Gregoretti ammette infatti che la televisione gli ha consentito una maggiore libertà espressiva: Il cinema obbligava a compromessi mortificanti, il padrone era il mercato, in tv ero invece libero di usare gli attori che volevo, purché costassero poco, e non mostrassi tette e posteriori scoperti.
Alla domanda su quale sia a suo avviso il principale problema del cinema italiano, Gregoretti punta l’indice contro lo Stato: I principali nemici del nostro cinema sono quelli che ci governano, i quali vorrebbero si facessero solo i film di Natale, sostenendo che il film è merce. Le sovvenzioni, le tutele sono tutte per questo tipo di cinema, negandone il valore di prodotto culturale, commerciandolo come fossero bottoni o salumi. Per Gregoretti il cinema italiano Deve riconquistare quel peso, quell’importanza e quella capacità di attrazione che aveva negli anni Sessanta. Oggi il nostro cinema è l’ombra di se stesso.
Ma forse è anche “colpa” della libertà di cui si gode oggi: La censura ci aveva fatto diventare dei combattenti, oggi non c’è più quello slancio, non succede più come avvenne a De Sica di essere scoperto a "barattare parole" con un produttore, a suon di “d’accordo, io ci levo stronza, ma lascio puttana".
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