di Ferdinando Carcavallo
Oggi la prima a Napoli del film di Enrico Caria (Modernissimo Videodrome, ore 20:30) e poi la distribuzione nazionale, chissà quanto capillare, dell'Istituto Luce.
In altri tempi (una decina d'anni fa?) mi avrebbe dato un po' fastidio l'accanimento mediatico di questi ultimi tempi sul problema Napoli.
Ma oggi la situazione è così critica che effettivamente avrei difficoltà a rivendicare l'esistennza di qualcosa di presentabile di questa città.
La camorra non è solo delinquenza, ma una mentalità, un modo di fare, una colpevole rassegnazione che deve essere sradicata prima dalle coscienze delle persone perbene (che ci sono) e poi combattuta in maniera operativa. Quello che Enrico Caria sembrerebbe voler raccontare con questo film è proprio l'assurda cecità dei napoletani di fronte ad una situazione terminale di una società completamente assuefatta ad uno status-quo che ha raggiunto livelli di invivibilità senza precedenti.
In una situazione del genere il bombardamento mediatico potrebbe essere costruttivo, ma deve venire dall'esterno. Un esule napoletano, armato di ironia graffiante come Caria può essere l'uomo giusto per dipingerci una volta per tutte un quadro spietato della situazione.
In altri tempi (una decina d'anni fa?) mi avrebbe dato un po' fastidio l'accanimento mediatico di questi ultimi tempi sul problema Napoli.
Ma oggi la situazione è così critica che effettivamente avrei difficoltà a rivendicare l'esistennza di qualcosa di presentabile di questa città.
La camorra non è solo delinquenza, ma una mentalità, un modo di fare, una colpevole rassegnazione che deve essere sradicata prima dalle coscienze delle persone perbene (che ci sono) e poi combattuta in maniera operativa. Quello che Enrico Caria sembrerebbe voler raccontare con questo film è proprio l'assurda cecità dei napoletani di fronte ad una situazione terminale di una società completamente assuefatta ad uno status-quo che ha raggiunto livelli di invivibilità senza precedenti.
In una situazione del genere il bombardamento mediatico potrebbe essere costruttivo, ma deve venire dall'esterno. Un esule napoletano, armato di ironia graffiante come Caria può essere l'uomo giusto per dipingerci una volta per tutte un quadro spietato della situazione.
Sinossi: Un giornalista satirico e regista napoletano, emigrato a Roma negli anni ‘80 ai tempi della prima guerra di camorra e del terremoto, colpito dal tanto sbandierato Rinascimento della sua città, decide di ritornare a Napoli, ora addirittura candidata ad ospitare “America’s cup”: la più prestigiosa gara di vela del mondo. Business da un miliardo e mezzo di euro.Ma non fa in tempo a godersi il bel centro storico tirato a nuovo che in periferia scoppia la seconda guerra di camorra…Già, esistono due Napoli: una col mare e una senza.Due lati della stessa medaglia che mostra ora il paradiso ora l’inferno. Il golfo col Vesuvio e il Castel dell’Ovo e le periferie senza panorama e senza speranze. A un certo punto i riflettori sono tutti su Napoli nord: Secondigliano, Melito, Scampia, dove gli unici a vedere il mare in lontananza sono gli elicotteri dei carabinieri che sorvolano impotenti la mattanza in corso. Ma quando la guerra di camorra è finita e i riflettori sono spenti, i clan tornano ad espandersi in santa pace. |
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