26 febbraio 2006

Il placido riscatto del cinema italiano

di Ferdi Carcavallo
Mai come oggi l'attività di Michele Placido è stata così frenetica e di grande interesse. Reduce da una stagione cinematografica in cui il suo è Romanzo Criminale stato sicuramente il momento più felice (non tutti sono daccordo), l'attore regista lucano è presente praticamente in tutti i film più attesi della produzione italiana. E' già nelle sale Arrivederci Amore, Ciao di Michele Soavi, in cui Placido è coprotagonista insieme a Isabella Ferrari e Alessio Boni, in cui interpreta un commissario sardo della Digos molto duro. A giudicare dal trailer l'esperienza di Soavi (ex regista horror e di favofiction televisive) nel thriller non dovrebbe deludere le aspettative.
Dopo di ciò lo rivedremo, si spera al più presto, protagonista assieme a Silvio Orlando del misterioso Il Caimano di Nanni Moretti, di cui Placido è l'unico ad aver anticipato che sarà oltre tutto un'ottima commedia. Più in là nel tempo, ma entro il 2006, usciranno altri due film che lo vedranno tra gli interpreti, e sono La sconosciuta, il noir di Giuseppe Tornatore e Estrenado Suenos, il film argentino di Salvatore Samperi con Giancarlo Giannini e Claudia Cardinale.
Insomma, pare che i produttori cinematografici italiani abbiano deciso di tirare fuori i veterani per organizzare la grande riscossa e Placido sarà il generale di questa armata. Speriamo solo di avere bombe intelligenti e minimo numero di vittime.

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22 febbraio 2006

Willy Wonka e una serie di sfortunati eventi

di Ferdi Carcavallo
Tim Burton è uno di quei fortunati (e meritevoli) registi che grazie ai successi riscossi può oggi permettersi di portare sullo schermo ciò che vuole.
Non è, per così dire, uno che lavora su commissione, rispondendo sempre alle proprie ispirazioni, che quasi sempre pescano in un bagaglio culturale che risale a quello che ha letton e visto nei primi 15 anni di vita: un po' il Walter Veltroni del cinema americano. La sua predilezione per la riproposta di piccole e grandi icone della cultura pop del passato ha anche creato proseliti, visto che da quando ha "osato" toccare Batman il cinema americano non ha più smesso di autoreferenziarsi, e non sempre con risultati stupefacenti. Ma proprio ora che tutti rifanno le cose vorremmo che Tim Burton facesse qualcosa di nuovo e non rievocare mummie come Willy Wonka in questo ipercolorato, lento e indugiante fantasy movie. Confesso di non aver amato l'originale con Gene Wilder, tantomeno pensavo fosse opera di un così grande culto da giustificarne un remake da parte di uno dei più raffinati cineasti pop del momento. Rivedere gli Oompa Lompas (?) è stato uno shock non da poco. Oltre le irritanti canzoncine degli insopportabili elfi della jungla, stavolta anche la musica di Danny Elfman non ha ragiunto gli effetti sperati. In effetti il giovane compositore comincia ad essere un po' troppo ripetitivo. Ti aspetti da un momento all'altro che escano fuori Spiderman, Batman, Mani di Forbice o Bart Simpson. Finora Tim Burton mi è sempre piaciuto (Ed Wood è uno dei biopic più belli che abbia mai visto) e non sarà questo spiacevole episodio a farmi desistere dall'ammirazione. Per consolarmi, piuttosto, cerco di convincermi che l'ultimo suo film sia il bellissimo Lemony Snicket e una serie di sfortunati eventi, opera burtoniana a tutti gli effetti ma a firma di Brad Siberling con un travolgente Jim Carrey, penalizzato in Italia da un'infelice strategia distributiva. Il prossimo impegno di Tim Burton sarà Believe it or not! con Jim Carrey (vuoi vedere che avevo ragione!?), ispirato ad un famoso esploratore della TV americana degli anni '30 (Robert Ripley), mentre è già in cantiere un horror con il fido Johnny Depp intitolato The demon barber.


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21 febbraio 2006

Lovecraft in tour

Grazie alla tenacia stoica di autori e produttori, continuano le proiezioni de Il mistero di Lovecraft (Road to L.) in giro per le sale digitali del nostro paese.
Ecco i prossimi appuntamenti tra Firenze e Padova.

FIRENZE
- 28 febbraio, ore 21,30: CINETECA DI FIRENZE Via Reginaldo Giuliani, 354
- 6 marzo, ore 18,00: CINEMA ALFIERI Via dell’ulivo, 6

PADOVA
- 13 marzo, ore 20,00: FILMCLUB FRONTE DEL PORTO Via S. Maria Assunta, 20
- 15 marzo, ore 22,30: " " "
- 16 marzo, ore 20,00: " " "
- 16 marzo, ore 22,30: " " "

Inoltre, il film di Federico Greco è stato selezionato per il
Fantastic Film Festival di Amsterdam che si terrà il prossimo aprile.
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Colpo di Stato a Roma!

di Ferdi Carcavallo

Meglio tardi che mai.
Finalmente Roma rende omaggio in grande stile ad uno dei più grandi protagonisti del nostro cinema per troppo tempo sottovalutato.
L'ultimo sberleffo è il titolo della rassegna dedicata a Luciano Salce regista che si terrà il 23 e il 24 febbraio presso la Casa del Cinema di Roma. L'evento è organizzato da Orchidea.com con la collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia e di RAI - Radioscrigno.
La manifestazione prevede la proiezione di sei film di Salce e due incontri a cura di Orchidea De Santis con Italo Moscati, Oreste De Fornari, Antonio Tentori e Andrea Pergolari, autore di un saggio su Luciano Salce (Verso la commedia) pubblicato nel 2002. Lodevole la scelta dei film da proiettare tra i quali non compaiono i titoli più famosi e più conosciuti come Fantozzi e Il dott. Guido Tersilli, mentre assolutamente da non perdere è la proiezione di Colpo di Stato, film letteralmente introvabile uscito nel 1969 e subito ritirato e passato solo due volte in TV. Speriamo che questa sia l'occasione per una diffusione su DVD.

Questo il programma delle proiezioni:

23 febbraio
15,30 - Il Federale (1961)
19,00 - El Greco (1966)
21,30 - Colpo di Stato (1969)

24 febbraio
15,30 - Basta guardarla (1970)
19,00 - Io e lui (1973)
21,00 - Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno (1974)

Una raccomandazione a chi potrà andarci: durante la proiezione di Basta Guardarla alzatevi in piedi e ballate il Coccorocò.

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20 febbraio 2006

Belcanto

di Ferdi Carcavallo
Bernardo Bertolucci è quello che si può definire un regista di frontiera, o meglio internazionale. Non si sa mai se definire il suo cinema italiano, americano o francese.
Altra sua paticolarità, ritengo sia quella di migliorare con gli anni. Credo che The Dreamers (ah, Eva Green) e Io ballo da sola (ah, Liv Tyler) siano di gran lunga opere migliori di Ultimo Tango a Parigi (ah, Maria Shneider) o Il Conformista (ah, Stefania Sandrelli), ma non di Novecento (ah, Dominique Sanda).
Bertolucci appare ancora ispirato e con delle cose da dire, anche se queste cose hanno radici nella storia più o meno recente.
Oggi Bertolucci è alla vigilia di un nuovo lavoro che si intitolerà Belcanto, ancora in preproduzione, adattamento del romanzo omonimo di Ann Patchett che racconta la storia della convivenza forzata tra un gruppo di terroristi e i loro ostaggi, una piccola comunità internazionale nella villa del vicepresidente di uno stato Sudamericano. In questo terribile contesto trova spazio anche una storia d'amore tra una soprano ed un ricco uomo d'affari giapponese.
Beh, non ho letto il libro, e la trama, così com'è, sembra più adatta ad un'opera di Zeffirelli, ma sicuramente il contesto della storia consentirà al maestro di sbizzarrirsi nell'allestire quadretti intinti di passioni politiche, sociali, sentimentali e pscologiche per andare avanti oltre le 2 ore canoniche di un normale film.
Chissà se anche stavolta vorrà avvalersi delle pennellate del mio amico Vittorio Storaro.

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E' morto Luca Coscioni

ROMA - Luca Coscioni, leader dell'Associazione che porta il suo nome e Presidente di Radicali Italiani, è morto questa mattina. Lo ha annunciato Marco Pannella pochi minuti fa in diretta a Radio Radicale. Coscioni era affetto da quasi dieci anni da sclerosi laterale amiotrofica.
Coscioni è morto nella sua abitazione di Orvieto. Il presidente dei radicali italiani era infatti originario proprio della città umbra. A Orvieto Coscioni viveva con la moglie. La camera ardente sarà aperta oggi pomeriggio nella sua abitazione nel centro storico orvietano. (ANSA)
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19 febbraio 2006

Good night and, good luck

di Ferdi Carcavallo

E' questo secondo film di George Clooney che si aggiudicherà la statuetta quest'anno. Pare quasi certo ed anch'io ne sono convinto. Ma la mia convinzione era tale anche prima di vedere il film.

Non sarà il film in quanto tale a vincere, ma quello che rappresenta.
GL&GN è in effetti un documentario sul Maccartismo e sul network (la CBS) che osò sfidarlo fino a far mettere sotto inchiesta il senatore che voleva epurare l'intellighentia americana dei presunti comunisti. Il film, in un bianco e nero di alta qualità, risulta efficace nel mostrare quanto quei giorni degli anni '50 non siano tanto lontani. L'Academy lo premierà come miglior film per non essere accusata di non avere coraggio e credo che l'ondata di clamore che una vittoria produrrà possa servire a mettere sotto l'attenzione dei più i pericoli ai quali è sottoposta l'informazione ancora oggi. In Italia soprattutto varrebbe la pena che questo film, o meglio il suo messaggio, sia magiormente recepito, visto che quando ci abbiamo provato con le nostre forze (Viva Zapatero!) non ci siamo riusciti.
Ma, a parte questo non trascurabile aspetto, credo che GN&GL non sia un bel film. E' freddo nei dialoghi e superficiale nella definizione dei personaggi e fin troppo documentaristico (il 60% delle immagini sono di repertorio). Mi rendo conto, però, che Clooney ha voluto che tutte le attenzioni dello spettatore fossero concentrate sui fatti storici e che realizzando un documentario, invece di un fil avrebbe raggiunto al massimo un audience televisivo da seconda serata.


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I giorni dell'abbandono

di Ferdi Carcavallo

Credevo che La bestia nel cuore fosse stato il peggior film italiano (e non solo) del 2005, anzi mi illudevo che fosse l'unico davvero brutto considerando altri, tipo Manuale d'amore, soltanto film-che-non-mi-sono-piaciuti. Invece ieri, un sabato sera casalingo con cinema in TV, ho messo in dubbio l'abbietto primato del film nomination della Comencini.
Nel dover scegliere tra la visione di I giorni dell'abbandono, School of Rock e Basta guardarla, la scelta è caduta sul primo film, perchè il secondo sembrava un po' troppo yankee, mentre nel proporre il terzo ho rischiato il linciaggio (Luciano, perdona loro che non sanno quello che si sono persi...).
E allora, vai col nuovo cinema italiano...'tacci sua!
La trama: Un dramma familiare scontato e comune nella Torino pre-olimpica, senza evoluzione e senza epilogo (una volta si diceva senza capo nè coda).
Risultato: Una brochure delle capacità recitative di Margherita Buy, quindi utile a chi voglia valutarla per darle un lavoro, ma non agli altri.
Tra l'altro per un piccolo equivoco da parte mia, per tutta la durata del film ho pensato che la regia fosse di Francesca Archibugi (chissà perchè, che mi perdoni) per cui ho pensato che il film potesse essere una riflessione sull'abbandono coniugale percepita dalla sensibilità femminile, e quindi mi sono meravigliato del finale in cui la protagonista, privata del suo ruolo di moglie, trova conforto e sostegno nella consapevolezza del ruolo di madre approdando all'appagamento nel momento in cui crede di individuare in un uomo sensibile un sostituto padre per i figli. Una visione femminile un po' fuori tempo, quindi, ma comunque degna di un piccolo interesse se si immagina venire da una donna.
Ma quando ho scoperto che il film è di Roberto Faenza (se l'avessi saputo avrei insistito di più per School of Rock), tutto è cambiato, per cui anche l'interesse filosofico nato dall'equivoco è sparito. Il film dura 2 ore durante le quali non succede niente. Oltre alla Buy che si conferma una bravissima attrice, dal film esce fuori bene Torino, città cinematografica anche fuori della Mole.

Cesare, come sta l'imperatrice?
Un po' nervosa perchè le hanno rotto la biga.
(Farfarello in Basta Guardarla)


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17 febbraio 2006

Crash - contatto fisico

di Ferdi Carcavallo

La catarsi collettiva della società multirazziale della Los Angeles dopo l'11 settembre è l'argomento di questo bel film di Paul Haggins e candidato all'Oscar con sei nomination. NOn si può fare a meno di pensare a Magnolia, il film di Paul Thomas Anderson in cui i protagonisti di tante storie parallele si ritrovano tutti ad espiare le proprie colpe e a imparare ad accettare le proprie sofferenze sotto un'improvvisa pioggia di ranocchi. A differenza di Magnolia, con il quale ha in comune la scelta di un cast di altissimo livello, nel film di Haggins le storie dei protagonisti si intrecciano e collegano alla perfezione, ricordando per questo un piccolo film sottovalutato di qualche anno fa intitolato 11:14 Destino Fatale. I protagonisti di Crash sono ossessionati dalla paura delle razze, e gli errori di valutazione li porteranno quasi (in alcuni casi nel pieno) alla distruzione delle proprie vite. Certo c'è del retorico in questa costruzione, che tuttavia è una chiave di lettura personale, ma si tratta di un prodotto hollywoodiano in grande stile e non di un film da sundance. Mat Dillon è sicuramente l'attore che maggiormente godrà dell'interpretazione fatta in Crash, mentre le altre star non sorprendono più di tanto, a cominciare da Sandra Bullok (comunque brava) fino a Brendan Fraser, sempre più un "presenzialista" che un "interptrete". Gradevole anche la presenza di Jennifer Esposito nel ruolo di una meticcia centramericana. Speriamo di rivererla in altri ruoli altrettanto riconoscibili.

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15 febbraio 2006

Saddam - Lo sai tenere un segreto?

di Ferdi Carcavallo

Non a caso la locandina ricorda quella mitica di Alien, anche se non è una storia di extraterrestri (o no?). Stiamo parlando di Saddam, il film di Max Chicco in uscita nelle sale a febbraio (che sta per finire). Ecco la trama: Antonio Lo Russo e Mauro Loiacono sono arruolati in una società di servizi che opera nei paesi del Medio Oriente. I due si trovano in Iraq con una prospettiva di fare molti soldi velocemente e il miraggio di poter uscire da una situazione senza futuro. Il loro compito è quello di fare la guardia a un prigioniero eccellente nella prigione di Abu Ghraib la cui identità è avvolta nel mistero. Sanno però di avere una grande responsabilità e la pressione dei superiori e del comando militare statunitense a cui loro dipendono provoca soprattutto in Mauro grande tensione. Il senso di responsabilità dei due viene messa in gioco nel momento in cui Antonio propone al collega di entrare nella cella e scattare una foto: se dentro ci fosse Saddam Hussein?

Se guardate il trailer e le foto del film sul sito ufficiale, noterete come l'ambientazione clautofobica ricordi le atmosfere del capolavoro di Ridley Scott, oltre che gli inevitabili modelli Kubrick e Tarkovskij. Il regista Max Chicco è alla sua prima esperienza di lungometraggio, dopo un passato dignitoso di documentarista storico (premio Città di Torino nel 1994) e impegni publicitari. Interpreti del film sono Mauro Stante e Riccardo Leto, giovanissimi ed entrambi alla prima esperienza cinematografica. Non di primo pelo, invece, sono gli attori americani Frank Adonis (Una vita al massimo, Il giurato) e Joe Labarbera. Il film è una produzione indipendente ed è distribuito dalla No Jail Movie Company. L'idea sembra molto interessante e ci farebbe piacere vederlo passare nelle sale italiane prima di sentirne parlare dall'estero.

www.saddamilfilm.com
saddamilblog.splinder.com

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14 febbraio 2006

Roberto Succo

di Ferdi Carcavallo

Roberto SuccoRoberto Succo è un film francese del 2001 del quale avevo sentito parlare ma che finora non ero mai riuscito a vedere. Di solito più è lunga l'attesa più crescono le aspettative, ma devo dire che stavolta non mi ero fatto molte illusioni e, soprattutto, non ho cercato di compensare la mancata visione del film con letture critiche di eminenti critici o compagni blogger. Ed ho fatto bene, perchè vedere Roberto Succo è stata una vera sorpresa.

Il film di Cedric Kahn (La noia, Semafori rossi) racconta le scellerate gesta del criminale italiano Roberto Succo che negli anni '80 uccise barbaramente i genitori e poi fuggì dal maicomio criminale per continuare in Francia la sua carriera di assassino, ladro e stupratore. Un personaggio squallido, sicuramente, niente a che fare con i sofisticati e diabolici serial killer del cinema americano, però grazie ad una freddezza registica dal taglio documentaristico che ricorda in molti punti Gus Van Sant e (non vorrei esagerare) Lars Von Trier, il film riesce ad affascinare e se non fa tenere letteralmente il fiato sospeso, sicuramente si fa seguire nel tentativo di comprensione della psicologia e del disegno del protagonista.

L'attore principale, l'italiano Stefano Cassetti (Nemmeno il destino), ha un volto molto più inquietante del vero Roberto Succo. Uno sguardo gelido che resta impresso e che da solo turba più delle scene violente, tra l'altro del tutto assenti nel film. Il salto di Roberto SuccoAnche questo è un merito, fare un film su un serial killer con il minimo quantitativo di sangue necessario è un bell'esercizio.

Bello l'uso della camera nelle inquadrature che preludono agli eccessi d'ira del protagonista e la scena della ricostruzione della sortita di Succo sui tetti della prigione quando si dichiarò militante marxista e prigioniero politico. Ho ricordato ad un tratto le scene originali mandate in onda dai TG dell'epoca, compreso il tuffo finale che gli costò qualche giorno di prognosi.

Come nella realtà il film lascia molti punti in sospeso, come una delle vittime mai ritrovate e le curiose circostanze del suicidio di Roberto.

Da vedere, se capita. Il DVD è del tutto privo di extra (è Cecchi Gori...) ma si trova anche a 12,00 euro.


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13 febbraio 2006

Bambi e il Grande Principe della Foresta

di Mamoru Chiba

Continua la politica della Disney di riproporre i suoi personaggi classici in nuove avventure, a volte per l’home video altre per il cinema.
Il nuovo film che vede Bambi protagonista non è né un prequel né un sequel, bensì un midquel. La storia prende il via dalla metà del primo film del 1942 e mostra il rapporto tra Bambi e il padre, il Grande Principe della foresta.
Alla morte della madre il piccolo cerbiatto tenero e vivace si vede affidato al padre, in attesa che si trovi una cerva che possa allevarlo. Dopo l’iniziale distanza tra i due, gli eventi che vivranno li porteranno a conoscersi meglio e a scoprire che hanno entrambi da imparare l’uno dall’altro.
I disegni sono fedeli all’originale e per una volta l’animazione ha molto poco computer e tanto lavoro manuale. Le musiche e le canzoni sono tenere e delicate. Un film che non strizza l’occhio agli adulti con citazioni cinematografiche o televisive come i vari Shrek e Chicken Little, ma un film che parla diritto al cuore dei bambini di ogni età.

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12 febbraio 2006

Eccezzziunale veramente: capitolo secondo...me

di Ferdi Carcavallo

Specializzati in ritorni del nostro "miglior passato", i fratelli Vanzina, dopo aver riesumato Mandrake col Pomata e il Monnezza con Venticello, ecco che applicano il metodo lazzaro al Terruncello di Diego Abatantuono. Al di là del senso che ha dare un seguito ad un film nel quale la storia non è sicuramente uno dei punti di orza, devo ammettere che la visione (forzata) di EVCSM mi ha piacevolmente sorpreso. Un film divertente, girato con tenera dedizione e interpretato con voglia. Magari tra una decina d'anni anche questo secondo capitolo diventerà un cult. Il primo film godeva della presenza di quello che poi sarà il gotha della comicità popolare made in Milano, con Boldi, Teocoli e Abatantuono, tutti non ancora all'apice della popolarità e quindi molto determinati a sfruttare l'occasione dando il massimo dell'impegno. Qui a far compagnia a Diego ci sono Sabrina Ferilli (gradevole), Nino Frassica (tutto, ma il cinema no!), Carlo Buccirosso (molto ben utilizzato da Vanzina) e Annamaria Barbera, per la quale ci auguriamo un percorso simile a quello dell'attore milanese. Come di consueto nei film dei Vanzina, abbondano le citaizoni ai classici della commedia all'italiana, soprattutto a quel capolavoro che era Letto a tre piazze con Totò e Peppino e diretto dal babbo Steno. Oviamente Buccirosso non è Peppino, Abatantuono non è Totò, ma Vanzina è il figlio di Steno. E scus' se è poc'.



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11 febbraio 2006

Meno male che adesso non c'è Nerone

Quanta paura che ti fece a scuola
tra le lezioni da imparare a memoria
la storia di un'imperatore
era per tutti un gran terrore
allora tu dicesti
Meno male che adesso non c'e' Nerone


Ed alle feste che organizzava
c'era il bel mondo
ed anche lui suonava
gli altri all'aperto senza protestare
se no aumentava le tasse da pagare
Meno male che adesso non c'e' Nerone


Pero' in fondo ci sapeva fare
e per distrarli dalle cose serie
ogni domenica li mandava in ferie
tutti allo stadio a farli divertire
Meno male che adesso non c'e' Nerone


Lui comandava sopra il mondo intero
teneva tutti sotto la sua mano
la storia dice forse e' verita'
che alla fine incendio' la citta'
Meno male che adesso non c'è Nerone



Meno male che adesso non c'è Nerone è una canzone di Edoardo Bennato del 1975
www.bennato.net, www.edofansclub.org)


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10 febbraio 2006

Ombre rosa

di Ferdi Carcavallo

Non conosco a fondo le problematiche che devono oggi affrontare gli omosessuali, ma immagino che al di là dei diritti civili per i quali si battono uno dei principali disagi della loro condizione sia essere considerati persone diverse solo per un particolare intimo e privato come la preferenza sessuale.

In fondo nella nostra vita sociale ci troviamo ad essere interessati alle preferenze sessuali al massimo di una decina tra le persone che incontriamo abitualmente. L'interesse per le caratteristiche del compagno di letto di un nostro collega di ufficio (a meno che non aspiriamo a diventarlo noi stessi) dovrebbe essere equivalente a quello che riserviamo al suo ascendente zodiacale, visto che difficilmente ci troveremo a dover utilizzare questa informazione. Invece, dal momento che l'argomento sesso è ancora oggi (più che mai) quello che sembra più interessarci, accade che l'abitudine sessuale di un individuo diventa il suo biglietto da visita e quindi un omosessuale è prima di tutto un omosessuale e poi tutto il resto. Ritengo che non ci potrà essere emancipazione dei gay finchè non ci sarà un'emancipazione della nostra mentalità e del nostro costume. Finchè i media, il marketing e l'informazione vorranno continuare a sftruttare il tema sessuale per attirare la nostra attenzione le differenze sessuali saranno sempre delle barriere.

Il cinema, ad esempio, non ci propone mai (o raramente) l'omosessuale come una persona qualsiasi con una preferenza erotica particolare, ma solo omosessuali che vivono, agiscono, soffrono e gioiscono solo per il sesso. Sarebbe una grande conquista per i gay essere rappresentati al cinema come persone normali che oltre a fare l'amore fanno altre cose, ma non sarebbe una rappresentazione gradita al mercato. Il modo più dirompente e scandaloso (in senso buono) di rappresentare un gay sarebbe rappresentarlo come una persona comune che riserva al sesso l'importanza che merita senza lasciare che condizioni l'intera vita. Inevitabilmente la presenza di un personaggio omosessuale in un film scatena una serie di equivoci e situazioni ormai scontate legate esclusivamente alla sua sessualità.

I cowgay di Ang Lee non sparano, non inseguono gli indiani, non vanno in cerca di fuorilegge, ma sono soltanto ossessionati da quello che loro succede dalla vita in giù, in una sorta di caricatura nelle peggiori rappresentazioni goliardiche. Non sono sicuro che questo modo di porre le cose aiuti la causa gay.

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07 febbraio 2006

Nicole, Peppino e la sconosciuta

di Ferdinando Carcavallo

Nell'attesa che la diva Nicole Kidman si liberi da altri impegni per partecipare alla realizzazione del kolossal Leningrad, il regista siciliano Giuseppe Tornatore, per non starsene con le mani in mano, ha girato negli ultimi mesi tra Trieste e l'Umbria un noir intitolato La sconosciuta, del quale si sa ancora poco. Si conoscono però gli interpreti che sono Alessandro Haber, Michele Placido (contemporaneamente attore anche ne Il Caimano di Moretti e nel nuovo giallo di Soavi/Carlotto Arrivederci Amore Ciao), Claudia Gerini e Piera degli Esposti. Un cast d'eccezione, ovviamente, come merita un ritorno dietro la macchina da presa così importante. L'ultimo film di Tornatore (Malena con Monica Bellucci) risale infatti al 2000 e da allora si è parlato del regista solo a proposito del progetto Leningrad incentrato sull'attacco nazista a San Pietroburgo durante la Seconda Guerra Mondiale. Personalmente, a parte Nuovo Cinema Paradiso, il film di Tornatore che ho apprezzato maggiormente è stato Una pura formalità, mentre mi hanno annoiato i presuntuosi Malena, La leggenda del pianista sull'Oceano e L'uomo delle stelle. Sapere che La sconosciuta (titolo già di per se evocativo di tutta una serie di atmosfere noir tipo Dalia Nera) è un film a budget contenuto (8 milioni di euro) mi fa sperare in un Tornatore più rilassato, senza l'ambizione o l'ossessione di dover partorire un kolossal, e quindi maggiormente concentrato nella realizzazione di un bel film prima che di un film da vendere negli USA.

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La peggio gioventù cannibale

Se si definisce Ruggero Deodato il peggior regista di tutti i tempi si commette un torto nei confronti di Ed Wood attuale detentore di questo primato. Per quanto privi di logica narrativa, professionalità e senso estetico i film di Ed Wood erano pervasi di una sincera passione per il cinema, mentre il cinema di Deodato, almeno il suo "capolavoro" Cannibal Holocaust, è una continua messa in scena di efferate crudeltà (vere) presentate con un falso occhio inquisitore.
Squartare di proposito gli animali, riprenderne le sofferenze per denunciare le efferatezze dell'essere umano è l'uso di più triste e squallido che si possa fare del cinema.
Cannibal Holocaust è un film degli anni '80 girato come un documentario che testimonia le disavventure di una troupe televisiva scomparsa in una jungla Sudamericana abitata da cannibali. Tutte le torture e le violenze sugli animali (compiute dal protagonista del film Luca Barbareschi) erano autentiche, per cui più che di un B movie possiamo parlare di uno snuff.
Per questa particolarità di essere un finto documento filmato si è riparlato di Cannibal Holocaust in occasione dell'uscita di The Blair Witch Project, quando qualcuno ebbe il coraggio di parlare di plagio.

Oggi che Tarantino e Rodriguez promettono il ritorno dell'exploitation recuperando anche autori italiani come Fulci e Bava, che Argento nella sua trasferta americana (Jenifer) ripropone il cannibalismo come atto di appagamento sessuale, ecco che Deodato, non pago degli impegni televisivi con Incantesimo (altro terribile esempio di snuff) cerca di re-inserirsi nel filone riprendendo il suo infame progetto di dare un seguito al suo capolavoro con il film Cannibal metropolitana, attualmente in pre-produzione e previsto per il 2006. Se nel 1980 la protezione animali riuscì soltanto a bloccare la distribuzione del film, magari oggi riesce a evitare che certe scelleratezze siano compiute davanti alla macchina da presa. Se poi riuscisse ad impedire che il film si faccia sarebbe ancora meglio, ma sarebbe un intervento censorio che non dobbiamo auspicarci. Mai.

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06 febbraio 2006

Effetto King Kong: Bisio gorilla

La cura del gorilla Il best seller dell'estate 2005 Crimini, se da un lato ha deluso li ammiratori dei nomi più noti, ha avuto il merito di far conoscere al grande pubblico scrittori ancora in relativa emergenza (nel senso di emergenti). E' il caso, per quanto mi riguarda, di Sandrone Dazieri il cui racconto L'ultima battuta è stato tra quelli (pochi) che mi hanno davvero divertito. A parte il titolo che mi ricorda un bellissimo film con Tom Hanks, il racconto di Dazieri si discosta dagli altri per il fatto di essere veramente noir pur variando la classica ambientazione poliziesca (anche quello di Faletti, ma con risultati inferiori).

Un classico giallo è invece il romanzo di Dazieri La cura del gorilla del 2001 che a giorni vedremo al cinema diretto da Carlo Arturo Sigon ed interpretato da Claudio Bisio. Nel cast ci sono anche il premio Oscar Ernest Borgnine e Stefania Rocca. Il film è prodotto dalla Colorado film (Dazieri è fondatore assieme a Gabriele Salvatores e Maurizio Totti della casa editrice Colorado Noir) e dalla Warner Bros.


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05 febbraio 2006

Deer Woman (MOH #7)

John Landis si è avvicinato spesso al cinema horror più per omaggiare e dissacrare il genere che per contribuire alla sua evoluzione. Certo Un lupo mannaro americano a Londra ancora oggi rappresenta una pietra miliare dell'horror per gli effetti speciali (allora non digitali) usati con maestria ed efficacia, ma anche in quel caso l’obiettivo di Landis – grande e celebrato autore di commedie – non era quello di far paura ma piuttosto quello di dissacrare con una componente grottesca che è rimasta memorabile. Allo stesso modo il videoclip Thriller di Michael Jackson, gli episodi di Ai confini della realtà e quel gioiello che è Amore all’ultimo morso, sono una variazione su tema che rappresenta un sottogenere speciale. Ma in questo Deer Woman la componente grottesca è davvero ridotta la minimo, per non dire insufficiente a rendere il minifilm degno di considerazione, in quanto privo di qualsiasi elemento orrorifico o di suspance.

Molto bella la sconosciuta protagonista Lisa Marie Caruk che non spiaccica una parola, “ma si vede che si fa capire bene quando vuole…”

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