di Ferdi Carcavallo
I film di Leonardo Pieraccioni sono tutti uguali?
La sua è una comicità banale e senza spessore?
Le trovate comiche sono prese pari pari dai repertori di illustri colleghi come Troisi, Benigni, Verdone?
Ebbene sì, ma è anche vero che oggi come oggi l'unico cinema brillante-leggero-divertente che viene prodotto in Italia è il suo.
Se facciamo il paragone con le produzioni di Boldi/De Sica, Aldo, Giovanni e Giacomo, Verdone e il bravo Salemme, dobbiamo riconoscere che le "cose" di Pieraccioni sono sicuramente più fresche, leggere e, soprattutto, oneste. E quello che ammiro di più di Pieraccioni è proprio l'onestà. In In undici anni di cinema (I laureati è del 1995) Pieraccioni non ha mai provato a fare un cinema diverso da quello che sa fare. Conosce benissimo i suoi limiti e i suoi punti di forza e li utilizza con estrema abilità e intelligenza in modo da non commettere passi falsi. E questo, a mio avviso, è un modo di fare rispettoso del pubblico. Non ci aspettiamo niente di nuovo da Pieraccioni, ma solo conferme e divertimento pulito. E di divertimento pulito in questo Ti amo in tutte le lingue del mondo ce n'è in abbondanza. La bella latina di turno è Marjo Berasategui, una bellezza non acerba stavolta dal momento che Leonardo Pieraccioni ha (appena) superato la soglia dei quaranta e non può continuare a ballare il flmenco in eterno con le teen ager. Nel film gli sono affianco gli affezionatissimi Papaleo (stavolta evitabile) e Ceccherini in un ruolo diverso dal solito (un frate cappuccino), mentre le guest star sono stavolta Francesco Guccini nel ruolo del preside del liceo dove il protagonista insegna ginnastica e un Giorgio Panariello sorprendente per i toni pacati che lasciano sempre la scena all'attore principale.
Verrebbe da dire "Pieraccioni continua così che non sbagli", ma sono convinto che qualcosa di più di un ottimo prodotto commerciale l'attore toscano possa fare. Forse gli servono soldi e coraggio.
Leonardo Pieraccioni, Marjo Berasategui, Giorgio Panariello, Francesco Guccini.
1 commenti:
Secondo me non è un fare rispettoso verso il pubblico, bensì la consapevolezza d'andare sul sicuro. Peccato perchè potrebbe osare di più
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