di Ferdinando Carcavallo
Non è certo uno dei migliori film di Cronenberg questo A history of violence, ma è comunque una bellissima occasione di vedere all'opera il regista canadese.
Il fatto che un po' delude è ritrovarsi un Cronenberg molto più regista che autore. Grandissima tecnica, quindi, e intense atmosfere erotiche e di tensione che ricordano i capolavori del regista, ma il problema principale è il plot del film che non è dei più esaltanti. Cronenberg è un artista puro, e in quanto tale il suo talento per venir fuori al meglio deve essere stimolato (vedi Spider), e la storia di un gangster che cerca di sfuggire al proprio passato per amore della famiglia in effetti è abbastanza deboluccia. Non ho letto la graphic novel di Wagner & Locke, autore anche di quell'Era mio padre che proponeva un tema molto simile, e quindi non so dire quanto l'adattamento cinematografico (di John Olson) sia stato fedele alla storia originale, ma prescindendo da ciò quello che ci troviamo davanti è un lussuosissimo noir interrotto. Sembra davvero che ci sia dell'altro non visto e non raccontato per tutto il corso del film. I personaggi appena accennati, il passato tanto orribile del protagonista mai del tutto svelato sono sicuramente delle caratteristiche che, se da un lato contribuiscono a tenere alta la curiosità, lasciano un po' spiazzati quando lo spettatore arriva alla fine del film pieno di aspettative.
Le tre scene di sparatorie sono dei veri gioielli di regia e montaggio. I volti dei cattivi deturpati dalle pallottole sono una vera e propria firma di Cronenberg che non disturba semmai affascina chi conosce il regista e ne apprezza la riuscita contestualizzazione.
In fin dei conti in A history of violence un (rispettabile) film su commessa e, visti i risultati, se fosse stato questo l'atteggiamento con il quale Cronenberg avrebbe affrontato la realizzazione di Io uccido (dal libro di Faletti) sarebbe stato soddisfacente, ma come dichiarato recentemente dallo stesso Cronenberg non gli è mai passato per la mente di fare questo film.
Il fatto che un po' delude è ritrovarsi un Cronenberg molto più regista che autore. Grandissima tecnica, quindi, e intense atmosfere erotiche e di tensione che ricordano i capolavori del regista, ma il problema principale è il plot del film che non è dei più esaltanti. Cronenberg è un artista puro, e in quanto tale il suo talento per venir fuori al meglio deve essere stimolato (vedi Spider), e la storia di un gangster che cerca di sfuggire al proprio passato per amore della famiglia in effetti è abbastanza deboluccia. Non ho letto la graphic novel di Wagner & Locke, autore anche di quell'Era mio padre che proponeva un tema molto simile, e quindi non so dire quanto l'adattamento cinematografico (di John Olson) sia stato fedele alla storia originale, ma prescindendo da ciò quello che ci troviamo davanti è un lussuosissimo noir interrotto. Sembra davvero che ci sia dell'altro non visto e non raccontato per tutto il corso del film. I personaggi appena accennati, il passato tanto orribile del protagonista mai del tutto svelato sono sicuramente delle caratteristiche che, se da un lato contribuiscono a tenere alta la curiosità, lasciano un po' spiazzati quando lo spettatore arriva alla fine del film pieno di aspettative.
Le tre scene di sparatorie sono dei veri gioielli di regia e montaggio. I volti dei cattivi deturpati dalle pallottole sono una vera e propria firma di Cronenberg che non disturba semmai affascina chi conosce il regista e ne apprezza la riuscita contestualizzazione.
In fin dei conti in A history of violence un (rispettabile) film su commessa e, visti i risultati, se fosse stato questo l'atteggiamento con il quale Cronenberg avrebbe affrontato la realizzazione di Io uccido (dal libro di Faletti) sarebbe stato soddisfacente, ma come dichiarato recentemente dallo stesso Cronenberg non gli è mai passato per la mente di fare questo film.
David Cronenberg, A history of violence, John Wagner, Vince Locke
1 commenti:
io l'ho trovato uno dei migliori o almeno il più maturo di Croenenberg.
un'ottima regia per un film complesso.
permeato dalla presenza del male come elemento legato indissolubilmente all'uomo, e l'impossibilità di cancellare il passato e di cambiare "maschera"
http://rollingmovie.blogspot.com
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