di Ferdi Carcavallo
Compagnuccio Simon sostiene che i film di Nanni Moretti vanno metabolizzati. Nell'attesa che il mio organismo si adatti alla recente assunzione, esterno queste preliminari considerazioni.
Non ho visto in questo Il Caimano quel "cinema d'impegno civile" tanto annunciato. La storia di berlusconi è così nota che il fatto stesso di parlare di lui oggi significa fare denuncia, a prescindere se lo faccia Moretti, la Dandini o Fiorello. Ma da Moretti mi sarei aspettato qualcosa di diverso, magari una ricostruzione romanzata dell'ascesa del cavaliere, oppure un ritratto dell'Italia berlusconiana più da vicino. E invece mi ha sorpreso il fatto che abbia fatto un film che in sostanza racconta un sogno. Il film di moretti può essere benissimo visto come un film sul cinema e sulla famiglia. La scena in cui Silvio Orlando racconta ai figli favole truculente ispirate ai b-movies che un tempo girava con la loro mamma credo sia il vero fulcro di questo film.
Berlusconi rimane sempre sullo sfondo come personaggio quasi irreale e alla fine esce un po' troppo mitizzato, come i protagonisti di Mocassini assassini e Cataratte, "antipatici e affascinanti".
Sotto questo aspetto, credo che ancora oggi Il portaborse di Lucchetti (impossibile non ricordarlo guardando le ultime scene del Caimano) sia il più efficace film di impegno civile degli ultimi anni.
Prescindendo dalla questione politica, pero', il film mi è fondamentalmente piaciuto. Come appassionato di cinema non posso non aver apprezzato l'ambientazione e le citazioni affettuose sia al cinema di genere degli anni '70 ("eravamo tutti fascisti") che a quello aulico e impegnato ("il grande Gian Maria (Volontè)"). Gustose anche le partecipazioni (amichevoli?) di Sanguineti, Grimaldi e Montaldo che molti vedranno come una sottoscrizione ad una causa politica, mentre probabilmente, come tutto il film, si è trattato soltando di un incontro tra amici-colleghi per far qualcosa di fondamentalmente divertente.
"E' sempre il momento di fare una commedia".