22 dicembre 1952: in una cittadina dello lowa, una grande casa isolata, battuta dalle tormente di neve, è sconvolta da un terribile delitto. Cinquantacinque anni dopo, in quella grande casa rimasta chiusa per mezzo secolo, una donna di origini italiane decide di aprire un ristorante. È appena uscita dalla clinica psichiatrica dove è stata ricoverata per quindici anni in seguito al suicidio del marito, ed è decisa a costruirsi una nuova vita, ma non appena mette piede nell'edificio, i fantasmi del passato tornano a tormentarla. Sarà lei, sempre più in bilico tra ragione e follia, a dover fare chiarezza sui fatti oscuri accaduti tra quelle mura...
Questa è la sinossi del romanzo "Il nascondiglio" di Pupi Avati che in questi giorni la Mondadori distribuisce in tutte le librerie, ed è anche la trama del film che il regista bolognese ne ha tratto e che rappresenterà, senza dubbio, un grande ritorno dell'horror italiano.
Meno celebrato di altri maestri impegnati in lacrimosi epiloghi, Pupi Avati è stato per il passato un grande innovatore del genere, a partire dal giustamente celebrato "La casa delle finestre, che ridono" fino a "L'arcano incantatore" (1996), oltre al dimenticato "Zeder" del 1983.
La storia de "Il nascondiglio" ricorda molto le trame horror dei primi anni '80, primo tra tutti l'Aldilà di Lucio Fulci, ma anche gli stessi film di Avati in cui il tema "casa maledetta" ritorna molto spesso. Gli horror di Pupi Avati hanno quel sapore tipicamente italiano che ricordano le atmosfere padane di Gadda e Piero Chiara.
Il film girato in Inghilterra e destinato al mercato internazionale con il titolo The hideout, uscirà a novembre e nel cast compaiono Laura Morante , Treat Williams e Burt Young, con una piccola parte anche per Cesare Cremonini. Avati è uno specialista nel far venir fuori doti di attore da personaggi che non lo sono per mestiere (vedi Katia Riciarelli in La seconda notte di nozze).
24 ottobre 2007
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1 commenti:
"lacrimosi epiloghi" ?
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