31 maggio 2007

Spider-man 3

di Ferdinando Carcavallo

E' passato un po' di tempo dall'uscita SM3, per cui posso lasciarmi andare in esternazioni al sapore di spoiler.
Le aspettative per questo episodio tre dell'Uomo Ragno, per quanto mi riguarda, erano abbastanza basse. L'entusiasmo del primo film e l'emozione del secondo mi hanno soddisfatto abbastanza e di un terzo capitolo davvero non sentivo l'esigenza. Già i rumors di un anno fa che raccontavano della presenza di ben tre nemici, tra i quali l'incredibile Venom, e della colorazione scura del costume del supereroe mi avevano messo in guardia. Tutta questa carne a cuocere facevano presagire ad un gran finale con giochi pirotecnici e nulla più, ma la stima che Sam Raimi si era conquistata con i precedenti due episodi mi faceva nutrire una non piccola speranza di vedere un altro capolavoro.
Beh, il capolavoro non è arrivato.
Spiderman 3 sembra il risultato di un recut di tre film fatti rientrare in un unico episodio di durata canonica, un po' come i fan-edit delle saghe cinematografiche che si trovano su Web.

Il personaggio dell'uomo sabbia, quello con maggior spessore marveliano del film, dopo un debutto visivamente fantastico entra subito nel ridicolo con tanto di musichetta grave che l'accompagna in ogni apparizione.
Quel figlio di Goblin di Harry Orbson, dopo una velocissima e abbastanza pasticciata conversione al male, viene subito messo a riposo da un'espediente narrativo da romanzo Liala ("non ricordo più nulla...") per poi tornare nel finale redento da un improvviso testimone oculare della vera fine di papà Norman ed affiancare l'amico ragno nella lotta ai cattivi, con un look che lo avvicina più a un Silver Surfer opaco che al folletto verde.
Peter Parker appare all'inizio regredito al rango di nerd ante-morso. Raimi ce lo presenta ancora una volta secchione dell'Università oggetto di scherni adolescenziali durante le lezioni del professor Connors (a proposito, ma quando lo da quest'esame?). Ma il vero colpo (di scena?) del film è negli effetti della tuta-aliena che si impossessa della sua psiche tirandogli fuori palle, cazzimma e crudeltà(con tanto di occhi assatanati stile Spencer Tracy/Mister Hyde) che chissà perchè hanno come effetti collaterali il virtuosismo di un pianista jazz e una completa padronanza della danza hip hop!
Mary Jane, fallita come attrice, si mette a fare un po' la zoccola col nemico numero uno dell'amato supereroe, rischiando ancora una volta di precipitare per i cieli di New York secondo un copione già noto.

Lieto fine con funerale (come nel primo episodio) e riconciliazione romantica con la donna di sempre.
Non mancano le struggenti lacrime di zio e zia, Stan Lee che predica e Campbell che gigioneggia.

E così finisce la trilogia di Spider-man.
Se i primi due film erano fedelmente ispirati ai fumetti dell'Uomo Ragno, questo terzo sembra essere l'adattamento dei cartoni animati degli anni '80.
Ah, c'è anche un certo Venom, che per la verità nel film nessuno si prende la responsabilità di chiamarlo così.

Bellissime, comunque, le scene di combattimenti. Magari se avessi visto il film in un multiplex con un impianto audio vero e non nella sOla 2 del Warner Village di Napoli avrei potuto sentire anche qualche brivido.

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30 maggio 2007

Tarantino contro il cinema italiano. Ma quale?

di Ferdinando Carcavallo

Fa' un po' male sentirselo dire da uno come Quentin Tarantino, ma in fondo tra noi (Italiani) ce lo diciamo continuamente, e ciò non significa che sia del tutto esatto.
Sto parlando delle dichiarazioni Cannensi (di Cannes) del regista americano che nei giorni scorsi ha definito il cinema italiano di oggi deprimente e povero di idee. Ha accusato i nostri cineasti (registi, produttori, sceneggiatori) di raccontare sempre le solite storie di adolescenti in crescita, di problemi di coppia e "vacanze per minorati mentali". Una critica dura che viene da un conoscitore e appassionato di cinema italiano degli anni '60 e '70 con una certa predilezione per il cosiddetto cinema di "serie B", o meglio "non autoriale". Tarantino ha in progetto da tempo il remake di un film di Enzo G. Castellari ("Quel maledetto trenno blindato") e spesso, da Pulp Fiction in poi, ha omagiato con più o meno esplicite citazioni registi come Lucio Fulci, Mario Bava e altri appartenenti a quella sorta di artigianato del cinema che sicuramente non trova una linea di continuità in quel cinema che oggi pare disprezzare tanto.
Se volessimo dare dei nomi ai riferimenti di Tarantino nelle sue dichiarazioni potremmo riconoscere negli "adolescenti in crescita" i film di Fausto Brizzi, nelle coppie in crisi sicuramente ci vedremmo Veronesi e Muccino mentre i minorati mentali in vacanza (con tutto il rispetto) non possono essere altri che Boldi e (Christian) De Sica dei cinepanettodi di Parenti e Vanzina.
Beh, caro Quentin (sappiamo che ci leggi con una certa assiduità...), non è in questi autori che devi cercare il nuovo cinema italiano. Sicuramente non ti mancano i mezzi per conoscere registi meno industriali come Paolo Virzì, Soldini, Sorrentino, Crialese o Luchetti (quest'ultimo anche fortunato al botteghino).
Ci piacerebbe che tu ampliassi la tua critica anche a questo cinema italiano (quello vero). Probabilmente confermeresti quello che hai già detto, ma a noi non resterebbe il dubbio di un'opinione troppo superficiale.

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28 maggio 2007

L'Italia al Napoli Film Festival (13-20 giugno)

Si arricchisce il manifesto del NapoliFilmFestival che si prepara alla IX edizione in programma dal 13 al 20 giugno. Dopo aver svelato l’arrivo dei fratelli Coen a Napoli, i due direttori Davide Azzolini e Mario Violini rilanciano l’attenzione sul cinema italiano nell’anno che ha fatto registrare il boom degli incassi per le pellicole di casa nostra. Per celebrare una stagione da favola, il NapoliFilmFestival ha chiamato due registi di grande spessore come Michele Placido e Ferzan Ozpetek e due delle attrici simbolo del cinema di casa nostra come Margherita Buy e Paola Cortellesi.Un poker d’assi della stagione cinematografica appena trascorsa: Margherita Buy ha cominciato l’annata con La Sconosciuta di Tornatore prima di brillare in Commediasexy e in Saturno Contro. Michele Placido ha tratteggiato uno straordinario ruolo di Frate Simone in Le rose del deserto di Monicelli, mentre Ozpetek è reduce dal successo di Saturno contro.
Ma i quattro protagonisti del cinema italiano rilanceranno proprio da Napoli la loro sfida per la prossima stagione cinematografica. Placido svelerà infatti i primi dettagli del suo nuovo film da regista, Cari Compagni, viaggio nell’Italia del ’68, ma anche del suo impegno da attore nel nuovo progetto di Paolo Sorrentino che dovrebbe intitolarsi Il Divo e tratterà della vita di Giulio Andreotti. Nuovo progetto al cinema anche per Paola Cortellesi che a fine maggio sarà sugli schermi Mediaset con la fiction su Maria Montessori e che è reduce dalle riprese del Disco del Mondo, di Riccardo Milani. Margherita Buy, infine, sarà al fianco di Antonio Albanese nel nuovo film di Silvio Sodini.“Siamo orgogliosi di avere l’opportunità anche in questa edizione di rendere omaggio al cinema italiano al termine di una stagione molto positiva al botteghino ma anche sotto il profilo della qualità”, spiegano i direttori del NapoliFilmFestival Davide Azzolini e Mario Violini.
La rassegna napoletana darà al pubblico la possibilità di incontrare le quattro star e offrirà una retrospettiva completa dei film di Ferzan Ozpetek.
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25 maggio 2007

Caserta: il festival DIFF(idato)

A un mese dall'incarico, il critico Andrea Romeo lascia la direzione del Drake International Film Festival (DIFF) di Caserta. "Nonostante l'esiguità del tempo a mia disposizione, ho lavorato alla creazione di un piano culturale e di contenuto che potesse farne un evento nuovo nell'ambito dei festival internazionali, ma purtroppo ho dovuto riscontrare che non esistevano le condizioni per lavorare a un progetto di festival che avesse le caratteristiche di trasparenza che hanno sempre guidato le mie attività. Avendo riscontrato atteggiamenti contrari ad una corretta deontologia, ho ritenuto inoltre di dover diffidare legalmente il festival dall'utilizzare il mio nome in qualsiasi comunicazione, a partire dal 22 maggio scorso".
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22 maggio 2007

Cuore e sangue, prima di tutto

Streghe, vampiri, diavoli, preti pedofili, angeli, madri snaturate, fantasmi, esorcisti e ragazze scomparse. Sono queste alcune delle tipologie di personaggi che popolano le storie e la vita reale di Flavio Ignelzi. La sua prima raccolta di racconti è quindi da vedere come un diario onirico fino ad un certo punto. Non sono incubi e fantasie ad ispirare la sua inesauribile vena letteraria, ma gli angeli e i demoni che da sempre vivono con lui dentro e fuori la torre normanna che impropriamente chiama casa, ma che un suo antenato avrebbe definito "dimora".
La pubblicazione di "Cuore e sangue, prima di tutto" arriva dopo diversi mesi (anni?) di tentennamenti, riflessioni e riletture che tuttavia non hanno scalfito il gustoso sapore gotico/grottesco della prima ispirazione, della quale sono stato onorevolmente tra i primi assaggiatori. Leggere un racconto di Ignelzi richiede un 10 minuti di impegno dopo i quali magicamente sembra di aver visto un film di due ore, letto un fumetto di un centinaio di tavole o ascoltato un concerto rock.

Cuore e sangue, prima di tutto (racconti)
Flavio Ignelzi
Lulu 2007, €7,40

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15 maggio 2007

Intervista ai Manetti Bros.

di Ferdinando Carcavallo e Flavio Ignelzi

Antonio e Marco ManettiEra da un po’ che KinemaZOne desiderava scambiare due chiacchiere con i Manetti Bros, cineasti tra i più interessanti della “nuova” scena romana. Perché realizzano ciò che piace loro (che sia cinema, video o fiction) e perché dicono ciò che pensano, con cinismo ragionato e saggio. Di chi ne ha già fatte e viste tante. Ferdinando Carcavallo e Flavio Ignelzi hanno raggiunto Antonio Manetti in pieno orario di pranzo, ma il disponibile regista capitolino non si è certo tirato indietro, neanche con la bocca piena...

Voi nascete e lavorate soprattutto come registi di videoclip (Britti, Neffa, Tiromancino...) e ultimamente avete lavorato molto con Lucarelli e gli altri scrittori della serie Crimini. Vi sentite più a vostro agio nell'adattare un racconto o nel dare immagini ad un brano musicale?
Abbiamo fatto più di cento video musicali, ma non ci consideriamo dei registi di videoclip. Dobbiamo moltissimo al video musicale visto che il nostro nome è diventato famoso per quello, ma per rispondere alla vostra domanda noi abbiamo sempre fatto dei video piuttosto narrativi perché altrimenti ci sentiamo fuori luogo. Ci sono tanti registi di videoclip o di pubblicità che con l’immagine sono molto più bravi di noi, mentre il nostro obiettivo è quello di raccontare una storia. Per questo non siamo mai stati chiamati dalle case discografiche, ma direttamente dai musicisti, grazie ad un rapporto preesistente. Di solito i registi di videoclip hanno rapporti continuativi con le case discografiche e lavorano quasi in serie. La casa discografica è sempre stata nei nostri confronti abbastanza diffidente, per paura o riverenza, non saprei.

Una foto di scena di Torino BoysI primi soldi li avete guadagnati col cinema o con i videoclip?
Di video musicali ne abbiamo dovuto fare parecchi prima di guadagnare qualcosa. Il primo contratto vero fu per il film "Torino Boys" realizzato per la Rai (1997). L’occasione nacque grazie a Marco Bellocchio che insieme alla Film Albatros produceva per la Rai una collezione di film sull’argomento extracomunitari in Italia ("Un altro paese nei miei occhi"). Mio fratello Marco aveva lavorato con Bellocchio come aiuto regista (ne "Il principe di Homburg") e il figlio Giorgio, nostro amico, sapeva che, oltre ad essere registi, eravamo molto amici della comunità nigeriana di Roma. Quindi ci chiese di scrivere un soggetto, che piacque molto e così il progetto andò in porto. Fummo pagati poco, ma fu una bellissima esperienza. Così la Rai cominciò a chiamarci anche per altre cose.

E da lì che nacque la collaborazione con la Rai per Stracult?
Per "Stracult" fu il video di "Supercafone" (Piotta) a farci notare da Marco Giusti. Mentre facevamo Stracult eravamo già impegnati con "Zora"…

Zora la vampiraPer "Zora la vampira" (2000) fu determinante l’incontro con Carlo Verdone...
L’occasione nacque per un video per Alex Britti. Noi avevamo lavorato con Britti già con il videoclip di “Mi piaci” e in quel periodo Alex voleva far dirigere un nuovo video a Carlo Verdone. Verdone scrisse l’idea del video, ma quando mise mano alla parte produttiva, essendo abituato al cinema dove la gestione dei costi è del tutto differente, si rese conto che non era per lui e chiese a Britti di coinvolgerci per la parte più operativa. Così lo incontrammo e in quell’occasione ci chiese un’idea per un film perché aveva voglia di fare il produttore. Noi avevamo già l’idea di "Zora" quasi pronta e gliene parlammo. Gli piacque moltissimo e volle produrlo. Fu la nostra prima e unica grossa produzione.

Grossa produzione come budget, ma poi cinque anni dopo vi siete convertiti al “miracle budget” di "Piano 17".
Noi non l’abbiamo mai definito "miracle budget". E’ stata una definizione affibbiata al festival di Berlino, dove fummo invitati proprio a testimoniare l’esperienza di un film a basso costo. Noi pensiamo che non ci sia un miracolo nel produrre un film a basso costo, ma solo la volontà di farlo. "Piano 17" sarà costato quanto un giorno di riprese di "Zora", per fare un paragone.

Grazie al digitale?
Non direi proprio, su questo siamo abbastanza estremi. Non è l’uso del digitale ad abbassare i costi. E’ vero che la pellicola ha un suo costo, ma é una minima percentuale nei costi complessivi di un film. I costi del cinema italiano sono folli per altre ragioni. La situazione dati alla mano è sconvolgente. Oltre quei 2 o 3 film all’anno i cui incassi superano gli investimenti (quest’anno magari sono stati 5 o 6) per il resto è tutto a perdere. E’ necessario abbassare i prezzi di produzione, e questo significa pagare di meno gli attori e non considerare il cinema un lusso. In America il cinema può essere un lusso, ma da noi no, non possiamo portare sul set camion e roulotte come se niente fosse.

Elisabetta Rocchetti in Piano 17Come siete riusciti a fare un film con 70.000 euro?
Giampaolo Morelli
ebbe l'idea di tre personaggi chiusi in un ascensore, poi insieme a lui e Anatole Fuksas abbiamo fuso l'idea con una nostra vecchia storia così decidemmo di realizzare un film senza nemmeno pensare ad una distribuzione, ma per tenerlo per noi. Il film è costato pochissimo perché non abbiamo pagato nessuno (né attori né troupe), ma secondo i nostri calcoli un buon film in digitale si può fare con 300 mila euro, che al massimo diventano 600 mila su pellicola.

Ma il digitale, permettendo un risparmio di produzione, riduce anche la soglia che c’è tra dilettantismo e professionismo, rischiando di portare ad un proliferare di video, cortometraggi e mediometraggi realizzati con pochi mezzi. Non si rischia così un’inflazione del panorama del cinema giovane?
Ben venga! E’ da tanti anni che si dice che il cinema italiano è in crisi, ma gli spettatori che vogliono vedere cose diverse ci sono, quindi se arriva un altro tipo di cinema, un sottobosco di film coraggiosi, c’è tutto da guadagnare e nella quantità qualcosa di buono deve venir fuori.

Tornando a voi, "Piano 17" è un film di genere, ma del tutto diverso da "Zora la Vampira" (2000), nel quale la componente horror era predominante. Nonostante questa inversione di tendenza, avete continuato a occuparvi di horror producendo "L''Armadio" (2002) e "Il bosco fuori" (2006) di Albanesi.
L’horror è stato (ed è ancora) il nostro genere preferito. I nostri film preferiti sono da ricercarsi nei primi lavori di Peter Jackson, di Wes Craven, di John Carpenter. Ma non so perché, non ci viene più di farlo. Preferiamo produrlo. "Zora", in effetti, aveva delle componenti horror, ma non abbastanza secondo noi, e forse questo è stato un errore.

Come mai l'horror, che in tutto il mondo è un genere in ripresa, in Italia è sempre underground? Lamberto Bava, Albanesi, Infascelli, Soavi e lo stesso Argento sono relegati alla distribuzione in DVD.
E’ una situazione anomala. Negli anni 70 in Italia è stato il genere che ha rivoluzionato il cinema. Bava e Argento sono stati autori veri. Il fatto che perfino uno come Dario Argento negli anni ha cambiato la sua sensibilità è indicativo di una decadenza. Ma il discorso non riguarda solo l’horror. E’ il cinema di genere che in Italia non va, come il poliziesco. Lo stesso "Romanzo Criminale" di Placido, che è stato indicato come un ritorno al poliziesco, può essere considerato un noir- politico ma non un film di genere. Tra l’altro l’horror non è un genere costoso. Carpenter ha dato il meglio di se all’inizio, con i budget più bassi.

Una scena di BlaculaLa vostra passione per il cinema di genere vi ha spesso procurato l’etichetta di “tarantiniani”. Vi sentite abbastanza pulp?
Ma quella dei “tarantiniani” è un etichetta che ci portiamo dietro dai tempi di "Torino boys", che in verità era una commedia che con il pulp non aveva niente a che fare. Adoriamo Tarantino, ma consideriamo "Jackie Brown" il suo film migliore, che in fondo è proprio il meno pulp. La verità è che con Tarantino abbiamo molte affinità sul piano culturale e per gusti. La blackploitation che abbiamo messo in "Zora" (che è ispirato a "Blacula" di William Crain) nasce dalla passione per la blackpoitation americana degli anni ’70, che è la stessa che ha ispirato Tarantino.

Per rilanciare il cinema di genere, Rodriguez e Tarantino si sono inventati il revisionismo del "Grindhouse". Avete mai pensato a qualcosa di analogo per l’Italia, una sorta di "Pidocchietto" ispirato a poliziotteschi e horror degli anni ’70?
L’idea del "Grindhouse" ci piace e in passato è venuta anche a noi. Un paio d’anni fa abbiamo incontrato Enzo G. Castellari e Umberto Lenzi i quali ci dissero di vedere in noi degli artigiani del cinema come loro e con loro progettammo un film a episodi ispirati al poliziesco italiano, ma poi non se ne è fatto nulla.

Thomas Milian e Giampaolo Morelli (Coliandro)Qualcosa però l’avete fatta con "Coliandro". E’ facile riconoscere elementi del poliziesco italiano....
Sì, "Coliandro" è abbastanza di genere, ma lo considereremmo più un super-genere. Lucarelli ci ha messo un po’ di tutto, e in questo possiamo considerarlo un pulp. Ma non proviene da noi. E’ pulp Lucarelli. Le storie che scrive ti fanno venire voglia di girarle.

Con Lucarelli c’è un rapporto speciale?
Abbiamo trovato con lui un modo di lavorare molto particolare, cercando di rispettarlo, capendo il suo punto di vista, mettendoci del nostro, ma sempre restando fedeli alla sua idea. Lo stesso abbiamo fatto con gli altri autori con i quali abbiamo lavorato per la serie "Crimini", come De Cataldo. E un po’ meno con Carlotto, perché Carlotto non si vede. Forse non esiste.

Un’altra vostra grande passione sono i fumetti. Su KinemaZOne, un po’ di tempo fa, si discuteva sull’infelice connubio in Italia tra cinema e fumetti (a parte il Diabolik di Bava). Avete mai pensato di portare sullo schermo un fumetto italiano?
Ci piacerebbe molto, ma abbiamo constatato che uno dei motivi per cui i fumetti italiani non sono mai stati portati al cinema è che non sono ambientati in Italia. Uno dei nostri sogni è quello di fare Alan Ford. Ne abbiamo parlato spesso, ma si dovrebbe realizzare in America, con attori americani e quindi prima di tutto un grosso impegno di budget, rischiando poi di far venir fuori qualcosa di diverso da quello che il fumetto è. Alan Ford e il gruppo TNTCosa più fattibile sarebbe fare un Diabolik. Il personaggio è eccezionale e l’ambientazione delle storie possiede un potenziale visivo altissimo. Con tutte quelle scogliere e quelle case pazzesche... ci piacerebbe tantissimo.
So che
i francesi l’hanno opzionato, ma sembra che siano un po’ fermi. Sarebbe un’ottima occasione per noi realizzare un film che sia contemporaneamente a modo nostro e aperto ad un grande pubblico.

Oggi su cosa state lavorando?
Stiamo leggendo le sceneggiature appena arrivate di "Coliandro 2", che gireremo a fine estate a Bologna.
La Rai è rimasta molto contenta della prima serie, nonostante la brutta collocazione nel mese di agosto, da imputare più a una mancanza di fiducia di Raidue. Alla fine Raidue ha fatto un alto audience tanto che si è scusata con Rai Fiction per non averci creduto fin dall’inizio. Quindi si spera che la programmazione della seconda serie (4 episodi) sarà migliore.

E il cinema?
Beh, con lentezza. Sono passati sei anni da "Zora" a "Piano 17", ma speriamo non passino altrettanti per il prossimo. Fare cinema è un’esperienza bellissima, ma faticosa. Il fatto è che non siamo disposti a scendere a compromessi.
L’unico cruccio di "Piano 17" è che nonostante il successo non è riuscito a fare proseliti. Noi speravamo potesse servire da esempio per smuovere un po’ altri autori a impegnarsi nella realizzazione di film di genere, ma non è stato così.

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11 maggio 2007

RickyRecords.tv - Tutta la tv a portata di click!

La tecnologia digitale e le meraviglie del Web 2.0 hanno ormai già creato i presupposti per una totale ridefinizione dello scenario Entertenment. La distribuzione digitale, il P2P (legale o meno) e la videotelefonia sono ancora esperimenti di quello che sarà il punto di arrivo, ossia una convoluzione su rete Internet (o come si chiamerà domani) di televisione, cinema, radio e telecomunicazioni. Consapevoli di ciò, chi come me è appassionato di cinema e tecnologie accoglie sempre con un certo entusiasmo tutte le iniziative (piccole o grandi) che vengono fuori in questo campo.
RickyRecords.tv è un servizio semplice e interessantissimo tutto italiano che consente di videoregistrare trasmissioni televisive e scaricarle in formato MPEG2, quello dei DVD per intenderci. I canali televisivi per i quali è possibile prenotare le videoregistrazioni sono quelli digitali in chiaro (Rai, Mediaset e La7) e il costo di ogni registrazione parte da 1,50 euro. La regisrazione puo' essere scaricata tramite download o FTP oppure si può richiedere la spedizione del DVD direttamente a casa. La cosa interessante è che è possibile prenotare le registrazioni di intere serie televisive, a patto che queste non siano state già trasmesse.
Quindi, RickyRecords altro non è che un videoregistratore Web2.0. E' vero che oggi praticamente nessuna casa è sprovvista di videoregistratori (sia VHS che DVD) ma spesso ci si ricorda o si viene a conoscenza di una programmazione interessante quando si è fuori casa. Inoltre, anche se non si conosce la programmazione, è possibile ricercare un programma interessante attraverso un motore di ricerca abbastanza efficace.
Tutto il servizio è ovviamente legale, dal momento che i canali registrabili sono in chiaro e per il fatto che RickyRecords non conserva le registrazioni (dopo 10 giorni se non scaricate vengono cancellate).

Se volete testare la qualità del servizio potete iscrivervi a Rickyrecords e provare: la prima regisrazione è gratis!

www.rickyrecords.tv

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09 maggio 2007

Il mistero a piccole dosi

di Ferdinando Carcavallo

Per conoscere a fondo uno scrittore bisognerebbe leggere tutte le sue opere.
Nel caso di un autore come Carlo Lucarelli, la cui attività non si limita alla letteratura spaziando nel cinema, il fumetto, la televisione e il teatro, stargli dietro può risultare faticoso. Ecco che allora diventano preziose pubblicazioni come questa della Datanews che raccoglie scritti e soprattutto interviste che dal 2000 ad oggi lo scrittore bolognese ha concesso e nelle quali sono trattati argomenti più disparati.
La Datanews è una coraggiosa casa editrice romana specializzata in saggistica nel cui catalogo sono presenti libri di eminenti firme che approfondiscono temi molto delicati e complessi quali religione, economia, politica e leteratura. Su quest'ultimo fronte la Datanews aveva già pubblicato degli interessantissimi saggi su Camilleri, Montalban, Pinter, e Garcia Marquez. Il punto forte di queste pubblicazioni è che sono gli stessi autori a parlare in quanto il lavoro della Datanews è soprattutto quello di selezionare materiale inedito o meno di contenuto più interessante e armonizzarlo in edizioni graficamente ed economicamente accessibili.
Il volume su Lucarelli, intitolato Il mistero a piccole dosi, riporta interventi e interviste pubblicate su riviste, quotidiani, fanzines e blog (tra i quali il nostro KinemaZOne), e costituisce un'occasione imperdibile per gli appassionati dello scrittore e per chi vuole conoscere meglio il suo pensiero e il suo concetto di libertà nello scrivere.

Il mistero a piccole dosi - scritti e interviste di Carlo Lucarelli
(Datanews, 2007)
www.datanews.it

€ 14,00 - pagg 168

Compra Il misteroa piccole dosi su Libreria universitaria

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08 maggio 2007

Le conseguenze del potere

Bellissime notizie dal fronte del cinema italiano. Il grande Toni Servillo sarà Giulio Andreotti nel nuovo film di Paolo Sorrentino intitolato Il Divo. Dopo il discusso L'amico di Famiglia il regista napoletano affronta un biopic su l'uomo politico italiano più potente e misterioso della nostra storia recente. Sorrentino ha dichiarato di aver concepito l'idea di un film su Andreotti dopo essere rimasto molto colpito da Il caimano di Nanni Moretti, al quale ha partecipato come attore in un piccolo e simpatico cameo. Come nel caso del film di Moretti, anche quello di Sorrentino prende il titolo da una definizione (il Divo Giulio)data al senatore dal giornalista Giorgio Pisano su l'Unione Sarda.
Il film ripercorrerà la storia di Andreotti dalla fine del suo settimo governo (1992) fino alla vigilia del processo di Palermo.
Si tratta di una occasione unica per il cinema e per Paolo Sorrentino, al quale facciamo i più calorosi auguri. Le riprese inizieranno a giugno e nel cast compariranno anche Anna Bonaiuto, Piera Degli Esposti, Giulio Bosetti, Michele Placido e Carlo Buccirosso.



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300

Ore 18:15
KinemaZOne: Sicuro che lo vuoi vedere?
KinemaWIfe: Si, ne sono sicura. Delle mie amiche hanno detto che è molto bello.
KZ: Si? Mah...
KW: Perchè, è brutto?
KZ: No...non saprei. Anch'io ho sentito che è un bel film solo che...
KW: Solo che?
KZ: No, sai? Il fatto che parla della battaglia delle Termopili mi mette a disagio.
KW: Perchè?
KZ: Ti raccontai che all'esame di maturità mi bocciarono perchè non sapevo cosa successe nella battaglia delle Termopili?
KW: No. Non lo ricordavo.
KZ: E si. Fui bocciato per quello. Ancora oggi non so cosa cacchio è successo in quella dannatissima battaglia.
KW: Ma dai, avremo tradotto una ventina di versioni...
KZ: Le avrai tradotte tu. A me le passavano e nemmeno le rileggevo.
KW: Vabbè. Sarà un'occasione per colmare una lacuna?
KZ: Ma tu te lo ricordi che cosa sucesse?
KW: Vagamente...c'erano gli Spartani e gli Ateniesi, ma non ricordo se combattevano tra loro o contro qualcun altro.
KZ: Io ricordo solo che gli Ateniesi erano checche.
KW: E gli Spartani no?
KZ: Pure gli Spartani, ma di meno.
KW: Dai entriamo

Ore 20:35
KW: Mah...
KZ: Bah...
KW: Dormito bene?
KZ: Non tanto. Quel Leonida urlava troppo.
KW: Se non altro ora sai che c'erano anche i Persiani.
KZ: Ah, questo non lo dimentichero' grazie alle tue 300 battute sulle Persiane.
KW: Sempre meglio dei tuoi commenti sulle divise gay
KZ: Lo dice anche Disegni su Ciak
KW: Uh, avessi detto Morandini.
KZ: Comunque il prossimo film lo scelgo io.
KW: Ok. Dopo questa palla ne hai diritto.
KZ: Spiderman 3?
KW: E ti pareva...

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07 maggio 2007

Book recycling

di Ferdinando Carcavallo

Voi tutti sapete che ho scritto un libro (se lo sapete che aspettate a comprarlo?) intitolato Due punto Zero. Il libro è in vendita su Lulu.com, un servizio di Print on Demand che stampa una copia del libro per ogni acquirente.
E' successo che un lettore, facendo un po' di confusione nell'esecuzione della procedura di acquisto tramite PayPal, ha per sbaglio comprato tre copie del libro.
Il caro ragazzo, giustamente, non sapendo che farsene delle due copie in più, mi ha proposto di comprarle ad un prezzo inferiore a quello di Lulu, decurtando le spese di spedizione.
Io ho accettato, anzi ho risposto che sono disposto a ricomprare anche quella che ha preso per se dopo che ha letto il libro.
Beh, sfido chiunque a trovarmi nella storia della letteratura un altro scrittore che ha comprato un proprio libro da un lettore.

Pero', a pensarci, potrei mettere su un servizio di reso del libro dopo la lettura. Uno si legge il libro e io glielo ricompo a metà prezzo per poi rivenderlo a prezzo intero...in barba agli editori che propongono l'autoacquisto.

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Kiss Me Lorena

di Ferdinando Carcavallo

Beh, cosa dire di un film che non ha nessuna pretesa? Come dare un giudizio su un film che mi sono andato a scaricare gratis da Internet e che dichiaratamente non promette nulla?
Si può solo dirne bene, anche se a voler fare un'analisi più approfondita qualcosina da ridire ci sarebbe, anche perchè a differenza di operazioni analoghe (parlo di film indipendenti distribuiti su web) quella dei Licaoni non è prettamente un'opera amatoriale. Gli attori sono dei professionisti (Favilla e Lucchesi hanno lavorato, ad esempio, in Piano 17) e anche le tecniche di ripresa, la fotografia e i costumi sono professionali. Quindi, mi si perdonerà se rimprovero al film una certa vacuità di fondo.
Se si prende Kiss me Lorena come una brochure delle capacità tecniche dei realizzatori allora tutto bene, non si può non dire che sono tutti bravi, ma al di là di questo quello che ci si ritrova tra le mani (letteralmente, visto che il copyleft permette di manipolare l'opera come si desidera) il film non è che una serie di scenette parodistiche di svariati generi cinematografici a metà strada tra la Premiata Ditta e l'Andrea Camerini della Grezzofilm (quella sagace e scorretta di una volta e non la barzellettiera degli ultimi tempi). Molto spesso la comicità degli sketch è abbastanza gratuita, ma la gratuità in fondo è la prerogativa principale del film. Il picco più alto del divertimento è sicuramente la rivisitazione del poliziesco americano con sbirro e bandito impegnati in una lucida disquisizione filosofica, mentre ben poche sono le altre occasioni di divertimento. Comunque mi sono segnato i nomi dei componenti del team, perchè vale la pena di seguire gli sviluppi individuali, ma come Licaoni...non saprei. Tutto può essere.

La replica dei Licaoni
www.licaoni.it
www.KissMeLorena.it

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