03 marzo 2006

Canta Napoli

(lettera di Peppe Lanzetta)
Gentile Signor Rapetti, meglio noto come Mogol,
ho letto la sua intervista apparsa domenica 22 gennaio su Repubblica e per tutta la giornata ho pensato alle sue frasi. Ora che la notte scende fredda sui caseggiati e sulle anime, sui sorrisi stracciati (strappati, per lei che non è napoletano) sulle paste della domenica sportiva, sugli amori di ballatoio, ho deciso di scrivere queste righe. Personalmente non ho nulla contro il cantante e la persona Gigi D'Alessio. Ma la sua affermazione «è il miglior cantautore partenopeo» la ritengo fuori luogo. Lei ha scritto capolavori come "Amore caro amore bello", "Emozioni", "Pensieri e parole" e mi fermo qui perché la lista sarebbe enorme. Lei ha avuto il piacere di collaborare con quel genio chiamato Lucio Battisti, per carità di Dio, usi le parole per quello che sono, altrimenti il rischio è quello di un effetto boomerang devastante. Lei conosce la musica, sa di melodie, armonie, lei intuisce prima di ascoltare, tutti le dobbiamo qualcosa e proprio per questo da lei ci aspettiamo sempre qualcosa di più. Lei sa che Napoli è una piazza caldissima, specialmente in questo periodo e le sue parole hanno un peso enorme e quindi personalmente la inviterei a riflettere. Sorvolo sulla questione Scampia, credo che la vicenda si spieghi da sola, sia figlia di una mossa strumental/preelettoral (scusi la licenza). Ma mi dica dove mettiamo, se D'Alessio è il miglior cantautore, gente come De Crescenzo, Gragnaniello, Avitabile, senza scomodare il lontano Pino Daniele? Vorrei che lei ascoltasse attentamente la canzone "Alberi" di Enzo Gragnaniello. Vorrei che lei mi dicesse o mi spiegasse perché uno sciamano di tale portata, un figlio della pietra di tufo dei Quartieri Spagnoli debba fare panchina in una squadra in cui lei ha eletto un capitano, anche simpatico, che in realtà con l'anima vera e nera della nostra città non ha fili di comunicazione. Non è questione di gusto, è questione di storia. Riascolti per cortesia la voce di Eduardo De Crescenzo. La inviterei ad ascoltare qualche canzone di Nino Bonocore, defilato seppur straordinario cesellatore di perle, la inviterei ad ascoltare l'ultimo cd di Avitabile, qualche squarcio dolente della rabbia di James Senese, e poi "Ciucculatina d'a ferrovia" di D'Angelo, il giovane cantautore (quello sì!) chiamato Joe Barbieri. Potrei continuare ma mi fermo. Napoli ha una grande storia, un grande passato, ci sono dei fermenti molto interessanti, perché quindi ridurre il tutto a una storia di "parrocchie"? Non la possiamo liquidare semplicemente usando aggettivi a sproposito. Cosa vuol dire «il migliore»? Cosa vuol dire «il peggiore»? Rispetto a quale sensibilità? Rispetto a quale gusto, quale profondità? Io non credo ci sia il migliore o il peggiore, su tutto credo ci sia il rispetto che noi dobbiamo all'arte in generale, alla musica nello specifico. D'Alessio fa delle canzoni che piacciono, è di successo, va in televisione, viene trasmesso da quelle radio che anni fa lo boicottavano e viene presentato in programmi da conduttori che prima lo deridevano (questa è storia). E' di Napoli ma credo che non c'entri con quello che è il "groove" della scuola napoletana (De Sio, Daniele, Esposito, De Piscopo, De Crescenzo, Avitabile, Buonocore, Senese, Gragnaniello, e così via). A Sanremo andrà una parte di Napoli che piace a una parte d'Italia che vuole che una parte di Napoli sia e resti così.

Peppe Lanzetta (da Repubblica Napoli)

grazie a mappamondo.blogs.it

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1 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con Peppe Lanzetta. Io sono romano e con Napoli e la musica napoletana non ho il realtà molto a che fare ma sentire dire da Mogol che Gigi D'Alessio rappresenti Napoli e il meglio della canzone napoletana mi lascia assolutamente sconcertato e mi riempe il cuore di tristezza... è un insulto all'intelligenza della gente... Mogol ha fatto la storia della musica e ora si sputtana con dichiarazioni che si commentano da sole e canzoni che definire imbarazzanti è poco... se stasera sul palco dell'Ariston apparisse lo zombie di Battisti non mi stupirei... dopo aver sentito le canzoni dei Ragazzi di Scampia e quella della Tatangelo la tomba deve essergli sembrata davvero troppo stretta per rotolarcisi dentro... Caro Peppe, tu chiamale se vuoi, perversioni...