di Ferdinando Carcavallo
Ho visto Piano 17 quasi un anno fa quando uscì in DVD e recentemente mi è capitato di rivederlo. Se la prima impressione era stata buona ad una seconda visione mi sentirei di parlare di un film dogma. Piano 17 è un vero e proprio esempio da seguire per il cinema italiano e non solo. Un film umile, girato in digitale con estrema ristrettezza di mezzi (un budget di 70.000 euro di cui 18.000 solo per il riversagio su pellicola) sul quale gran parte del cast ha investito attraverso la propria collaborazione. Ma a questa (non evidente) pochezza di mezzi Manetti Bros. & Co hanno supplito con un eccezionale lavoro di regia e di sceneggiatura (scritta in collaborazione con il sorprendente Gianpaolo Morelli). Un thriller claustrofobico incentrato su un bandito che resta bloccato in ascensore di una banca in compagnia di una bomba da lui stesso innescata e due ignari impiegati. Colti e citazionisti, i modelli stilistici dei Manetti Bros. sono fin troppo chiari. Per chi non lo sapesse, i Manetti Bros. sono quelli dell'Ispettore Coliandro, ma anche di Zora la vampira (il loro primo lungo lungometraggio del 2000), i videoclip dei Flaminio Mafia, Neffa e Piotta e i minifilm della serie TV Crimini. Il cast di questa loro seconda fatica cinematografica è quello degli afecionados dei registi romani, come Gianpaolo Morelli, Elisabetta Rochetti e Enrico Silvestrin nei ruoli principali, ma ben delineati e mai supericiali sono i personaggi a controrno della storia in cui trovano grandi opportunità Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Giuseppe Soleri e Antonino Iuorio. Stavolta il citazionismo dei fratelli Manetti è ridotto al minimo, mentre è privilegiata l'originalità nella struttura narrativa e nell'intricata ma scorrevole corsa verso il doppio finale, anche se non mancano i tributi a Spike Lee e Tarantino, passando per Monicelli e Enzo G. Castellari (amichevolmente nella parte di un vigilante). Piano 17 rappresenta ancora oggi, a due anni di distanza, un importantissimo contributo alla rivoluzione digitale, tanto che KinemaZOne nel filmato di auguri di nuovo anno 2007 sclese proprio una sequenza di questo film per rappresentare la rinascita del Cinema Italiano.