di Ferdinando Carcavallo
Avevo sentito parlare bene di Transamerica, ma la visione ha superato le aspettative. E’ devvero un bel film. Oserei dire un film del quale se ne sentiva il bisogno. Dagli USA finalmente il riscatto del buon cinema di grande distribuzione. Bravissimi interpreti, bravi registi e belle storie sono ancora ingredienti a disposizione di Hollywood a quanto pare. Tutto sta nell’abilità a dosare, e in questo Transamerica il regista (quasi esordiente) Dunkan Tucker ci riesce davvero bene, tanto che difficilmente immagino possa bissare in futuro (ma me lo auguro). Il film è la storia di Bee (Felicity Huffman), un transessuale che alla vigilia dell’operazione che darà al suo corpo l’identità che sogna scopre di avere un figlio diciassettenne dal nome Toby sbandato e anch’egli con una vita sessuale turbolenta. Assieme a Toby Bee intraprende un viaggio attraverso gli USA (da NewYork a Los Angeles) nascondendo al ragazzo sia di essere un maschio sia di esserne il padre. Questo viaggio rappresenterà per Bee il vero passo verso il sesso femminile con la maturazione di un istinto materno che ormoni e chirurgia non possono dare. La storia dei due protagonisti è condita di personaggi gnomici che via via incontrano nel viaggio, ognuno dei quali partecipa a costruire in Bee la femminilità che ha sempre simulato.
Il film ha un lieto fine, nella migliore tradizione del cinema hollywoodiano, ma la famiglia è letteralmente cambiata dai tempi di Pollyanna. L’attrice Felicity Huffman, incredibilmente credibile nell’interpretazione, ha oggi sicuramente una voce nel curriculum che nessuna collega può vantare. Sicuramente uno dei migliori film americani del 2005 e di questa prima metà del 2006.
Transamerica, Felicity Huffman, Dunkan Tucker
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