di Ferdinando Carcavallo
Pare proprio che ultimamente gli scrittori napoletani non possano fare a meno di mettere armi sulle copertine dei loro libri. Bruno De Stefano e Angelo Petrella sono andati sulla classica pistola, mentre Saviano per il suo best seller ha preferito l'arma bianca.
Non sfuge al luogo comune la pistola che capeggia sulla copertina di L'uomo che cambiava idea, di Enrico Caria, nonostante l'autore, come regista, ci abbia abituato ad una originalità non comune tra i cineasti della sua generazione. Film quasi invisibili come Bleck Giek, Carogne e 17 sono dei veri gioiellini di umorismo grottesco e intellettuale. La sua nuova fatica cinematografica è un docu-fiction sulla malavita napoletana dal titolo catastrofico di Vedi Napoli e poi muori che esce in un momento in cui la camorra è diventata un business non solo per chi delinque ma anche per chi la racconta. Ma lo spirito di Caria in questo suo doppio impegno sembra proprio evidenziare quanto il "problema Napoli" non sia solo nei quartieri storicamente a rischio ma in una mentalità diffusa e molto spesso inconsapevole. Una forma di convivenza-connivenza dei Napoletani con una serie di orrori che forse solo la sensibilità di un emigrato che torna a casa riesce a cogliere.
Ecco la trama di L'uomo che cambiava idea.
"Nei vicoli dei Quartieri Spagnoli tira aria di tempesta. Per mettere le mani su un business a nove zeri, il potente clan dei Luongo e il giovanissimo boss in ascesa Carmine Villanova, più cattivo di un dio inca, sono pronti a scatenare la guerra. Willy Calone è un investigatore squattrinato e inaffidabile, ma di camorra sa più di chiunque altro e non riesce a restare fuori dai guai. Nonostante abbia già incassato un primo, convincente avvertimento a non ficcare il naso, si lascia sedurre dalla donna del boss, la straripante Stella Schiano, cantante, "una che per la carriera artistica era sprecata, che per quella criminale era assai più portata". In un attimo Calone si ritrova sul ciglio di un abisso, lungo l'incerta linea d'ombra che divide le vittime dai malommi".
Certo, detta così, non è che la storia sia particolarmente intrigante, ma sono sicuro che al di là di quello che racconta Caria possa sorprendermi positivamente.
La mia prossima lettura, quindi, sperando di vedere al più presto un suo film vero.
Non sfuge al luogo comune la pistola che capeggia sulla copertina di L'uomo che cambiava idea, di Enrico Caria, nonostante l'autore, come regista, ci abbia abituato ad una originalità non comune tra i cineasti della sua generazione. Film quasi invisibili come Bleck Giek, Carogne e 17 sono dei veri gioiellini di umorismo grottesco e intellettuale. La sua nuova fatica cinematografica è un docu-fiction sulla malavita napoletana dal titolo catastrofico di Vedi Napoli e poi muori che esce in un momento in cui la camorra è diventata un business non solo per chi delinque ma anche per chi la racconta. Ma lo spirito di Caria in questo suo doppio impegno sembra proprio evidenziare quanto il "problema Napoli" non sia solo nei quartieri storicamente a rischio ma in una mentalità diffusa e molto spesso inconsapevole. Una forma di convivenza-connivenza dei Napoletani con una serie di orrori che forse solo la sensibilità di un emigrato che torna a casa riesce a cogliere.
Ecco la trama di L'uomo che cambiava idea.
"Nei vicoli dei Quartieri Spagnoli tira aria di tempesta. Per mettere le mani su un business a nove zeri, il potente clan dei Luongo e il giovanissimo boss in ascesa Carmine Villanova, più cattivo di un dio inca, sono pronti a scatenare la guerra. Willy Calone è un investigatore squattrinato e inaffidabile, ma di camorra sa più di chiunque altro e non riesce a restare fuori dai guai. Nonostante abbia già incassato un primo, convincente avvertimento a non ficcare il naso, si lascia sedurre dalla donna del boss, la straripante Stella Schiano, cantante, "una che per la carriera artistica era sprecata, che per quella criminale era assai più portata". In un attimo Calone si ritrova sul ciglio di un abisso, lungo l'incerta linea d'ombra che divide le vittime dai malommi".
Certo, detta così, non è che la storia sia particolarmente intrigante, ma sono sicuro che al di là di quello che racconta Caria possa sorprendermi positivamente.
La mia prossima lettura, quindi, sperando di vedere al più presto un suo film vero.
2 commenti:
REVOLVER IN COPERTINA: Ti segnalo anche "Città in Nero" e "La Nera" di Lucarelli e Picozzi.
Ciao
Dopo aver letto il tuo post ho comprato il libro da FNAC. L'ho cominciato a legere e devo dire che è molto intrigante, ironico e forte.
Grazie ancora della dritta, Kinema.
Billi
Posta un commento