08 settembre 2006

Niente festival, ma opere di bene.

di Ferdinando Carcavallo

La polemica tra i festival di Venezia e quello di Roma - nella quale mi guardo bene di entrare - mi ha fatto riflettere su una cosa: ma in un paese in cui il cinema di casa è continuamente umiliato e bistrattato da distribuzione e critica, ha senso spendere tanto per i festival?
Non c'è località italiana che non organizzi un festival del cinema. Venezia, Roma, Locarno, Giffoni, Napoli, Salerno, Torino, Milano, Aosta sono solo alcune delle città in cui hanno luogo le manifestazioni più di richiamo, ma la lista potrebbe essere ancora molto lunga. Rimanendo in Campania (una delle località dove è più difficile occuparsi di Cinema) abbiamo: Napoli Film Festival, Salerno Film Festival , Ischia film festival, Ischia Global Fest, Giffoni film festival, Festival di Procida, Festival di Capri e poi chissà quanti altri.
Tutte queste degnissime manifestazioni attingono in parte da fondi pubblici, ma in fondo a cosa e a chi servono?
Servono a sponsorizzare il cinema italiano? Mah...molto spesso l'enfasi è soprattutto rivolta alle produzioni straniere.
Servono a far vedere film di autori esordienti? Non direi. Per lo più sono sempre gli stessi nomi che girano di città in città.
Servono a diffondere la cultura cinematografica? Nemmeno, dal momento che sono frequentati quasi esclusivamente da addetti ai lavori (produttori, giornalisti, distributori) e mezze cartucce dello spettacolo in cerca di sponsor.
E se si facessero due conti per tagliare un terzo dei finanziamenti e li si destinassero alla produzione e distribuzione di opere cinematografiche meritevoli?


,

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non sai quanto hai ragione, kinema. davvero. prendi per esempio uno degli ultimi arrivati, il festival di Luca Zingaretti a Siena (cittadina reazionaria che però, guarda caso, è stracolma di festival e festivalini di cinema che non frequenta nessuno e istituzionalmente sponsorizzati): "Hai visto mai?".
so per esperienza molto ravvicinata che un regista ha saputo che il suo documentario era nella selezione ufficiale solo per averlo scoperto da solo, per caso, su internet. e quando ha chiesto agli organizzatori - per email - quando si sarebbe tenuta la proiezione, sul sito era impossibile capirlo; gli è stato risposto il giorno dopo la proiezione stessa. e quando in seguito, un po' infastidito, ha chiesto chi avessero contattato per avere la copia del documentario e come mai lui che ne è il regista non fosse stato avvertito, semplicemente non è mai arrivata la risposta. e ormai sono passati mesi.
la cosa davvero drammatica è che questo è solo uno degli aspetti (la totale mancanza di rispetto nei confronti di autori che non hanno la fortuna di chiamarsi piccioni o muccino) che fanno dei festival di casa nostra solo occasioni per arraffare finanziamenti pubblici o farsi curriculum, o peggio per offrire occasioni di visibilità agli amici.
se poi vuoi affrontiamo la faccenda di come funzionano le commissioni di selezione, che ammettono candidamente di guardare solo i primi venti minuti dei film da scegliere. se non accade nulla di interessante in quel tempo, il film viene scartato. anche questa è un'informazione attinta da esperienza molto ravvicinata.
io organizzo e dirigo festival da 1996, dalla puglia all'alto adige, ne ho frequentati moltissimi in tutto il mondo sia come regista che come giornalista che come direttore artistico.
e dunque so cosa si aspetta un autore da un festival. e con tutte le mie forze cerco di darglielo con il festival che dirigo in questi anni.
ma io e pochi altri siamo davvero, come dici, mosche bianche in un paese la cui industria festivaliera è più fiorente di quella cinematografica e in cui fa cinema solo chi ha soldi, parenti, amici e... molto molto molto pelo sullo stomaco.

continua così, kinema.

Anonimo ha detto...

Io concordo pienamente con quanto asserito nell'articolo. Ho appena saputo che in Toscana sono stati censiti oltre 90 tra premi cinematografici e festival. Non oso pensare a quanti siano in Campania. Ma proprio per essere la presidente dell'Associazione che realizza uno dei Festival in Campania sento doverosa una precisazione: bisognerebbe scremare scremare ed ancora scremare. Negli ultimi anni sono stati tolti non pochi fondi ai Festival (mi riferisco nello specifico alla DGC ben conosciuta da chi organizza e dirige festival). Purtroppo quei fondi non sono stati girati alla produzione cinematografica. Sono stati semplici tagli. Alcuni festival seri e credibili hanno continuato ad essere finanziati dalla DGC (magari con qualche taglio) ma insieme a loro sono sopravvissuti solo gli "amici degli amici".
Ci sembra giusto? Alcuni festival DEVONO sopravvivere ed hanno un reale bisogno di sostegno economico. Allora diamo il via alle critiche. Denunce come questa sono più che necessarie, cominicamo a dire con sincerità quali sono i festival inutili. Probabilmente proprio dalla stampa potrebbe partire una prima scrematura. Solo così i Festival che hanno veramente qualcosa da dire, che danno spazio agli autori, o che hanno delle tematiche forti ed innovative potranno andare avanti.

Kinemazone ha detto...

Magari con una firma (un nomo e cognomo, direbbe Totò) le "denunce" sarebbero più credibili.
Grazie comunque dell'interessante contributo.