28 dicembre 2007

24 grana: Ghostwriters

Ghostwriters……scrittori senza volto, narratori sconosciuti di storie che ogni giorno ci accadono sotto gli occhi o solo nella nostra mente……storie che raccontano il disagio, l’amore, il sangue…la speranza.
Nove storie che “il cardillo” Francesco Di Bella, ascolta mentre vola nella “risacca del cielo” di una grande metropoli occidentale, storie tradotte nei versi e nelle musiche che danno origine ai brani di questa nuova opera.

Dopo quattro anni di silenzio discografico, i 24 Grana, Francesco Di Bella, Armando Cotugno, Renato Minale, e Giuseppe Fontanella, pubblicano per la loro storica etichetta il quinto lavoro in studio dopo “Loop”, “Metaversus”, “K album”e“Underpop”.
Semi ignorati dalle radio e dalle televisioni, i 24 Grana, giunti al decimo anno di attività, continuano ad essere uno dei gruppi più richiesti per concerti, dimostrando con i fatti che esistono, per fortuna, ancora tantissime persone che sanno scegliere con la loro testa.
A questo pubblico, principalmente i 24 si rivolgono con il loro nuovo CD, cioè a chi è ancora disposto ad ascoltare la musica, a dedicare un po’ di tempo per cercare di capire……e farsi coinvolgere.
Nove brani inediti, due in italiano, realizzati con la produzione artistica di Daniele Sinigallia, registrati, per la prima volta in “trasferta” a Roma, circondati e coccolati da tanti amici e collaboratori.
Amici che hanno arricchito il Cd del loro contributo come Riccardo Sinigallia in “Avere una vita davanti”, Marina Rei in “Smania ‘e cagnà” e Filippo Gatti in “Le Verità” come Max Gagliardi, figlio del grandissimo Peppino, che ha suonato il piano ed ha scritto le parti per gli archi, come Claudio Martinez che ha fatto splendide foto e ha suonato l’armonica in “Accireme”.

Esclusivamente On Line (http://www.lacanzonetta.it/) sarà possibile acquistare in tiratura limitata, il CD con allegato il libro realizzato da Roberto Amoroso con i nove brani tradotti in emozionanti immagini; sarà anche possibile, sempre On Line l’acquisto dell’ edizione in vinile (500 copie).

Leggi la recensione.

http://www.24grana.it/
http://www.24granazone.com/
http://www.lacanzonetta.it/

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27 dicembre 2007

Lo spaccacuori

di Ferdinando Carcavallo

Non è che per ogni film che vedo scrivo un post. No. Scrivo qualcosa su un film solo se mi ha in qualche modo colpito. Capita spesso - molto spesso - che un film mi lasci senza nulla da dire, nel bene e nel male. Ad esempio, io da anni vedo tutti i film di Pieraccioni, perchè mi è simpatico e i suoi film, se non mi sorprendono, almeno non mi infastidiscono e mi divertono, pur non sentend il bisogno di dire nulla. Lo stesso accadeva per i film con Ben Stiller. Da Tutti pazzi per Mary a Ti presento i miei e Mi presenti i tuoi il mio rapporto con Stiller è stato di stima (reciproca?) fino a quando non mi ha pesantemente ferito con Lo spaccacuori.
Lo spaccacuori è un film stupido che non permette di starsene zitto. Dopo averlo visto ho sentito l'istinto di urlare "NON GUARDATE QUESTO FILM!!" dalla finestra di casa, e se non l'ho fatto è solo per quell'angelo di creatura che (furbamente) si era addormentata a 20 minuti dall'inizio.
Con l'ambizione di una comicità politicamente scorretta, i Farrelly Bros. mettono in scena il solito Stiller imbranato e nevrotico alle prese con una storia assurda e in alcuni momenti antipatica (l'accanimento del "nostro eroe" contro una ragazza che ha il difetto di essere povera e allegra) che non solo non fa ridere (tranne che per le smorfie consuete di Stiller) ma non segue nessun percorso divertente, sforando anzi compiacevolmente nel trash.
Ciliegina sulla torta un cameo della sex simbol più insignificante della storia del cinema Eva Logoria nel finale.
Sublimazione dopo i titoli di coda con la moglie ripudiata che fa sesso in un appartamento con un cavallo (sic!)
Fa piacere, comunque, che un film così irrimediabilmente stupido non sia stato girato in Italia e possiamo dire che una volta tanto i nostri cinepanettoni (Pieraccioni e De Sica) assolvono il loro compito al meglio.
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Eastern promises

di Ferdinando Carcavallo

Se è vero che il titolo italiano "La promessa dell'assassino" poco si adatta alla natura del film, è anche vero che "La promessa del marinaio", per quanto egualmente imbarazzante, avrebbe rispecchiato meglio quello che il film di David Cronenberg rappresenta.
Le promesse non mantenute in questo film sono molte. A cominciare da quella di rappresentare il capolavoro del regista canadese. Siamo lontanissimi non solo dalle genialità stilistiche di "Scanners" e "Videodrome", ma anche da lavori meno inspirati ma comunque personali come "La mosca" e "eXistenZ" (senza parlare di "Spider" e "Crash").
Il problema di Eastern Promises, oggettivamente un buon gangster movie, è che di Cronenberg non ha quasi nulla. Meno ancora di quanto non ne avesse "A history oif violence" dove almeno un paio di scene portavano la firma inconfondibile dell'autore di Shivers.
Altra promessa non mantenuta, o meglio sarebbe parlare di leggenda metropolitana, è la bravura di Viggo Mortensen, del quale si dirà che l'inespressività era una prerogativa del ruolo, ma a ben vedere il confronto col sempre più fastidioso Vincent Cassel non sempre gioca a favore dell'attore americano. Anche gli altri attori, Naomi Watts e Armin Mueller-Stahl sono molto sulla loro media senza particolari picchi e molto fuori dell'atmosfera cronenbergiana.
Anche la fantomatica Londra dei sobborghi, che il maestro, a detta di molti, sarebbe riuscito a dipingere con occhio freddo e realistico, in realtà di vede davvero poco. La vicenda potrebbe benissimo aver luogo a New York o Madrid, dal momento che al centro della scena è soprattutto la contrapposizione tra la cultura della malavita e quella delle persone comuni (così chiamate nel film) che ha tratti simili in tutto il mondo a prescindere dalle etnie.
Infine, ma forse qui è stato un bene, questo film avrebbe dovuto disturbare per la crudezza delle scene violente, mentre dobbiamo constatare che il maestro ci ha abituati a ben altro, anche dal punto di vista dell'estetica, con "Crash" e "Inseparabili".
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26 dicembre 2007

1408

di Ferdinando Carcavallo

Basato sulla terrificante storia di Stephen King, 1408 è un terrificante film di Mikael Hafstrom con John Cusack e Samuel J. Jackson. Attori, regista e scrittore sono riusciti a metter su probabilmente il più brutto, insulso, noioso e inconcludente film di genere degli ultimi 20 anni.
Un prodotto (chiamarlo "film" è veramente fuori luogo) che dire televisivo sarebbe già lusinghiero. Mi ha ricordato quei telefilm americani pseudo horror che trasmettono spesso in tarda serata le televisioni private con un minimo di contenuto erotico che almeno da' un senso al tutto.
Il pretesto della trama è di quanto più banale possa esserci. Un ghost hunter in cerca di scoop fa visita ad un albergo newyorkese in cui c'è una stanza maledetta dove tutti gli ospiti impazziscono e si tolgono la vita in modi bizzarri.
A inizio visione (fortunatamente domestica e supportata da numerosi colpi di fastfarward) ho scambiato un involontario ridicolo di tutto il contesto per un voluto grottesco, un'esagerazione del genere tipo Planet Terror di Rodriguez, ma qui in quanto a inventiva si superano di gran lunga anche trash-movies come "Il lupo mannaro contro la camorra".
L'epilogo è ancora più sconcertante di tutto il resto. Il doppio finale Sogno/Realtà/Di nuovo sogno/Ma anche realtà è da schiaffi.

Vedere attori come Cusack e Jackson impegnati in boiate el genere mette davvero tristezza.

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24 dicembre 2007

21 dicembre 2007

Il vinile che puzza

di Ferdinando Carcavallo

Sempre più artisti stanno ricorrendo alla produzione di dischi in vinile apparentemente spinti da una voglia di antico del loro pubblico che si ribella all'era digitale. Le motivazioni sono tante, da quelle romantiche di voler recuperare il disco come oggetto di collezione e di arte grafica, fino a quelle tecniche, in quanto in molti ritengono che il suono (e il rumore) della puntina sia migliore e più vero della "discretizzazione" digitale del CD.

Ma il vero motivo di questo ripensamento è quello che sta più a cuore ai produttori discografici, ossia che il Long Playng non sia clonabile come un CD.

Resasi finalmente conto che il prodotto canzone non ha più quel valore commerciale che aveva in passato e che quello che in molti chiamano pirateria (parlo della duplicazione di cd e il reperimento di MP3 da Internet) altro non è che il nuovo mercato col quale tutti dobbiamo fare i conti, la cosa migliore che l'industria discografica è riuscita a fare per rendere più appetibile il proprio prodotto è stato spingere il mercato a fare un passo indietro.

E' come se la lobby dei carbonari rimettesse sul mercato le macchine a vapore. Un disperato tentativo di reazione all'impotenza con la quale finora l'industria discografica non è riuscita a seguire la tendenza del progresso. Una mossa vestita da "tendenza vintage" che (credo) avrà vita breve.

Viviamo tempi in cui i tramiti tra chi crea arte e chi la fruisce hanno sempre meno senso. Chi scrive un libro se lo pubblica e lo vende su sistemi di Print On Demand direttamente ai lettori. Chi fa musica si fa un sito personale e distribuisce i propri brani gratuitamente guadagnando in popolarità e affluenze ai concerti, oppure vendendo il CD ad un prezzo che non supera i 5 euro.

Non si può chiedere ai consumatori di sacrificare la propria economia (già per altro mediamente carente) nell'acqisto di un CD originale di 20 euro con il ricatto morale che masterizzare un disco uccide la musica.

Vendere un CD a 20 euro uccide la musica.

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20 dicembre 2007

Auguri (remake)

Il 2006 è stato un anno bellissimo.
Al contrario il 2007 è stato orribile e nel salutarlo spero vivamente di non incontrarne mai altri simili.
Per questo motivo (ed altri) riciclo il videomessaggio augurale che pubblicai su KinemaZOne a Natale del 2005, anche perchè più di allora mi sento molto vicino ai bambini.
E faccio dei sinceri e freschissimi auguri a tutti.

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18 dicembre 2007

16 dicembre 2007

Eastern translations

di Ferdinando Carcavallo

"La promessa dell'assassino" è il titolo del 36mo film di David Cronenberg che, dicono, abbia tuti i requisiti per essere considerato il suo capolavoro.
Al di là di questo, che al più presto andremo ad appurare, la cosa che risalta più all'attenzione di questo film è l'ennesima bizzarria delle traduzioni italiane. A cominciare dal titolo.
La verisone originale ha titolo "Eastern promises", letteralmente "promesse dell'est" e si riferisce al tema del film che racconta una storia di sangue della mafia russa. In italia abbiamo preferito un titolo molto romantico ma alquanto anonimo, e le promesse sono diventate un sola, magari si risparmia un po'. Come noi anche in Francia hanno cambiato il significato del titolo, orientandosi pero' verso il cupo "Promesses de l'ombre", ossia "promesse dell'ombra".
Altra stranezza è la tagline, ossia la frase che accompagna il titolo sulla locandina. In americano abbiamo "every sin leaves a mark", ossia "ogni peccato lascia un segno", frase il cui senso può capirsi guardando il trailer dal quale si apprende che in Russia i detenuti usano il loro corpo per raccontare la prorpia storia con i tatuaggi. In Italiano abbiamo tradotto la frase con un contorto "ogni peccato è macchiato col sangue" che oltre a non significare molto (oddio, magari guardando il film...) ricorda più uno slang da mafia siculo-americana.
La consuetudine a cambiare le parole non l'abbiamo, però, applicata nell'unico caso in cui forse valeva la pena. La locandina americana riporta in alto la scritta "from the acclaimed director David Cronenberg" in cui "acclaimed" troverebbe in italiano corrispondenti sicuramente più utilizzati e moderni di "acclamato", ma stavolta ci siamo tenuti alla lettera all'originale senza impegnare la nostra proverbiale creatività. Non possiamo mica fare tutto noi.
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14 dicembre 2007

Il grande libro del Cinema per Manager

di Jack Fertile

Il direttore di KinemaZone mi ha affidato la recensione de “Il grande libro del cinema per manager” e il motivo l’ho compreso subito: nella vita reale “recito” la parte di un manager di Information Technology ma, con lui e con altri, parliamo spesso di cinema e, piuttosto che di Sharepoint ci troviamo a elucubrare di Matchpoint.
Nell’avvicinarmi alla lettura sono stato assalito da tre domande: perchè un libro del cinema per manager e, ancora, il contenuto terrà fede alla promessa? La risposta l’ho trovata, per fortuna, nella prefazione che mi ha rassicurato sul fatto che ogni film che ho visto è nella mia testa e nel mio cuore e il libro non ambisce a svelarmi nessun trucco ma solo a raccontare una versione di spettatori capaci di cercare. La terza domanda è: la lettura in chiave di impresa è una forzatura, è un leggere di cose non scritte? Ebbene, qui la sorpresa: i film selezionati non sono (quasi mai) ambientati nelle aziende, ma sono storie ordinarie e straordinarie la cui narrazione lascia trasparire metafore e codici aziendali nascoste lì, un pelo sotto l’acqua.
Al lettore consiglio di leggere dapprima le schede dei film conosciuti perchè è più partecipato il confronto con la vista degli autori; subito dopo, però, suggerisco di lasciarsi trasportare dalle altre schede con il chiaro intento di assistere all’opera cinematografica.
Siamo su KinemaZone, il cinema prima di tutto!


Il grande libro del cinema per manager. 50 film letti in chiave d'impresa
F. Bogliani
Edizioni ETAS
€ 18,00
Compra il libro su libreriauniversitaria.it

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06 dicembre 2007

Critical mass

Critical mass è una coincidenza che va avanti, un improvviso incontro di ciclisti sensibili ai problemi dell’inquinamento e della città, attivi nel proporre una alternativa concreta.

Critical mass è una pedalata di gruppo informale e non organizzata per festeggiare l’uso della bicicletta a Napoli.

Questa non è una manifestazione di protesta, ma una semplice pedalata. Ogni persona che pedala ha ragioni, programmi, missioni e ispirazioni diverse. Per un attimo si riesce a immaginare una città senza le macchine e i relativi problemi. In più è divertente.

Critical mass è anche più di una semplice pedalata.
È un luogo in cui informalmente viene chiesto più spazio per i pedoni, i bambini, i ciclisti, i giardini, più parchi e spazi aperti; ma anche una diversa organizzazione della società, meno frenetica, meno ossessionata dal bisogno di vendere e comprare, più capace di godere della vita sociale , più ALLEGRA.

Partecipa anche tu!
Noi non blocchiamo il traffico!
Noi siamo il traffico…!

Prossimo appuntamento: Napoli, piazza del Plebiscito, 22 dicembre 2007

Per saperne di più:
http://beppegrillo.meetup.com/10/calendar/6848168/
http://www.criticalmass.it/

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05 dicembre 2007

Ridley Scott e "Il Codice Gucci"

di Ferdinando Carcavallo

Pare sia un progetto che risale al 2000 quello di un film sulla famiglia Gucci e pare anche che inizialmente la direzione del film dovesse essere affidata a Martin Scorsese.
Oggi il progetto sembra concretizzarsi ad opera della Paramaunt e della produttrice colombiana Giannina Facio, ex modella, attrice, subrette televisiva e principessa del gossip (compagna di Iglesias, Miguel Bosè e Fiorello) attualmente moglie 52enne di Ridley Scott. E sarà proprio il regista di Blade Runner, Il Gladiatore e American Gangster a dirigere questo film incentrato sulla vicenda di Maurizio Gucci, rampollo della famiglia, che nel nel 1995 fu ucciso per mano di un killer incaricato dall'implacabile ex moglie Patrizia Reggiani. Intanto Scott è impegnato nella realizzazione di Body of Lies, girato in Marocco con Russel Crowe e Leonardo Di Caprio, poi sono in cantiere altri due titoli (Stones e Nottingam) per il 2009.
Anche se non si sa quando il film sarà realizzato, è già partita la campagna mediatica a colpi di dichiarazioni da parte della famiglia Gucci che accusa Scott di aver tradito gli accordi che parlavano di un film edificante e per nulla scandalistico, in cui il delitto sarebbe stato solo sfiorato. La rampolla dell'atelier fiorentino ha già annunciato la pubblicazione di un libro, che uscirà prima del film, in cui si racconterà la vera storia della famiglia.
E vai col tango!!!
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03 dicembre 2007

Il cineforum del dottor Freud a Napoli

Come è stato rappresentato l’inconscio nella cinematografia napoletana ed in quella americana? Quali le divergenze, quali gli eventuali punti di contatto? C’è una marca stilistica che li accomuna?
La III edizione de “Il cineforum del dottor Freud”, rassegna sui rapporti tra cinema e psicoanalisi, curata da Ignazio Senatore, critico cinematografico e psichiatra dell’Università Federico II di Napoli, verte su questi gustosi ed appassionanti interrogativi. La kermesse si svolgerà dal 6 al 9 dicembre al Penguin Cafè di Via S. Lucia 88, a Napoli e personalità del calibro di Mario Martone, Antonio Capuano, Renato Carpentieri, Nina Di Majo, Cristina Donadio, Mario Franco, Giulio Baffi, Marco Lombardi, Carlo Cremona, Lidia Tarantini e Simone Mangoni si alterneranno per presentare e commentare le pellicole selezionate.
La rassegna si apre venerdì 7 alle ore 11.00 con una personale sull’artista avant-garde Maya Deren, presentata da Mario Franco ed è arricchita sabato 8 dicembre alle ore 16.45 dalla presentazione del decimo numero della Rivista quadrimestrale “EIDOS, cinema, psiche ed arti visive” ad opera di Lidia Tarantini, Simone Mangoni ed Ignazio Senatore, ideatori e fondatori della Rivista.
L’ingresso è gratuito. Le proiezioni sono articolate dal 6 al 9 dicembre al mattino (ore 11.00) e nei giorni 6, 7 ed 8 dicembre anche alle ore 17.00 e 19.00.

www.cinemaepsicoanalisi.com

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