo, ma a ben vedere il confronto col sempre più fastidioso Vincent Cassel non sempre gioca a favore dell'attore americano. Anche gli altri attori, Naomi Watts e Armin Mueller-Stahl sono molto sulla loro media senza particolari picchi e molto fuori dell'atmosfera cronenbergiana.
Anche la fantomatica Londra dei sobborghi, che il maestro, a detta di molti, sarebbe riuscito a dipingere con occhio freddo e realistico, in realtà di vede davvero poco. La vicenda potrebbe benissimo aver luogo a New York o Madrid, dal momento che al centro della scena è soprattutto la contrapposizione tra la cultura della malavita e quella delle persone comuni (così chiamate nel film) che ha tratti simili in tutto il mondo a prescindere dalle etnie.
Le promesse non mantenute in questo film sono molte. A cominciare da quella di rappresentare il capolavoro del regista canadese. Siamo lontanissimi non solo dalle genialità stilistiche di "Scanners" e "Videodrome", ma anche da lavori meno inspirati ma comunque personali come "La mosca" e "eXistenZ" (senza parlare di "Spider" e "Crash").
Il problema di Eastern Promises, oggettivamente un buon gangster movie, è che di Cronenberg non ha quasi nulla. Meno ancora di quanto non ne avesse "A history oif violence" dove almeno un paio di scene portavano la firma inconfondibile dell'autore di Shivers.
Altra promessa non mantenuta, o meglio sarebbe parlare di leggenda metropolitana, è la bravura di Viggo Mortensen, del quale si dirà che l'inespressività era una prerogativa del ruolo, ma a ben vedere il confronto col sempre più fastidioso Vincent Cassel non sempre gioca a favore dell'attore americano. Anche gli altri attori, Naomi Watts e Armin Mueller-Stahl sono molto sulla loro media senza particolari picchi e molto fuori dell'atmosfera cronenbergiana.
Anche la fantomatica Londra dei sobborghi, che il maestro, a detta di molti, sarebbe riuscito a dipingere con occhio freddo e realistico, in realtà di vede davvero poco. La vicenda potrebbe benissimo aver luogo a New York o Madrid, dal momento che al centro della scena è soprattutto la contrapposizione tra la cultura della malavita e quella delle persone comuni (così chiamate nel film) che ha tratti simili in tutto il mondo a prescindere dalle etnie.
Infine, ma forse qui è stato un bene, questo film avrebbe dovuto disturbare per la crudezza delle scene violente, mentre dobbiamo constatare che il maestro ci ha abituati a ben altro, anche dal punto di vista dell'estetica, con "Crash" e "Inseparabili".
3 commenti:
non sono daccordo. e' cronenberg al 100%
Al 62%, dai...
;o)
BenSG
per me non ha senso dire è cronemberg al 2 al 10 o al 48%
è cronemberg, punto
ogni autore ha un proprio percorso artistico
ora il punto è solo vedere se trattasi di evoluzione o involuzione
nel caso di cronemberg e dei suoi ultimi due lavori
siamo a mio avviso nella prima ipotesi
http://kinemascope.blogspot.com
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