27 febbraio 2007

Saturno contro

di Ferdinando Carcavallo

Prendete un film dell'ultimo Almodovar e privatelo dell'ironia e del senso grottesco che caratterizza il regista spagnolo, ed ecco che otterrete Saturno contro.
I silenzi, i primi piani, le struggenti cantate catalane, le lacrime, le ansie dei personaggi più che commuovermi mi hanno confuso e leggermente annoiato (ma leggermente). Impossibile non ripensare a Le fate ignoranti, anche per la presenza di attori che verso quel film hanno ancora un grosso debito, ma riproporre quasi la stessa storia a sette anni di distanza sembra un'operazione nostalgica. Da notare che stavolta gli eterosessuali appaiono molto meno ghettizzati di quanto non lo fossero nel primo film. Le coppie etero fanno comitiva con le coppie gay con molta naturalezza, e questo credo sia l'unico segnale positivo (petr il cinema italiano) del film.
Tutto quello che avete sentito sulla rivelazione di Ambra Angiolini e Luca "grande fratello" Argentero è in parte vero. Bravi per essere degli esordienti. Bravissimo Ennio Fantastichini nel dipingere un personaggio solo apparentemente marginale ma pieno di caratterizzazioni misurate e intense. Ambigui e incerti i personaggi di Favino e Accorsi (ansiogeno più che mai).
La Buy è la Buy di sempre, nel bene o nel male giudicatelo voi.
Bisogna, comunque, riconoscere ad Ozpetek di essere uno dei pochi "nuovi" registi operanti in Italia a saper dirigere film corali.

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25 febbraio 2007

Grind & House

Credevo fosse una di quelle fesserie messe in giro tanto per parlare, mentre invece sembra proprio che il Double Feature firmato Tarantino e Rodriguez uscirà in Italia (Europa?) diviso in due film e in tempi diversi. Un po’ come la scissione della coppia Boldi e De Sica che è servita a raddoppiare (quasi) i biglietti venduti, questa separazione degli episodi di GrindHouse è operata unicamente per attirare più gente al cinema. Ovviamente esiste una versione dei fatti ufficiale che pone le sue basi sul fatto che gli spettatori italiani siano deficienti, ossia che non essendo noi avezzi agli spettacoli cinematografici doppi rischiamo di “non capire” lo spirito del film. Come se in Italia non avessimo idea di quello che succede nel resto del mondo. Inoltre c’è da dire che se anche non abbiamo avuto i Grindhouse (è stato proprio un male?) abbiamo comunque una tradizione di film a episodi che parte dagli anni ’50 fino ad arrivare agli ’80 con Montesano, Celentano e Pozzetto, oltre che una produzione di b-movies talmente vasta da essere tra le principali fornitrici proprio dei grindhouse americani. Ma l’occasione per i distributori e per la produzione è troppo ghiotta. I due film per uscire separatamente dovranno essere allungati, e quindi l’episodio di Rodriguez sarà infarcito di scene tagliate che in USA non vedranno fino all’uscita del DVD mentre per quello di Tarantino credo si ricorrerà ad allungare i famosi finti trailer che nel progetto originario dovevano intervallare i due film. Almeno pare che i titoli Death proof e Planet terror non saranno tradotti.

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24 febbraio 2007

Frattura

Parafrasando il titolo del primo corto, possiamo dire che il secondo passo di Omar Pesenti è abbastanza più lungo del primo, e lui si tiene in equilibrio benissimo. Se nel Un passo più lungo abbiamo conosciuto la passione e la dedizione per un certo cinema di genere del giovane regista bergamasco, con questo piccolo horror intitolato "Frattura" appaiono molto più evidenti talento e tecnica. Anche in questo lavoro, come spesso accade per i giovani cineasti, abbondano i tributi ai classici del genere. Oltre a De Palma (spirito guida di Pesenti) riconosciamo le citazioni a Hitchcock, Argento e Romero oltre che a tutto il filone cannibal-zombesco made in Italy.
Tutti le incertezze che potevano lasciar perplessi dopo la visione del primo corto sono state superate con maestria, come la fotografia, l'azione, il montaggio e soprattutto la trama. La storia è quella di un quadretto domestico molto particolare, un'interessante affresco ella coppia moderna in cui i ruoli si scambiano a seconda delle necessità.
Lontano ormai dalla "amatorialità" Omar ha già preso la strada che può portarlo lontano, anche perchè tra tutte le qualità c'è anche la modestia.
Ci sei piaciuto, Omar. Continua così e stupiscici ancora.

Frattura su You Tube
Frattura Press Kit

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19 febbraio 2007

Diabolik? Oui, c'est moi.

Christophe Gans, il regista francese di Silent Hill, Il patto dei lupi e Necronomicon, firmerà il nuovo film su Diabolik. Nel parlare di questo progetto, il cineasta tiene molto a prendere le distanze dal film di Bava del 1968 considerandolo più una parodia di James Bond che un vero e proprio adattamento cinematografico del fumetto delle sorelle Angela e Luciana Giussani.
Non c'è che dire, un'ottima occasione per rendere da subito antipatico questo film che per ora è in fase di sviluppo. Vedremo cosa riuscirà a fare di meglio il regista francese che finora non è che si sia coperto di gloria.

Per la sceneggiatura dovrebbe essere chiamato lo scrittore Donald Westlake (Two much - uno di troppo, Rischiose abitudini) mentre per il ruolo di Diabolik si è parlato di Mark Dacascos, mentre Billy Crudup sarà l'ispettore Ginko e Eva Kant la diva Monica Bellucci. Praticamente lo stesso cast de Il patto dei lupi (Vincent Cassel è molto amico di Gans).
Ma comunque il cast non è definitivo nè confermato.
Per Eva Kant si è anche candidata Claudia Gerini inviando al regista il videoclip dei Tiromancino "Amore impossibile" diretto da Lamberto Bava dove impersona la famme fatale.

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17 febbraio 2007

6 aprile 07: Grindhouse Day

Pellicola graffiata, bruciature di celluloide, immagine che scappa via, audio quasi completamente ricoperto dal fruscio, fuoco che va e viene, tagli di pellicola improbabili... spero che il concetto di vintage di R&T vada al di là dell'applicazione di questi piccoli filtri digitali e che i due registi milionari abbiano realizzato qualcosa di più di un doppio videoclip nostalgico.
Speriamo bene, io ne ho già abbastanza. Meno male che manca poco. Negli USA esce il 6 aprile, da noi non molto dopo.
L'ultimo trailer in HD è su Yahoo.

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L'ombra del potere

A me Bronx puzzava un po', nel senso che era troppo bello per essere l'opera prima come regista di Robert de Niro. In quel film tutto rimandava a Scorsese, al miglior Scorsese di cui De Niro è stato per tempo l'attore prediletto. Che il primo film di De Niro regista potesse avere qualche riferimento a quel cinema era più che ovvio, ma Bronx è un film così bello che può essere considerato uno dei migliori film apocrifi di Scorsese. Inevitabilmente un divo come De Niro avrà avuto la collaborazione dei migliori cineasti hollwoodiani, a parte l'amico Chazz Palminteri he firmò soggetto e sceneggiatura e che ebbe nel film un ruolo d'attore che Scorsese avrebbe certamente dato a De Niro.
Detto ciò, oggi finalmente arriva l'opera seconda di De Niro regista (a parte The Score in codirezione con Frank Oz) che si intitola L'ombra del potere (perchè la traduzione letterale Il buon pastore era blasfema?).
Il film racconta la nascita della CIA, ma non è una spy-fantasy. Piuttosto è un film che cerca di mettere in evidenza come il potere più grande del pianeta sia potuto finire nelle mani di persone anonime. Matteo Signa su MyMovies dice: "Stilisticamente in linea con i dettami del cinema classico, la pellicola costringe lo spettatore a prestare la massima attenzione ai dialoghi. Non solo. Implica un vero e proprio lavoro induttivo e interrogativo che presuppone l´esistenza di vuoti che il singolo deve, in qualche modo, riempire grazie alle personali conoscenze storiche e politiche. Attraversare cinematograficamente diverse decadi (venticinque anni di storia americana) nel giro di quasi tre ore potrebbe rischiare di mettere lo spettatore in uno stato di ansia e di sovraccarico mentale in quanto troppo preoccupato di sciogliere le numerose implicazioni presenti. Per fortuna, nulla di tutto questo avviene. "
Il film esce il Italia il 20 aprile ed ha un cast eccezionalmente stellare, con lo stesso De Niro, Angelina Jolie, Matt Damon, Alec Baldwin (visti di recente con Scorsese..), WilliamHurt e John Turturro. Una bella responsabilità, non c'è che dire.
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Morte di un presidente: cult o stronzata?

di Ferdinando Carcavallo

Le possibilità sono due. Il film inglese falsamente storico di Gabriel Range, incentrato su un'ipotetica militarizzazione degli Stati Uniti dopo l'uccisione di Bush, può rivelarsi tanto un fenomeno cult, alimentando discussioni e tavole rotonde, oppure una emerita stronzata sensazionalistica, alimentando comunque discussioni e tavole rotonde ma di taglio puramente propagandistico.
Fatto sta che Morte di un presidente, già vincitore di un premio della critica al Festival di Toronto (garanzia di qualità o di cosa?), arriverà nelle nostre sale a marzo (Lucky Red) dopo essere stato trasmesso in TV in Inghilterra e non ancora distribuito negli Stati Uniti.
La cosa che tocca di più guardando il trailer è il fatto che le sequenze del falso attentato rimandino inevitabilmente al vero assassinio di Dallas del 1963, accostando Bush a Kennedy.
Speriamo non si riveli un'operazione simile a quello stupido film sul rapimento di Berlusconi (Bye bye Berlusconi) prodotto dalla televisione tedesca qualche anno fa.

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14 febbraio 2007

L'uomo che cambiava idea

di Ferdinando Carcavallo

In contrasto con l'essenzialità dell'edizione con una veste grafica povera e minimalista, il libro di Enrico Caria è molto ricco di contenuto.
E' un romanzo di genere, decisamente noir, e come tale non sfugge agli stereotipi (o meglio li tradisce) del detective scostante e irascibile, della famme fatale che mette le corna allo spietato boss e dei cattivi la cui grottesca ferocia li rende ridicoli. Ma il bello della letteratura di genere sta proprio nel gioco degli autori di riuscire ad inserire elementi nuovi e originali pur rispettando il dogma.
Ma la sfida di Caria era doppia in quanto lo scrittore ha dovuto fare i conti anche con altri stereotipi ormai calcificati, quelli della napoletanità, che al di fuori del contesto letterario chiameremmo "luoghi comuni". Camorra, arte di arrangiarsi, umorismo diffuso, mare, sole e mandolino non mancano in L'uomo che cambiava idea, ma stavolta l'indulgenza dell'autore verso questo universo colorato è davvero ridotta al minimo.
I mali di Napoli sono nelle persone. Tutte. Sia quelli che vivono e vegetano nella delinquenza che quelli che la subiscono e la tollerano sono colpevoli e pedine di un gioco criminoso che non porterà ad altro che alla distruzione della città. Willy Calone è napoletano fuori ma non dentro. Dentro è un turista innamorato del mito della città. Vorrebbe il mare sempre pulito, vorrebbe camminare per tutte le strade ad ogni ora, vorrebbe fraternizzare con i concittadini (anche quelli di importazione) senza dover sospettare di loro. Ma non può farlo, perchè conosce troppo bene la città per illudersi che le cose possano cambiare.
Difficile per un napoletano giudicare questo romanzo in maniera obiettiva. Pur riducendo al minimo l'uso del dialetto (Calone non è il Montalbano del "nord") si respira napoletanità ad ogni pagina, ma bisogna riconoscere che la narrazione di Caria (non è una novità) è sempre originale e ricca di spunti umoristici e metafore originali.

Niente a che vedere con il docu-film Vedi Napoli e poi muori (a parte il pretesto dell'American Cup), L'uomo che cambiava idea è chiaramente scritto pensando ad una versione cinematografica che mi auguro non tardi ad arrivare.

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11 febbraio 2007

Borat

di Ferdinando Carcavallo

Il gioco è molto semplice. Attraverso gli occhi di un personaggio del tutto negativo (razzista, misogino, cafone e pervertito) Sacha Baron Cohen vuole mostrare al mondo l'aspetto decadente della cultura popolare americana (razzista, misogina, cafona e pervertita). Peccato che il personaggio di Borat, per quanto immaginario, sia un cittadino di un paese reale, il Kazakistan, alla cui cultura è riferita ogni singola caratteristica esasperata della sua personalità. Nell'accusare gli americani di essere antisemiti Borat testimonia che in Kazakistan lo sono, così come nello sconvolgere una cena di benpensanti californiani mostrando di non conoscere l'utilizzo di un WC, rivela al mondo che in Kazakistan cagano ancora nelle fosse. Difficile, quindi, capire quanto di quello che vediamo e che dovrebbe farci ridere sia realmente auto-satira e non un ennesima dimostrazione di superiorità americana (Cohen è inglese ma il film è di produzione americana).

Il personagio di Borat è nato dalla televisione americana (che raramente produce qualcosa di buono) come disturbatore che va in giro ad intervistare VIP e gente comune fingendosi un vero giornalista kazako canzonando i malcapitati. Io già non sopporto Mammuccari, figuriamoci il suo alter ego anglosassone.

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Fascisti su Marte

di Ferdinando Carcavallo

Ho conosciuto il fascismo innanzitutto dagli aneddoti che mi raccontava mio padre quando ero bambino. Per non turbare la mia sensibilità, lui si limitava a descrivermi gli aspetti più ridicoli di quel periodo. La goffagine dei camerati, l'inadeguatezza e la pacchianaggine dei podestà, il fanatismo di regime che prim'ancora di sfociare nel tragico si faceva protagonista di quadretti grotteschi e risibili. Crescendo ho poi saputo della privazione delle libertà, dell'olio di ricino, della persecuzione degli ebrei e di tutte le minoranze e degli orrori della guerra ma, grazie a mio padre, per me la figura del fascista è principalmente quella di un clown. Come mio padre, Corrado Guzzanti ci riporta in Fascisti su Marte un affresco del tutto divertito di un periodo nero (in tutti i sensi) della nostra storia recente. Non si tratta di satira, ma di vera e propria comicità seppure il tutto, dalla retorica stile film Luce agli spezzoni dei cinegiornali, sia talmente credibile da poter essere considerato un documentario revisionista più che una satira.

Diciamo che senza dubbio Guzzanti non è né Verdone, né Benigni e tantomeno Troisi per cui al cinema non funziona come in televisione, ma l'accuratezza quasi maniacale con la quale ha gestito la realizzazione di questo film (seppure sui generis) ripagano in termini di sopportabilità della visione. Sicuramente un prodotto più da Home Video che Cineclub ma comunque un'ottima prova di inventiva. Contribuiscono ai sorrisi più marcati l'ottimo Marco Mazzocca e il sempre misuratissimo Pasquale (Lillo) Petrolo.

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09 febbraio 2007

Anna Nicole Smith

di Ferdinando Carcavallo

Al cinema l'abbiamo vista sporadicamente (Mister Hula Hoop, Una pallottola spuntata 33 1/2) ma l'abbiamo conosciuta a fondo su Internet in quanto una delle playmate più clickate dai voyeur telematici dei primi anni '90 (gli albori del web).
L'8 febbraio, a soli 39 anni, Anna Nicole Smith è morta (pare) per una overdose in una stanza d'albergo in Florida. Una di quelle morti che negli anni passati consegnavano gli umani all'immortalità ma che oggi mettono solo solo un'enorme tristezza. Difficile che in futuro si parli di questa bellissima donna bionda come oggi si ricordano Marylin, Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain ai quali Anna Nicole è accomunata per il tragico finale.
A chi le rinfacciava di aver sposato il petroliere miliardario J. Howard Marshall della quale è rimasta presto vedova ereditando ogni bene, Anna Nicole rispondeva "Nessuno mi ha mai rispettata, nessuno ha fatto qualcosa per me, nessuno mi ha mai amata e così, quando è arrivato Howard, è stata una benedizione. L'unica persona, nella mia vita, che non abbia fatto caso a quello che si diceva sul mio conto. Mi ha amata davvero, e io l'ho amato per questo". Sicuramente Marshall ha lasciato questo mondo col sorriso sulle labbra, e forse non è stato lo stesso per Anna.

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07 febbraio 2007

Il codice Scognamiglio

Neanche il tempo di godersi gli incassi e subito c'è un concorrente del Da Vinci di Howard: dalla scorsa estate (Giugno 2006) infatti s'era diffusa la notizia sul web che era in progetto un "Nuovo Codice", qualcosa di diverso da quello originale, basato sulla comicità partenopea in animazione 3D!
La notizia era vera! Al Da Vinci è subentrato il cortometraggio di Paolo Orefice e Costantino Sgamato dal titolo "Il Codice Scognamiglio 1 3 5" uscito in anteprima questi giorni in Campania e in proiezione a numerosi eventi. Subito ha fatto parlare di sè un binomio vincente quello dei due giovanissimi filmaker partenopei che unendo la vena comica di Napoli con l'animazione in virtuale hanno sfornato un prodotto davvero originale definito dagli stessi autori "virtual humor short movie". Un breve film che sicuramente porterà i suoi giovanissimi autori sulla cresta dell'onda anche se sarà difficile competere con gli incassi del più famoso Da Vinci di Howard. "L'importante è averlo realizzato!" commenta l'autore Paolo Orefice, "...e soprattutto che la gente possa apprezzarne la sua originalità". Staremo a vedere!

ANTEPRIMA ALL'ARTGARAGE A POZZUOLI (18 FEBBRAIO) e il 9 FEBBRAIO a 'O'CURT 2007

http://www.ilcodicescognamiglio.135.it/

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06 febbraio 2007

Manuale d'amore 2 (capitoli successivi)

Directed by
Michele Massimo Tarantini


Writing credits
Pier Francesco Pingitore






Credited cast:
Lino Banfi .... Ernesto
Lilli Carati .... Lucia
Alfredo Pea .... Nicola
Renzo Montagnani .... Franco
Alvaro Vitali .... Fosco
Gianni Ciardo .... Filippo
Raf Luca .... DJ Fulvio
Anna Maria Rizzoli .... Manuela

...con tutto il rispetto per gli attori citati

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04 febbraio 2007

Campioni del mondo!!


Oggi non è morto nessuno, le forze dell'ordine hanno potuto concentrarsi su problemi più seri e lo Stato ha risparmiato soldi pubblici. Lo stesso accadrà con certezza tutte le domeniche in cui non ci saranno partite. A rimetterci ci saranno soltanto i criminali degli stadi e le società di Calcio.
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02 febbraio 2007

The role player. E diventi produttore

Una semplice ed ottima idea.
Perchè cercare finanziatori per un film tra persone magari danarose ma che di cinema non ne masticano tanto? Non è più logico cercare incoraggiamento economico tra i fruitori finali?
Ma certo, il ragionamento non fa una grinza ed ecco quindi il primo film finanziato dal pubblico. Se andate sul sito del progetto The Role Player, sottoscrivendo la prevendita del (futuro) DVD entrate a tutti gli effetti a far parte delle produzione del flm con tanto di diritto di dire la vostra, proporre idee, votare soluzioni alternative e seguire le riprese attraverso delle webcam.
La sottoscrizione delle quote (soltanto 8 euro) è appena cominciata (31 gennaio 2007). Gli autori del film hanno già realizzato alcune scene e un teaser trailer. Si tratta di un thriller basato su un serial killer che prende di mira i protagonisti di una fiction poliziesca.
Credo sia una iniziativa da sostenere.

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01 febbraio 2007

Dizionario Snob del Cinema

di Ferdinando Carcavallo

Questo piccolo libro sul cinema costa 10 euro, e sono soldi spesi benissimo, anche soltanto per le prime dieci spassosissime pagine introduttive degli autori. L'intento è quanto mai nobile. David Kamp e Lawrence Levi, redattori rispettivamente di Vanity Fair e New York Times, vogliono svelare agli appassionati di cinema le meraviglie e le fandonie di quegli artisti del cinema classicamente cristallizzati nella cerchia della cinefilia più integralista e snob. Il libro parte da una considerazione antopologica di fondo che pone le basi sulla differenza sostanziale tra cinefilo-snob e patito di cinema; il primo è mosso dalla convinzione che i più non siano in grado di comprendere le bellezze e l'intelligenza di autori colti come Greenaway o Fritz Lang e gode per il solo fatto di conoscere opere che gli altri ignorano, mentre il secondo, al contrario, vive per diffondere la propria conoscenza e condividere gli entusiasmi, fino all'eccesso di organizzare proiezioni più o meno pubbliche di pellicole difficilmente digeribili. I due autori vogliono fornire un servizio a chi sta nel mezzo svelando vizi, manie, gerghi e passioni dei cinefili snob a chi snom non crede di esserlo. L'effetto di tale operazione potrebbe è duplice; chi si riconosce tra gli snob si diverte a vedersi così palesemente caratterizzato, mentre chi crede di non esserlo alimenta la propria cultura, ma rischia diventarlo.
Per dare un esempio, ecco come gli autori ci introducono il movimento DOGMA 95: Austero collettivo di registi dediti alla parodia di se stessi, fondato nel 1995 dai cineasti danesi Lars Von Trier e Thomas Vinterberg(...)
A parte le godibilissime e interessanti schede descrittive, il piccolo dizionario presenta una sezione di Contenuti Speciali davvero imperdibile, a cominciare dagli assiomi che spiegano le differenze tra FILM e CINEMA. E' qui che impariamo che in un FILM si vedono telle e culi, mentre nel CINEMA capeggiano i peni e che se il protagonista finisce su una vetrata si sta guardando un FILM, mentre se lo stesso desidera sessualmente giovinetti, la sorella o la madre possiamo esser certi che si tratta di CINEMA.
Decisamente un divertente e interessante saggio sul cinema visto da un punto di vista insolito.

David Camp e Lawrence Levi
Dizionario Snob del Cinema
Sellerio 2006, €10,00

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Così non va, Veronica!

...Senza di te, Veronica mi arrangerò!
sarà un po' dura all'inizio non dico di no,
ma voglio imparare a suonare il sassofono, e ci riuscirò!....
Voglio imparare a suonare il sassofono, e ci riuscirò!...
si! si, perché senza di te è tutto più facile!
Non ho più palle al piede
potrei fare qualunque cosa, si,
potrei anche imparare a suonare il clavicembalo,
si.... però il sassofono ....
il sassofono.... il sassofono è sempre stato il mio so...
il mio sogno proi... proibi!....

Così non va Veronica, Edoardo Bennato, 1980

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