di Ferdinando Carcavallo
Forse a causa dell'omonimia con il grande Aldo, Franco Fabrizi oggi non viene ricordato come meriterebbe come protagonista dell'epoca d'oro del cinema italiano.
Fu Federico Fellini nel suo capolavoro I vitelloni a dipingergli il peronaggio di belloccio debosciato e fannullone, simpatico e vigliacco che in qualche modo Fabrizi ha interpretato per tutta la sua carriera artistica.
Eppure i suoi esordi lo vedono vestire negli anni '40 i panni di un coraggioso e fascinoso capo indiano nel fotoromanzo "Arizona Kid" sul settimanale "Avventuroso Film", una sorta di Sceicco Bianco felliniano.
Dopo Fellini arrivarono Antonioni, Germi e Zampa che lo utilizzarono moltissimo come una sorta di Cary Grant di provincia. Dotato di un aplomb più francose che italiano, non fu mai protagonista di storie, ma sempre coprotagonista o ottima "spalla" di grandi mostri come Sordi (Una vita difficile) e Franca Valeri (Gli onorevoli).
Le sue ultime apparizioni di rilievo sono ne Il piccolo diavolo di Benigni e Grandi magazzini, il cinepanettone anni '80 in cui Fabrizi fa una piccola apparizione nell'epilogo dell'episodio di Pozzetto interpretando un ricco industriale gay in pena d'amore.
3 commenti:
Effettivamente io non ho mai saputo come si chiamasse pur vedendolo in migliaia di film.
Ale
a me piace sempre molto anche la sua interpretazione "baudesca" in Ginger e Fred.
Vero, l'avevo dimenticato. Grazie, professo' ;-)
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